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Il
Regno del Fiat in mezzo
alle creature
INDICE
La Vergine Maria
nel Regno della Divina Volonta’
nel Regno della Divina Volonta’
Appello materno della Regina del Cielo
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Figlia carissima, sento l'irresistibile bisogno di scendere dal cielo, per farti le mie visite materne; se tu mi assicurerai il tuo amore figliale, la tua fedeltà, io rimarrò sempre con te nell'anima tua, per esserti maestra, modello, esempio e Madre tenerissima.
Io vengo per invitarti ad entrare nel Regno della tua Mamma, nel Regno cioè della Divina Volontà, e busso alla porta del tuo cuore perché tu mi apra. Sai? Con le mie stesse mani ti reco in dono questo libro: te l'offro con premura materna, perché tu a tua volta, leggendolo, impari a vivere di cielo e non più di terra.
Questo libro è d'oro, figlia mia; esso formerà la tua fortuna spirituale (e) la tua felicità anche terrena. In esso troverai la sorgente di tutti i beni: se sei debole acquisterai la forza; se sei tentata acquisterai la vittoria; se sei caduta nella colpa, incontrerai la mano pietosa e potente che ti rialzerà; se ti senti afflitta, troverai il conforto; se fredda, il mezzo sicuro per riscaldarti; se affamata, gusterai il cibo prelibato della Divina Volontà. Con esso non ti mancherà nulla; non sarai più sola, poiché la tua Mamma ti farà dolce compagnia e con ogni sua cura materna prenderà l'impegno di farti felice. Io, l'Imperatrice celeste, penserò a tutti i tuoi bisogni, purché tu acconsenta di vivere unita a me.
Se tu conoscessi le mie ansie, i miei sospiri ardenti, ed anche le lacrime che verso per i figli miei.! Se tu sapessi come io arda dal desiderio che tu ascolti le mie lezioni tutte di cielo ed impari a vivere di Volontà Divina.!
In questo libro tu vedrai meraviglie: troverai una mamma che ti ama talmente, da sacrificare il suo diletto Figlio per te, onde poterti far vivere di quella medesima Vita di cui ella stessa visse sulla terra.
Deh, non darmi questo dolore, non respingermi; accetta questo dono del cielo che ti reco; accogli la mia visita, le mie lezioni. Sappi che io percorrerò tutto il mondo, andrò da ciascun individuo, in tutte le famiglie, nelle comunità religiose, in ogni nazione, presso tutti i popoli, e se occorrerà girerò per secoli interi, sino a quando non avrò formato come Regina il mio popolo, (e) come madre i figli miei, i quali conoscano e facciano regnare ovunque la Divina Volontà.
Eccoti spiegato lo scopo di questo libro. Coloro che lo accoglieranno con amore saranno i primi fortunati figli che apparterranno al Regno del Fiat divino, ed io a caratteri d'oro scriverò i loro nomi nel mio materno cuore.
Vedi, figlia mia? Quello stesso amore infinito di Dio, che nella Redenzione volle servirsi di me per far scendere il Verbo Eterno sulla terra, mi chiama un'altra volta in campo e mi affida l'arduo compito, il sublime mandato di formare sulla terra i figli del Regno della sua Divina Volontà. Maternamente premurosa mi metto quindi all'opera, e ti preparo la via che ti dovrà condurre a questo felice Regno.
A tale scopo ti darò sublimi e celesti lezioni, ed infine t'insegnerò speciali e nuove preghiere, mediante le quali impegnerai il cielo, il sole, la creazione, la mia stessa Vita e quella del Figlio mio, (e) tutti gli atti dei santi, affinché a nome tuo essi impetrino il Regno adorabile del Voler Divino. Queste preghiere sono le più potenti, perché compromettono lo stesso operato divino. Per mezzo loro Dio si sentirà disarmato e vinto dalla creatura; forte di questo sussidio tu affretterai l'avvento del suo Regno felicissimo, e con me otterrai che la Divina Volontà si faccia come in cielo così in terra, secondo il desiderio del Maestro divino.
Coraggio, figlia mia; fammi contenta ed io ti benedirò.
Secondo il decreto della Sacra
Congregazione per la Dottrina della Fede (A.A.S., N.58-18, del 29 dicembre
1966), e approvata da S.S. Paolo VI il 14 ottobre 1966, non è proibito
divulgare senza l'Imprimatur, scritti riguardanti nuove apparizioni, rivelazioni,
visioni, profezie o miracoli.
Edizione fuori commercio
Il
Regno del Fiat in mezzo
alle creature
~
Libro di Cielo ~
Il
richiamo della creatura nell’ordine,
al
suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio
La Regina del Cielo
nel Regno della Divina Volontà
Luisa Piccarreta
“La Piccola Figlia della Divina Volontà”
J.M.J.
LA REGINA DEL CIELO
NEL REGNO DELLA DIVINA VOLONTÀ
Regina immacolata, celeste Madre
mia, vengo sulle tue ginocchia materne per abbandonarmi, come tua cara figlia
nelle tue braccia, per chiederti, coi sospiri più ardenti, in questo mese a te
consacrato, la grazia più grande, cioè di ammettermi a vivere nel Regno della Divina
Volontà. Mamma Santa, tu che sei la Regina di questo regno, ammettimi come
figlia tua a vivere in esso, affinché non sia più deserto, ma popolato dai
figli tuoi. Perciò sovrana Regina, a te mi affido, acciocché guidi i miei passi
nel regno del Volere Divino; stretta alla tua mano materna, tu guiderai tutto
l’essere mio perché io viva perennemente nella Divina Volontà. Tu mi farai da
mamma, ed io ti consegno la mia volontà, affinché me la scambi con la Divina
Volontà e così [io] possa essere sicura di non uscire dal regno suo. Perciò ti
prego di illuminarmi per farmi comprendere cosa significhi Volontà di Dio.
Ave Maria...
Fioretto del
mese: Mattina, mezzo giorno e
sera, cioè tre volte al giorno, andare sulle ginocchia della nostra Mamma
celeste e dirle: “Mamma mia, ti amo; tu amami, dà un sorso di Volontà di Dio
all’anima mia e dammi la tua benedizione, affinché possa fare tutte le mie
azioni sotto il tuo sguardo materno”.
L’anima alla sua
immacolata Regina
Eccomi o Mamma dolcissima,
prostrata innanzi a te. Oggi è il primo giorno del mese di maggio, sacro a te,
in cui tutti i tuoi figli vogliono offrirti i loro fiorellini per attestarti il
loro amore, e per impegnare il tuo amore ad amarli; io ti vedo scendere dalla
patria celeste, corteggiata da schiere angeliche, per ricevere le belle rose,
le umili viole ed i casti gigli dei figli tuoi, che ricambi con i tuoi sorrisi
d’amore, con le tue grazie e benedizioni. Stringendoti al seno materno i doni
dei figli tuoi, li porti al cielo per serbarli come caparra e corona nel
momento della loro morte. Mamma celeste, in mezzo a tanti, io che sono la più
piccola, la più bisognosa delle figlie tue, voglio venire fin nel tuo grembo
materno, per portarti non fiori e rose, ma un sole ogni giorno. Ma la Mamma
deve aiutare questa figlia, dandole le sue lezioni di cielo per insegnarle come
formare questi soli divini, affinché ella possa darle l’omaggio più bello e
l’amore più puro. Mamma cara, tu hai capito cosa vuole la figlia tua: vuole
imparare da te a vivere la Volontà Divina. Io, trasformando i miei atti e tutta
me stessa nella Divina Volontà, secondo i tuoi insegnamenti, ogni giorno
porterò nel tuo grembo materno tutti i miei atti cambiati in sole.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia benedetta, la tua
preghiera ha ferito il mio materno cuore, attirandomi dal cielo; sono già
vicina alla figlia mia, per darle le mie lezioni, tutte di cielo. Guardami
figlia cara: migliaia di angeli mi circondano e riverenti stanno tutti in
attesa di sentirmi parlare del Fiat
Divino, di cui posseggo, più di chiunque, la sorgente. Conosco i suoi mirabili
segreti, le sue gioie infinite, la sua felicità indescrivibile ed il suo valore
incalcolabile. Sentirmi chiamare dalla figlia mia, perché ella vuole le mie
lezioni sulla Divina Volontà, è per me la festa più grande e la gioia più pura.
Se tu ascolterai le mie lezioni io mi dirò fortunata d’essere la Mamma tua. Oh,
come desidero di avere una figlia che vuole vivere tutta di Volontà Divina!
Dimmi figlia, mi contenterai? Darai il tuo cuore, la tua volontà, tutta te
stessa nelle mie mani materne, affinché ti prepari, ti disponga, ti fortifichi,
ti svuoti di tutto, per poterti riempire tutta di luce di Divina Volontà e per
poter formare in te la vita divina? Poggia il capo sul cuore della tua Mamma
celeste e sii attenta ad ascoltarmi, affinché le mie sublimi lezioni ti
facciano decidere di non fare mai la tua volontà, ma sempre quella di Dio.
Figlia mia ascoltami, è il mio
cuore materno che ti ama tanto e che vuole versarsi sopra di te. Sappi che ti
ho scritta nel mio cuore, e ti amo da vera figlia, ma sento un dolore perché
non ti vedo simile alla tua Mamma. Sai cosa ci rende dissimili? La tua volontà,
che ti toglie la freschezza della grazia, la bellezza che innamora il tuo
Creatore, la fortezza che tutto vince e sopporta, l’amore che tutto consuma.
Insomma, la tua volontà non è quella che anima la tua Mamma celeste. Tu devi
sapere che conobbi la mia volontà umana solo per tenerla sacrificata in omaggio
al mio Creatore; la mia vita fu tutta piena di Volontà Divina. Dal primo istante
del mio concepimento fui plasmata, riscaldata e messa nella sua luce, la quale
purificò con la sua potenza il mio germe umano, in modo che fui concepita senza
macchia originale. Il mio concepimento fu senza macchia, e così glorioso da
formare l’onore della famiglia divina, solo perché il Fiat onnipotente si riversò sul mio germe, e pura e santa fui
concepita. Se il Volere Divino non si fosse riversato sopra il mio germe, come
e più di una tenera madre, per impedire gli effetti del peccato originale,
avrei avuto la triste sorte delle altre creature che sono state concepite con
il peccato originale. Perciò la causa primaria fu solo la Divina Volontà. Ad
Essa sia l’onore, la gloria, il ringraziamento per essere [io] stata concepita
senza macchia d’origine.
Ora figlia del mio cuore, ascolta
la Mamma tua: metti da parte la tua volontà umana, contentati di morire anziché
concederle un atto di vita. La tua Mamma celeste avrebbe preferito morire mille
e mille volte, anziché fare un solo atto di sua volontà. Non vuoi tu, dunque,
imitarmi? Se tu terrai la tua volontà sacrificata in onore del tuo Creatore, il
Volere Divino farà il primo passo nell’anima tua e ti sentirai plasmata da
un’aura celeste, purificata e riscaldata; ti sentirai annientare i germi delle
tue passioni e ti sentirai messa nei primi passi del regno della Divina
Volontà. Perciò, sii attenta. Se tu mi sarai fedele nell’ascoltarmi, io ti
guiderò, ti porterò con mano nelle vie interminabili del Fiat Divino, ti terrò difesa sotto il mio manto azzurro, e tu
sarai il mio onore, la mia gloria, la mia e la tua vittoria.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, fin dal mattino ed in tutte le
tue azioni, darai la tua volontà nelle mie mani, dicendomi: “Mamma mia, offri
tu stessa il sacrificio della mia volontà al mio Creatore”.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi la Divina Volontà nell’anima mia,
affinché ivi prenda il suo primo posto e formi il suo trono e la sua dimora.
L’anima
Eccomi di nuovo sulle tue
ginocchia materne, per ascoltare le tue lezioni. Mamma celeste, alla tua
potenza si affida questa tua povera figlia. Sono troppo povera, lo conosco, ma
so che tu mi ami da mamma e ciò mi basta per slanciarmi nelle tue braccia. Avendo
tu compassione di me, ed aprendo le orecchie del mio cuore, mi farai sentire la
tua voce dolcissima, per darmi le tue sublimi lezioni. Tu, Mamma Santa,
purificherai il mio cuore con il tocco delle tue dita materne, affinché il mio
cuore possa racchiudere la celeste rugiada dei tuoi celesti insegnamenti.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia ascoltami: se tu
sapessi quanto ti amo, ti fideresti di più della Mamma tua e non ti faresti
sfuggire neppure una sola mia parola. Tu devi sapere che non solo sei scritta
nel mio cuore, ma che dentro questo mio cuore vi è una fibra materna, che mi fa
amare, più di una madre, la figlia mia. Voglio farti sentire il grande prodigio
che operò il Fiat supremo in me,
affinché tu, imitandomi, potrai darmi il grande onore di essere mia figlia
regina. Come sospira il mio cuore, affogato d’amore, perché io desidero avere
intorno a me la schiera nobile delle piccole regine. Dunque ascoltami, figlia
mia diletta. Non appena il Volere Divino si riversò sul mio germe umano per impedire
i tristi effetti della colpa, la Divinità sorrise, si mise in festa nel vedere
nel mio germe: quel germe umano, l’umanità pura e santa, come uscì dalle loro
mani creatrici nella creazione dell’uomo. E il Fiat Divino fece il secondo passo in me con il portare questo mio
germe umano, da Esso purificato e santificato, innanzi alla Divinità, affinché
la Divinità si riversasse a torrenti sopra la mia piccolezza in atto d’essere
concepita. La Divinità, scorgendo in me bella e pura la sua opera creatrice,
sorrise di compiacimento, e volendomi festeggiare, il Padre celeste versò su di
me mari di potenza, il Figlio mari di sapienza, lo Spirito Santo mari d’amore.
Sicché io restai concepita nella luce interminabile della Divina Volontà, ed in
mezzo a questi mari divini, che la mia piccolezza non poteva contenere, si formavano
onde altissime che ritornavano come omaggi di amore e gloria al Padre, al
Figlio ed allo Spirito Santo.
La Trinità era tutt’occhio su di
me, e per non farsi vincere da me in amore, sorridendomi e vezzeggiandomi, mi
mandava altri mari, i quali mi abbellivano tanto che, appena fu formata la mia
piccola umanità, acquistai la virtù rapitrice di rapire il mio Creatore, e lui
si faceva veramente rapire.
Tra me e Dio fu sempre festa;
nulla ci negammo a vicenda: io non gli negai mai nulla e lui neppure a me. Ma
sai tu chi mi animava con questa forza rapitrice? La Divina Volontà. Ella, come
vita, regnava in me, perciò la forza dell’Ente Supremo era la mia, ed avevamo
eguale forza per rapirci a vicenda.
Figlia mia, ascolta la Mamma tua:
sappi che io ti amo assai e vorrei vedere l’anima tua riempita dei miei stessi
mari. Questi miei mari sono gonfi e vogliono versarsi, ma perché ciò avvenga,
devi svuotarti del tuo volere, affinché il Volere Divino possa fare il secondo
passo sopra di te. Egli, costituendosi come principio di vita nell’anima tua,
chiama l’attenzione del Padre celeste, del Figlio e dello Spirito Santo, a
riversarsi su di te con i loro mari rigurgitanti. Ma per fare ciò, vogliono
trovare in te la stessa loro Volontà, perché non vogliono affidare alla tua
volontà umana i loro mari di potenza, di sapienza, d’amore e di bellezza
indicibile. Figlia a me carissima, ascolta la Mamma tua, metti la mano sul tuo
cuore, dimmi i tuoi segreti: quante volte sei stata infelice, torturata,
amareggiata, perché hai fatto la tua volontà? Sappi, tu hai messo fuori la
Volontà Divina e sei caduta nel labirinto dei mali. Essa voleva renderti pura e
santa, felice e bella d’una beltà incantevole, e tu col fare la tua volontà
l’hai guerreggiata e con dolore l’hai messa fuori dalla sua cara abitazione,
che è l’anima tua. Senti figlia del mio cuore, questo è un dolore per la Mamma
tua che non vede in te il sole del Fiat
Divino, ma le dense tenebre della notte della tua volontà umana. Ma su, coraggio:
se tu mi prometti di dare la tua volontà nelle mie mani, io, la tua Mamma
celeste, ti prenderò nelle mie braccia, ti metterò sulle mie ginocchia e
riordinerò in te la vita della Divina Volontà. Anche tu, dopo tante mie lacrime,
formerai il mio sorriso, la mia festa ed il sorriso e la festa della Trinità
Sacrosanta.
L’anima
Mamma celeste, se tanto mi ami ti
prego di non permettere che io scenda dalle tue ginocchia materne. Appena vedi
che sto per fare la mia volontà, vigila la povera anima mia e, chiudendomi nel
tuo cuore, con la forza del tuo amore brucia il mio volere, cosicché cambierò
le tue lacrime in sorrisi di compiacimento.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, per ben tre volte verrai sulle
mie ginocchia, facendo la consegna del tuo volere, dicendomi: “Mamma mia,
questa mia volontà voglio che sia tua, affinché me la scambi con la Volontà Divina”.
Giaculatoria: Sovrana Regina, con il tuo impero divino, atterra la
mia volontà, affinché spunti in me il germe della Divina Volontà.
L’anima alla Vergine
Sovrana Mamma, questa tua piccola
figlia, rapita dalle tue celesti lezioni, sente l’estremo bisogno di venire
ogni giorno sulle tue ginocchia materne per ascoltarti e deporre nel suo cuore
i tuoi materni insegnamenti. Il tuo amore, il tuo dolce accento, lo stringermi
al tuo cuore fra le tue braccia, mi infondono coraggio e fiducia che la Mamma
mia mi darà la grande grazia di farmi comprendere il gran male della mia
volontà, per farmi vivere della Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia, ascoltami. È un cuore
di madre che ti parla; poiché vedo che mi vuoi ascoltare, il mio cuore gioisce
e sente la speranza certa che la figlia mia prenderà possesso del regno della
Divina Volontà, che io posseggo nel mio materno cuore, per darlo ai figli miei.
Perciò sii attenta ad ascoltarmi; scrivi tutte le mie parole nel tuo cuore,
affinché vi rimangano sempre, e modella la tua vita secondo i miei
insegnamenti. Senti figlia mia, non appena sorrise la Divinità e festeggiò il
mio concepimento, il Fiat supremo
fece il terzo passo sulla mia piccola umanità piccina piccina, e mi dotò di
ragione divina; mosse tutta la creazione a festa e mi fece riconoscere da tutte
le cose create per loro regina; riconobbero in me la vita del Volere Divino, e
tutto l’universo si prostrò ai miei piedi, sebbene fossi piccina e non ancora
nata. Ed inneggiandomi, il sole mi festeggiò e sorrise con la sua luce. Il
cielo mi festeggiò con le sue stelle, sorridendomi con il loro mite e dolce
scintillio, ed offrendosi come fulgida corona sul mio capo. Il mare con le sue
onde, alzandosi ed abbassandosi, pacificamente mi festeggiò. Insomma non ci fu
cosa creata che non si unì al sorriso ed alla festa della Trinità Sacrosanta.
Tutti accettarono il mio dominio, il mio impero, il mio comando, e si sentirono
onorati dopo tanti secoli, da quando Adamo perdette il comando ed il dominio di
re, sottraendosi alla Divina Volontà, di trovare in me la loro Regina, e la
creazione tutta mi proclamò Regina del cielo e della terra.
Mia cara figlia, tu devi sapere
che la Divina Volontà, quando regna nell’anima, non sa fare cose piccole, ma
grandi. Vuole accentrare nella fortunata creatura tutte le Sue prerogative
divine; e tutto ciò che è uscito dal suo Fiat
onnipotente circonda l’anima e resta ubbidiente ai suoi cenni. Che cosa non mi
diede il Fiat Divino? Mi diede tutto:
cielo e terra erano in mio potere, mi sentivo dominatrice di tutto, persino
dello stesso mio Creatore. Ora figlia mia, ascolta la Mamma tua: oh, come mi
duole il cuore nel vederti debole, povera e senza il vero dominio di dominare
te stessa! Timori, dubbi, apprensioni, ti dominano, tutti miseri cenci della
tua volontà umana. Sai il perché? Perché non c’è in te la vita integra del
Volere Divino che, mettendo in fuga tutti i mali dell’umano volere, ti
renderebbe felice e ti riempirebbe di tutti i beni che lui possiede. Ah! Se tu,
con un proposito fermo, decidi di non dare più vita alla tua volontà, sentirai
morire tutti i mali e rivivere in te tutti i beni. Allora tutto ti sorriderà ed
il Volere Divino farà anche in te il terzo passo, e tutta la creazione
festeggerà la nuova arrivata nel regno della Divina Volontà. Dunque figlia mia,
dimmi: mi ascolterai? Mi dai la parola che non farai mai, mai più, la tua
volontà? Sappi che se ciò avverrà, io non ti lascerò mai. Mi metterò a guardia
dell’anima tua e ti avvolgerò nella mia luce, affinché tu possa comandare su
tutti i mali della tua volontà.
L’anima
Mamma celeste, le tue lezioni mi
scendono nel cuore e me lo riempiono di balsamo celeste. Ti ringrazio, che
tanto ti abbassi verso di me, poverella. Ma senti, o Mamma mia, ho timore di me
stessa; ma se tu vuoi, tutto puoi, ed io con te tutto posso. Mi abbandono come
una piccola bimba nelle braccia della Mamma mia. Sono certa che appagherò le
sue brame materne.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, guarderai il cielo, il sole, la
terra; ed unendoti con tutti, per ben tre volte, reciterai tre Gloria per ringraziare Dio d’avermi costituita
Regina di tutti.
Giaculatoria: Regina potente, domina la mia volontà per
convertirla in Volontà Divina!
L’anima alla Vergine
Eccomi di nuovo sulle materne
ginocchia della mia cara Mamma celeste. Il cuore mi batte forte forte; smanio
d’amore per il desiderio di sentire le tue belle lezioni. Perciò dammi la mano
e prendimi fra le tue braccia. Nelle tue braccia passo momenti di paradiso, mi
sento felice. Oh, come sospiro di sentire la tua voce! Una nuova vita mi
scende nel cuore. Parlami, ed io prometto di mettere in pratica i tuoi santi
insegnamenti.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia, se tu sapessi quanto
amo tenerti stretta fra le mie braccia, poggiata sul mio cuore materno, per
farti ascoltare i celesti arcani del Fiat
Divino! Se tu tanto sospiri per ascoltarmi, sono i miei sospiri che fanno ciò
nel tuo cuore; è la tua Mamma che vuole la figlia sua, che vuole affidarti i
suoi segreti e narrarti la storia di ciò che operò in lei la Divina Volontà.
Figlia del mio cuore, prestami attenzione. Il mio cuore di madre, che vuole
sfogarsi con la figlia sua, vuole dirti i miei segreti che finora non sono
stati rivelati a nessuno, perché non era suonata ancora l’ora di Dio. Dio,
volendo elargire alle creature grazie sorprendenti che, in tutta la storia del
mondo, non ha concesso, vuole fare conoscere i prodigi del Fiat Divino, e ciò che il Fiat Divino può operare nella creatura,
se questa si lascia dominare. Perciò Dio vuole mettere me in vista di tutti,
come modello, in quanto ebbi il grande onore di formare la mia vita tutta di
Volontà Divina. Ora sappi figlia mia, che appena concepita, misi in festa la
Divinità. Cielo e terra mi festeggiarono e mi riconobbero per loro Regina. Io
ero talmente immedesimata nel mio Creatore, che mi sentivo nei domini divini
come padrona. Io non conobbi che cosa fosse la separazione dal mio Creatore; lo
stesso Volere Divino che regnava in me, regnava in loro e ci rendeva
inseparabili. Mentre tutto era sorriso e festa tra me e loro, io vedevo che non
si sarebbero potuti fidare di me, se non avessero avuto una prova. Figlia mia,
la prova è la bandiera che dice vittoria. La prova mette al sicuro tutti i beni
che Dio ci vuol dare. La prova matura e dispone l’anima per acquisti di grandi
conquiste. Anch’io vedevo la necessità di questa prova, perché volevo attestare
al mio Creatore, in contraccambio dei tanti mari di grazie che mi aveva dato,
un atto di mia fedeltà, che mi costasse il sacrificio di tutta la mia vita.
Quanto è bello potere dire: “Mi hai amato e ti ho amato”. Senza la prova non lo
si può mai dire.
Or dunque sappi, figlia mia, che
il Fiat Divino mi fece conoscere la
creazione dell’uomo, innocente e santo. Anche per lui tutto era felicità;
aveva il comando su tutta la creazione e tutti gli elementi erano ubbidienti ai
suoi cenni. In Adamo regnava il Volere Divino, ed in virtù di Esso, lui era inseparabile
dal suo Creatore. Tra i tanti beni che Iddio gli aveva dato, per avere un atto
di fedeltà da parte di Adamo, gli comandò di non toccare un solo frutto tra i
tanti che c’erano in quell’Eden terrestre. Era la prova che Dio voleva, per
confermare la sua innocenza, la sua santità, la sua felicità, e per dargli il
diritto del comando su tutta la creazione. Ma Adamo non fu fedele alla prova, e
non essendo stato fedele, Iddio non poté fidarsi di lui; perciò Adamo perdette
il comando, l’innocenza, la felicità e, si può dire, capovolse l’opera della
creazione. Sappi figlia del mio cuore, nel conoscere i gravi mali della volontà
umana in Adamo ed in tutta la sua progenie, io, la tua celeste Madre, sebbene appena
concepita, piansi amaramente ed a calde lacrime sull’uomo caduto; ed il Volere
Divino, nel vedermi piangere, mi domandò per prova che gli cedessi la mia volontà
umana. Il Fiat Divino mi disse: “Non ti
chiedo di non toccare un frutto come ad Adamo. No! Ti chiedo la tua volontà. Tu
la terrai come se non l’avessi, sotto l’impero del mio Volere Divino, che ti
sarà vita, e si sentirà sicuro di fare ciò che vorrà di te. Così il Fiat supremo fece il quarto passo
nell’anima mia, domandandomi per prova la mia volontà, aspettando da me il mio Fiat e l’accettazione d’una tale prova.
Domani t’aspetterò di nuovo sulle
mie ginocchia per farti sentire l’esito della prova; e siccome voglio che tu
imiti la Mamma tua, ti prego, da madre, di non rifiutare mai alcunché al tuo
Dio, ancorché fosse un sacrificio che durasse tutta la vita. Il non perderti
mai nella prova che Iddio vuole da te, la tua fedeltà, è il richiamo dei disegni
divini su di te ed il riflesso delle sue virtù; sono tanti pennelli che fanno
dell’anima il capolavoro dell’Ente Supremo. Si può dire che la prova fornisce
la materia nelle mani divine per permettere loro di compiere il lavoro nella
creatura. Chi non è fedele alla prova, Dio non sa cosa farne; non solo, costui
scompiglia le opere più belle del suo Creatore. Perciò mia cara figlia, sii
attenta. Se tu sarai fedele nella prova, renderai più felice la Mamma tua. Non
mi far stare in pensiero. Dammi la tua parola ed io ti guiderò, ti sosterrò in
tutto, come figlia mia.
L’anima
Mamma Santa, conosco la mia
debolezza. La tua bontà materna mi infonde tale fiducia, che tutto spero da te,
e con te mi sento sicura. Metto nelle tue mani materne le prove con le quali
Dio disporrà di me, affinché tu mi dia tutte quelle grazie che possano evitarmi
di vanificare i disegni divini.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte sulle mie
ginocchia materne e mi porterai tutte le tue pene d’animo e di corpo; porterai
tutto alla Mamma tua ed io benedirò le tue pene per infondere in esse la forza,
la luce e la grazia necessarie.
Giaculatoria: Mamma celeste, prendimi fra le tue braccia e scrivi
nel mio cuore, Fiat, Fiat, Fiat.
L’anima alla Vergine
Sovrana celeste, vedo che mi
tendi le braccia per prendermi sulle tue ginocchia materne, ed io corro, anzi
volo per godermi i casti amplessi, i celesti sorrisi della mia Mamma celeste.
Mamma Santa, il tuo aspetto oggi è di trionfatrice, e con aria di trionfo vuoi
narrarmi il trionfo della tua prova. Ah! Sì, ben volentieri ti ascolterò, e ti
prego di darmi grazia, affinché io sappia trionfare nelle prove che il Signore
disporrà per me.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia a me carissima, oh, come
sospiro di confidare i miei segreti alla figlia mia, segreti che mi daranno
tanta gloria e che glorificheranno quel Fiat
Divino che fu causa primaria del mio immacolato concepimento, della mia
santità, sovranità e maternità! Tutto al Fiat
Divino io debbo; io non conosco altro. Tutte le mie sublimi prerogative, che la
Santa Chiesa tanto onora, non sono altro che gli effetti di quella Divina
Volontà che mi dominava, regnava e viveva in me. Perciò sospiro tanto che si
conosca chi era colei che produceva in me tanti privilegi ed effetti mirabili,
da far stupire cielo e terra. Ora ascoltami, figlia cara. L’Ente Supremo mi
domandò il mio volere umano, ed io compresi il male grave che può fare la
volontà umana nella creatura e come essa metta tutto in pericolo, anche le
opere più belle del suo Creatore.
La creatura con il suo volere
umano è oscillante, debole, incostante, disordinata. Dio, nel crearla, l’aveva
creata unita, per natura, con la sua Volontà Divina, che doveva essere la
forza, il moto primo, il sostegno, il cibo e la vita dell’umana volontà. Non
dando vita alla Volontà Divina nella nostra, respingiamo i beni ricevuti da
Dio nella creazione ed i diritti ricevuti in natura, nell’atto in cui fummo
creati. Oh, allorché compresi bene l’offesa grave che si fa a Dio ed i mali che
piovono sulla creatura, ebbi orrore e paura di fare la mia volontà! Giustamente
temetti, poiché Adamo, pur essendo stato creato da Dio, innocente, avendo
fatto la sua volontà, fece cadere lui e tutte le generazioni in tanti mali. Io,
presa da terrore, ed ancor più dall’amore verso il mio Creatore, giurai di non
fare mai la mia volontà. Per essere più sicura ed attestare maggiormente il mio
sacrificio a colui che tanti mari mi aveva dato, di grazie e privilegi, presi
questa mia volontà umana e la legai ai piedi del trono divino, in omaggio
continuo d’amore e di sacrificio, giurando che non mi sarei servita mai,
neanche per un istante solo della mia vita, della mia volontà, ma sempre di
quella di Dio. Figlia mia, forse a te non parrà grande il mio sacrificio di
vivere senza la mia volontà; [invece] io ti dico che non c’è sacrificio simile
al mio. Anzi, si possono chiamare ombre tutti gli altri sacrifici di tutta la
storia del mondo, paragonati al mio. Sacrificarsi un giorno, ora sì ed ora no,
è facile; [ma] sacrificarsi in ogni istante, in ogni atto, nel bene che si
vuole fare, per tutta la vita, senza dare mai vita alla volontà propria, è il sacrificio
dei sacrifici. Questo è l’attestato più grande e l’amore più puro, trafilato
dalla stessa Volontà Divina, che può offrirsi al nostro Creatore. È tanto
grande questo sacrificio, che Dio non può chiedere di più alla creatura, né
essa può trovare di più, per potersi sacrificare al suo Creatore.
Figlia mia carissima, allorché
feci dono della mia volontà al mio Creatore, io mi sentii trionfante nella
prova voluta da me, e Dio si sentì trionfante nella mia volontà umana. Dio
aspettava la mia prova, cioè un’anima che vivesse senza volontà, per
aggiustare le partite del genere umano, per atteggiarsi a clemenza e misericordia.
Perciò ti attendo di nuovo per narrarti la storia di ciò che fece la Divina
Volontà dopo il trionfo della prova. Ed ora una parolina a te figlia mia. Se tu
sapessi come sospiro di vederti vivere senza la tua volontà! Tu sai che ti sono
Madre e la Mamma vuole vedere felice la figlia sua. Ma come puoi essere felice
se non decidi di vivere senza volontà come visse la Mamma tua? Se ciò farai,
tutto ti darò. Mi metterò a tua disposizione, sarò tutta della figlia mia, ed
avrò il bene, il contento, la felicità di avere una figlia che viva tutta di
Volontà Divina.
L’anima
Sovrana trionfatrice, nelle tue
mani di Madre metto la mia volontà, affinché tu stessa, come Mamma, me la
purifichi e l’abbellisca, ed insieme con la tua la leghi ai piedi del trono
divino, affinché io possa vivere non con la volontà mia, ma sempre, sempre con
quella di Dio.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, in ogni atto che farai
consegnerai nelle mie mani materne la tua volontà, e mi pregherai di fare
vivere, al posto della tua, la Divina Volontà.
Giaculatoria: Regina trionfatrice, rubami la mia volontà e cedimi
la Volontà Divina.
L’anima alla Vergine
Mamma Regina, vedo che mi aspetti
di nuovo, e stendendomi la mano, mi prendi sulle tue ginocchia, mi stringi al
tuo cuore, per farmi sentire la vita di quel Fiat Divino che tu possiedi. Oh, quanto è refrigerante il suo calore
e penetrante la sua luce! Deh! Mamma Santa, se tanto mi ami, tuffa il piccolo
atomo dell’anima mia nel sole della Divina Volontà che tu nascondi, affinché anch’io
possa dire: “La mia volontà è finita, non avrà più vita, ma la mia vita sarà la
Divina Volontà”.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, fidati della
Mamma tua e presta attenzione alle mie lezioni. Esse ti serviranno per farti
aborrire la tua volontà e per farti sospirare in te quel Fiat Divino, che tanto ama formare la sua vita in te. Figlia mia,
tu devi sapere che la Divinità fu assicurata da me dopo la prova che volle.
Tutti credono che io non ebbi alcuna prova e che sia bastato il gran portento
che Dio fece di me, di essere concepita senza macchia originale. Oh, come
s’ingannano! Dio chiese a me una prova che non ha chiesto a nessuno. Questo lo
fece con giustizia e con somma sapienza, perché dovendo scendere in me il Verbo
eterno, non solo era decoroso che non trovasse in me la macchia d’origine, ma
neppure era decoroso che trovasse in me una volontà umana operante. Sarebbe
stato troppo disdicevole per Dio scendere in una creatura in cui regnasse
l’umana volontà. Ecco, perché volle da me per prova e per tutta la vita la mia
volontà, per assicurare nell’anima mia il regno della Divina Volontà.
Assicurato questo in me, Dio poteva fare ciò che voleva di me; tutto poteva
darmi, e posso dire che nulla poteva negarmi.
Ritorniamo al punto dove siamo
rimasti. Mi riserverò, nel corso delle mie lezioni, di narrarti ciò che fece
questa Divina Volontà in me. Ora senti, figlia mia. Dopo il trionfo nella
prova, il Fiat Divino fece il sesto
passo nell’anima mia, col farmi prendere il possesso di tutte le proprietà
divine, per quanto sia ad una creatura possibile ed immaginabile. Tutto era
mio, cielo e terra, e lo stesso Dio, di cui possedevo la stessa Volontà.
Io mi sentivo posseditrice della
santità divina, dell’amore, della bellezza, della potenza, della sapienza e
della bontà divina. Mi sentivo regina di tutto. Non mi sentivo estranea nella
casa del mio Padre celeste; sentivo al vivo la sua paternità e la suprema
felicità d’essere la sua figlia fedele. Posso dire che crebbi sulle ginocchia paterne
di Dio, né conobbi altro amore, né altra scienza se non quella che mi
somministrava il mio Creatore. Chi può dirti ciò che fece questa Divina Volontà
in me? Mi elevò tanto in alto, mi abbellì tanto, che gli stessi angeli
restarono muti e non sapevano come cominciare a parlare di me. Figlia mia
carissima, tu devi sapere che quando il Fiat
Divino mi fece prendere possesso di tutto, mi sentii posseditrice di tutto e di
tutti. La Divina Volontà, con la sua potenza, immensità ed onniveggenza, racchiudeva
nell’anima mia tutte le creature, ed io sentivo un posticino nel mio cuore
materno per ciascuna di esse. Da quando fui concepita io ti portai nel mio
cuore. Oh, quanto ti amai e ti amo! T’amai tanto che ti feci da Madre presso
Dio. Le preghiere, i miei sospiri erano per te; e nel delirio di Madre, dicevo:
“Oh, come vorrei vedere la figlia mia posseditrice di tutto, come lo sono io!”.
Perciò, ascolta la Mamma tua: non volere riconoscere più la tua volontà umana.
Se ciò farai, tutto sarà in comune fra me e te. Avrai una forza divina in tuo
potere; tutte le cose si convertiranno in santità, amore e bellezza divina. E
io, nella foga del mio amore, come mi decantò l’Altissimo: “Tutta bella, tutta
santa, tutta pura sei tu, o Maria”, dirò: “Bella, pura e santa è la figlia mia,
perché possiede la Volontà Divina”.
L’anima
Regina del Cielo, anch’io ti
saluto: “Tutta bella, pura e santa è la mia Mamma celeste”. Deh! Ti prego, se
hai un posto per me nel tuo materno cuore, chiudimi in esso, e così sarò sicura
che non farò più la mia volontà, ma sempre quella di Dio. Mamma e figlia,
saremo felici tutte e due.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai tre volte tre Gloria Patri in ringraziamento alla
Santissima Trinità, per il regno che ha stabilito in me, della Divina Volontà,
che mi ha dato il possesso di tutto. Facendo tue le parole dell’Ente Supremo,
in ogni Gloria mi dirai: “Tutta bella,
pura e santa è la Mamma mia”.
Giaculatoria: Regina del Cielo, fammi possedere dalla Volontà
Divina.
L’anima alla divina
segretaria
Regina Mamma, eccomi ai tuoi
piedi prostrata; sento che, come figlia tua, non so stare senza la mia Mamma
celeste. Sebbene oggi vieni a me con la gloria dello scettro del comando e con
la corona di Regina, sei sempre la Mamma mia; ed io, tremante, mi getto nelle
tue braccia, affinché mi sani le ferite che la mia cattiva volontà ha fatto
alla povera anima mia. Senti, mia Mamma Sovrana, se tu non fai un prodigio, se
non prendi il tuo scettro del comando, per guidarmi e tenere il tuo impero su
tutti gli atti miei, per fare sì che il mio volere non abbia vita, non avrò la
bella sorte di venire nel regno della Divina Volontà.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia cara, vieni nelle
braccia della Mamma tua. Prestando attenzione nell’ascoltarmi, sentirai gli
inauditi prodigi che il Fiat Divino
fece alla tua Mamma celeste, soprattutto perché questi sei giorni
simboleggiarono i sei giorni della creazione. La Divinità, pronunciando un Fiat ogni giorno, fece come un passo,
passando ora dalla creazione di una cosa e ora ad un’altra. Il sesto giorno
fece l’ultimo passo, dicendo: “Fiat!
Facciamo l’uomo alla nostra immagine e somiglianza”. Il settimo giorno riposò
nelle sue opere, volendo come godersi tutto ciò che con tanta magnificenza
aveva creato. E Iddio, nel suo riposo, guardando le opere sue, disse: “Quanto sono belle le mie opere! Tutto
è ordine e armonia!”. E guardando l’uomo, nell’enfasi del suo amore, aggiunse:
“Ma tu sei il più bello; tu sei la corona di tutte le nostre opere”. Ora, la
mia creazione superò tutti i prodigi della creazione; e quindi, con il suo Fiat, la Divinità volle fare sei passi
in me e iniziare la sua vita piena. Allorché presi possesso del regno della
Divina Volontà, finirono i suoi passi in me ed incominciò la sua vita piena,
intera e perfetta nell’anima mia.
Oh, in quali altezze divine fui
messa dall’Altissimo! I cieli non potevano né raggiungermi né contenermi, la
luce del sole era piccola innanzi alla mia luce; nessuna cosa creata poteva
raggiungermi. Io valicavo i mari divini come se fossero miei. Il mio Padre
celeste, il Figlio e lo Spirito Santo, mi sospiravano nelle loro braccia, per
godere la piccola figlia loro. Quanto contento provavano nel sentire [che],
come amavo, pregavo ed adoravo la loro altezza suprema, il mio amore, la mia
preghiera e la mia adorazione uscivano da dentro l’anima mia, dal centro della
Divina Volontà. E la Trinità sentiva uscire da me onde d’amore divino, casti
profumi e gioie insolite che partivano da dentro il cielo che il loro stesso
Volere Divino aveva formato nella mia piccolezza, tanto che non finivano di
ripetere: “Tutta bella, tutta pura, tutta santa, è la piccola figlia nostra!
Le sue parole sono catene che ci avvincono, i suoi sguardi sono dardi che ci
feriscono, i suoi palpiti sono frecce che, colpendoci, ci fanno andare in
delirio d’amore”. Sentivano uscire da me la potenza e la fortezza della loro
Divina Volontà che ci rendeva inseparabili, e perciò mi chiamavano ‘la figlia
invincibile, che porterà vittoria anche sul nostro Essere Divino’.
Ora ascoltami figlia mia. La
Divinità, presa da eccesso d’amore verso di me, mi disse: “Figlia nostra
diletta, il nostro amore non regge e si sente soffocato se non ti affidiamo i
nostri segreti. Perciò ti eleggiamo nostra fedele segretaria. A te vogliamo
affidare i nostri dolori ed i nostri decreti. A qualunque costo vogliamo
salvare l’uomo. Guarda come va a precipizio: la sua volontà ribelle lo trascina
continuamente al male; senza la vita, la forza ed il sostegno del nostro Volere
Divino, l’uomo ha deviato dalla via del suo Creatore e cammina strisciando per
terra, debole, malato e pieno di tutti i vizi.
Non ci sono vie di mezzo per
salvare l’uomo, né altre vie d’uscita, [se non] che scenda il Verbo eterno,
prenda le sue spoglie, le sue miserie, i suoi peccati sopra di sé, si
affratelli con lui, lo vinca per via d’amore e di pene inaudite, per dargli
tanta fiducia da poterlo portare di nuovo nelle nostre braccia paterne. Oh, come
ci duole la sorte dell’uomo! Il nostro dolore è grande, né potevamo affidarlo
ad alcuno, poiché non avendo una Volontà Divina che li domina, gli uomini non
potevano mai comprendere né il nostro dolore, né i gravi mali dell’uomo caduto
nel peccato. A te, che possiedi il nostro Fiat,
è dato comprendere ciò; e quindi, come a segretaria nostra, vogliamo svelarti i
nostri segreti e mettere nelle tue mani lo scettro del comando, affinché tu
domini ed imperi su tutto, ed il tuo dominio vinca Dio e l’uomo per portarceli[1]
come figli, rigenerati nel tuo materno cuore”. Chi può dirti, figlia cara, cosa
sentì il mio cuore dopo questo parlare divino? S’aprì in me una vena d’intenso
dolore e mi proposi, anche a costo della mia vita, di vincere Dio e la
creatura, per unirli insieme.
Ora figlia mia, ascolta la Mamma
tua. Ti ho visto sorpresa nel sentirmi narrare la storia del possesso del regno
della Divina Volontà. Sappi che anche a te è data questa sorte, se decidi di
non fare mai la tua volontà. Allora il Volere Divino formerà il suo cielo
nell’anima tua, sentirai l’inseparabilità divina; ti sarà dato lo scettro del
comando su te stessa, sulle tue passioni, e non sarai più schiava di te stessa.
Solo la volontà umana mette in schiavitù la povera creatura, le tarpa le ali
dell’amore verso colui che l’ha creata, le toglie la forza, il sostegno e la
fiducia di slanciarsi nelle braccia del suo Padre celeste. In questo modo, la
creatura non può conoscere né i segreti del Padre, né l’amore grande con cui il
Padre l’ama, e perciò la creatura vive come estranea nella casa del suo Padre
divino.
Che lontananza getta tra Creatore
e creatura l’umano volere! Perciò ascoltami, fammi contenta: dimmi che non
darai più vita alla tua volontà, ed io ti riempirò tutta di Volontà Divina.
L’anima
Mamma Santa, aiutami. Non vedi
quanto sono debole? Le tue belle lezioni mi commuovono fino alle lacrime, e
piango la mia grande sventura di essere tante volte caduta nel labirinto di
fare la mia volontà, essendomi, così, discostata da quella del mio Creatore.
Deh, fammi da mamma, non lasciarmi a me stessa! Con la tua potenza, unisci il
Volere Divino al mio, chiudimi nel tuo cuore materno, dove sarò sicura di non
fare mai la mia volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, starai sotto il mio manto per
imparare a vivere sotto i miei sguardi, e recitando tre Ave Maria, mi pregherai affinché io faccia conoscere a tutti la Divina
Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa, chiudimi nel tuo cuore, affinché impari
da te a vivere di Volontà Divina.
L’anima alla divina
mandataria
Eccomi a te, Mamma celeste. Sento
che non so stare senza la mia cara Mamma. Il mio povero cuore è irrequieto, e
lo sento in pace quando sto nel tuo grembo, come piccola piccina stretta al tuo
cuore per ascoltare le tue lezioni. Il tuo dolce accento addolcisce tutte le
mie amarezze, dolcemente lega la mia volontà, e mettendola come sgabello sotto
la Divina Volontà, mi fa sentire il dolce impero, la vita e la felicità della
Divina Volontà.
Lezione della celeste
mandataria
Figlia mia carissima, sappi che
ti amo assai; fidati della Mamma tua e sii sicura che riporterai vittoria sulla
tua volontà. Se tu mi sarai fedele, io prenderò tutto l’impegno su di te, ti
farò da vera mamma. Perciò ascolta ciò che feci per te presso l’Altissimo. Io
non facevo altro che portarmi sulle ginocchia del mio Padre celeste. Io ero
piccina, non nata ancora. Il Volere Divino, di cui io possedevo la vita,
rendeva possibili le mie visite al mio Creatore; per me le porte e le vie erano
tutte aperte, né io avevo paura o timore. Solo la volontà umana mette paura,
timore, sfiducia, ed allontana la povera creatura da colui che tanto l’ama e
che vuole essere circondato dai suoi figli. Se la creatura ha paura, teme e non
sa stare, come figlia al padre, con il suo Creatore, è segno che la Divina
Volontà non regna in lei; perciò, è la torturata, la martire della volontà
umana. Non fare mai la tua volontà per non volerti torturare e martirizzare;
ciò è il più orribile dei martìri, poiché è senza sostegno e senza forza.
Ascoltami: io mi portavo nelle
braccia della Divinità; mi aspettavano e facevano festa nel vedermi. Mi amavano
tanto, che al mio apparire versavano altri mari d’amore e di santità nell’anima
mia; non ricordo mai di essere partita da loro, senza avere ricevuto altri doni
sorprendenti. Mentre stavo nelle loro braccia, io pregavo per l’umano genere, e
molte volte con lacrime e sospiri piangevo per te, figlia mia, e per tutti.
Piangevo per la tua volontà ribelle, per la tua triste sorte di essere schiava
di essa, che ti rendeva infelice. Vedere infelice la figlia mia, mi faceva
versare lacrime amare fino a bagnare le mani del mio celeste Padre.
E la Divinità, intenerita dal mio
pianto, mi diceva: “Figlia nostra diletta, il tuo amore ci lega, le tue lacrime
smorzano il fuoco della divina giustizia, le tue preghiere ci tirano tanto
verso le creature, che non ti sappiamo resistere. Perciò diamo a te il mandato
di mettere in salvo le sorti del genere umano. Tu sarai la nostra mandataria in
mezzo a loro; a te affidiamo le loro anime. Tu difenderai i nostri diritti,
lesi per le loro colpe; starai in mezzo, tra loro e Noi, per aggiustare le
partite d’ambo le parti. Sentiamo in te la forza invincibile della nostra Volontà
Divina, che per mezzo tuo prega, piange. Chi ti può resistere? Le tue preghiere
sono comandi, le tue lacrime imperano sul nostro Essere Divino. Perciò avanti
nella tua impresa!”.
Figlia mia carissima, il mio
piccolo cuore si sentiva consumare d’amore, a causa dei modi amorevoli del
parlare divino; e con tutto amore accettai il loro mandato, dicendo: “Maestà
altissima, sono qui fra le vostre braccia, disponete di me come volete. Io sacrificherò
anche la vita. Se avessi tante vite quante sono le creature, io le metterei a
loro e vostra disposizione, per portarle tutte salve nelle vostre braccia
paterne”.
Senza sapere allora che sarei
stata la Madre del Verbo Divino, sentivo in me la doppia maternità: maternità
per Dio, per difendere i suoi giusti diritti; maternità per le creature, per
metterle in salvo. Mi sentivo madre di tutti. Il Volere Divino che regnava in
me, che non sa fare opere isolate, portava in me Dio e tutte le creature di
tutti i secoli. Nel mio materno cuore sentivo il mio Dio offeso che voleva
essere soddisfatto, e sentivo le creature sotto l’impero della giustizia
divina.
Oh, quante lacrime versai! Volevo
far scendere le lacrime mie in ogni cuore, per far sentire a tutti la mia
maternità, tutta d’amore. Piansi per te e per tutti, figlia mia. Perciò
ascoltami: abbi pietà del mio pianto; prendi le mie lacrime per smorzare le tue
passioni e per far sì che la tua volontà perda la vita. Deh! Accetta il mio
mandato, cioè che tu faccia sempre la Volontà del tuo Creatore.
L’anima
Mamma celeste, il mio povero
cuore non regge nel sentire quanto mi ami. Ah, mi ami troppo, fino a piangere
per me! Le tue lacrime le sento scendere nel mio cuore, e come tante ferite, mi
feriscono e mi fanno comprendere quanto tu mi ami. Io voglio unire le mie
lacrime alle tue e pregarti, piangendo, affinché non mi lasci mai sola e mi
vigili in tutto. Se occorre, battimi pure, fammi da mamma. Ed io, come piccola
figlia tua, tutto mi farò fare da te, affinché il tuo mandato sia il mio
benvenuto e tu possa portarmi, fra le tue braccia, al nostro Padre celeste,
come atto compiuto del tuo mandato divino.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, darai la tua volontà, le tue
pene, le tue lacrime, le tue ansie, i tuoi dubbi ed i tuoi timori, nelle mie
mani materne, affinché, come Mamma tua, li tenga in deposito nel mio cuore
materno, come pegni della figlia mia; ed io ti darò il prezioso pegno della
Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma celeste versa le tue lacrime nell’anima mia,
affinché guariscano le ferite che mi ha fatto la mia volontà.
L’anima alla sua celeste
Regina
Sovrana Signora e Mamma mia
carissima, vedo che mi chiami perché senti la forza dell’amore che brucia nel
tuo cuore, e mi vuoi narrare ciò che facesti nel regno della Divina Volontà per
la figlia tua. Com’è bello vedere rivolgere i tuoi passi verso il tuo Creatore,
che sente il calpestio dei tuoi piedi. Ti guarda, si sente ferire dalla purezza
dei tuoi sguardi e ti aspetta per essere spettatore del tuo innocente sorriso,
per sorriderti e trastullarsi con te. Deh! Mamma Santa, nelle tue gioie, nei
tuoi casti sorrisi con il tuo Creatore, non ti dimenticare della tua figlia che
vive nell’esilio e che ha tanto bisogno. Spesso la mia volontà, facendo capolino,
vorrebbe travolgermi, per strapparmi dal regno della Divina Volontà!
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia del mio materno cuore, non
temere, non ti dimenticherò mai. Anzi, se tu farai sempre la Divina Volontà e
vivrai nel suo regno, saremo inseparabili. Ti porterò sempre stretta per mano,
per farti da guida e per insegnarti a vivere nel Fiat supremo. Bandisci il timore, poiché nel Fiat Divino tutto è pace e sicurezza. La volontà umana è la
turbatrice delle anime, mette in pericolo le opere più belle e le cose più
sante. Tutto è pericolante in essa: in pericolo la santità, le virtù, la stessa
salvezza dell’anima; la caratteristica di chi vive di volere umano è la
volubilità. Chi mai può fidarsi di chi si fa dominare dalla volontà umana?
Nessuno! Né Dio, né gli uomini. Infatti egli somiglia a quelle canne vuote che
girano ad ogni soffio di vento. Perciò, figlia mia carissima, se qualche soffio
di vento ti vuole rendere incostante, tuffati nel mare della Divina Volontà e
vieni a nasconderti nel grembo della Mamma tua, affinché ti difenda dal vento
dell’umano e, stringendoti fra le sue braccia, ti renda ferma e sicura nel
cammino verso il suo regno divino.
Figlia mia, seguimi innanzi alla
Maestà suprema, ed ascoltami. Io, con i miei rapidi voli giungevo nelle loro
braccia divine. Appena giungevo, sentivo il loro amore rigurgitante, che come
onda impetuosa mi copriva. Oh, come è bello essere amata da Dio! In quest’amore
si sente felicità, santità, gioie infinite; e ci si sente talmente abbellita,
che Dio stesso viene rapito dalla particolare bellezza, che egli infonde nella
creatura nell’amarla. Io volevo imitarlo, e sebbene piccola, non volevo restare
dietro al suo amore. Dalle onde d’amore che mi aveva dato, formavo le onde per
coprire il mio Creatore con il mio amore. Nel fare ciò, io sorridevo, perché
sapevo che il mio amore mai avrebbe potuto coprire l’immensità del suo amore;
nonostante ciò io ci provavo, e sul mio labbro spuntava il mio sorriso innocente.
L’Ente Supremo sorrideva al mio sorriso e con la mia piccolezza festeggiava e
si trastullava. Durante i nostri stratagemmi amorosi, io ricordavo lo stato doloroso
della mia famiglia umana sulla terra, alla quale io pure appartenevo. Oh, come
mi doleva! Io pregavo che scendesse il Verbo eterno a porvi rimedio, e lo
dicevo con tale tenerezza che giungevo a cambiare il sorriso e la festa in
pianto. L’Altissimo si commuoveva tanto alle mie lacrime, anche perché erano
lacrime d’una piccina. E stringendomi al seno divino, mi asciugava le lacrime e
mi diceva: “Figlia, non piangere, fatti coraggio. Nelle tue mani abbiamo messo
la sorte del genere umano, ti abbiamo dato questo mandato. E per consolarti ti
facciamo paciera tra noi e l’umana famiglia. A te è dato rappacificarci: la potenza
del nostro Volere, che regna in te, s’impone su di Noi per dare il bacio di
pace alla povera umanità decaduta e pericolante”.
Chi può dirti, figlia mia,
ciò che provava il mio cuore a causa di questa condiscendenza divina? Era tanto
il mio amore che mi sentivo venir meno. Delirando, spasimavo, cercando altro
amore per ristoro del mio amore.
Ora una parola a te, figlia mia:
se tu mi ascolterai, mettendo al bando il tuo volere e dando il posto regio al Fiat Divino, anche tu sarai amata con
amore particolare dal tuo Creatore; sarai il suo sorriso, lo metterai in festa
e sarai vincolo di pace tra il mondo e Dio.
L’anima
Mamma bella, aiuta la figlia tua.
Mettimi tu stessa nel mare della Divina Volontà, coprimi con le onde dell’eterno
Amore, affinché non veda, né senta altro che Volontà Divina ed Amore.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi chiederai tutti gli atti miei
e li chiuderai nel tuo cuore, affinché tu senta la forza della Divina Volontà
che regnava in me. Poi, li offrirai all’Altissimo, per ringraziarlo di tutti
gli uffici che mi affidò per salvare le creature.
Giaculatoria: Regina di pace, fammi dare il bacio di pace dalla
Divina Volontà!
L’anima alla Regina del
Cielo
Eccomi o Mamma Santa, vicina alla
tua culla, per essere spettatrice della tua nascita portentosa. I cieli si
stupiscono, il sole ti fissa con la sua luce, la terra esulta di gioia e si
sente onorata dalla sua neonata Regina. Gli angeli fanno a gara nel circondare
la tua culla, per onorarti ed essere pronti ai tuoi cenni. Poiché tutti ti onorano
e vogliono festeggiare la tua nascita, anch’io mi unisco a loro. E prostrata
innanzi alla tua culla, intorno alla quale vedo rapiti la tua madre Anna ed il
tuo padre Gioacchino, voglio affidarti il mio primo segreto. Voglio svuotare il
mio cuore nel tuo e dirti: “Mammina mia, tu che sei alba foriera del Fiat Divino sulla terra, metti in fuga
la tenebrosa notte dell’umano volere nella mia anima e nel mondo intero. Ah sì,
la tua nascita sia la nostra speranza, e come nuova alba di grazia, ci rigeneri
nel regno della Divina Volontà.
Lezione della neonata
Regina
Figlia del mio cuore, la mia
nascita fu prodigiosa; nessun’altra nascita può dirsi simile alla mia. Io
racchiudevo in me il cielo, il sole della Divina Volontà ed anche la terra
della mia umanità, ma terra benedetta e santa che racchiudeva le più belle fioriture.
Sebbene neonata, io racchiudevo il prodigio dei più grandi prodigi. Il Volere
Divino, regnante in me, racchiudeva in me un cielo più bello ed un sole più
fulgido della creazione [di cui io ero regina], ed un mare di grazie senza confini,
che mormorava sempre ‘amore, amore’ per il mio Creatore.
Perciò la mia nascita fu la vera
alba che ha messo in fuga la notte dell’umano volere. Crescendo, formavo
l’aurora e chiamavo il giorno splendido nel quale doveva sorgere il sole del
Verbo eterno sulla terra.
Figlia mia, vieni presso la mia
culla ad ascoltare la tua piccola Mammina. Appena nata, aprii gli occhi per
vedere questo basso mondo, per andare in cerca di tutti i miei figli per
chiuderli nel mio cuore, per dare loro il mio materno amore, per rigenerarli
alla nuova vita d’amore e di grazia, e per farli entrare nel regno del Fiat Divino, di cui ero posseditrice.
Volli fare ciò da Regina e da Madre, chiudendo tutti nel mio cuore, per mettere
tutti al sicuro e dare a tutti il gran dono del regno divino.
Nel mio cuore c’era posto per
tutti, poiché per chi possiede la Divina Volontà non ci sono strettezze, ma
larghezze infinite. Quindi guardai anche te, figlia mia; nessuno mi sfuggì. E
siccome quel giorno tutti festeggiarono la mia nascita, anche per me fu festa.
Però, nell’aprire gli occhi alla luce, ebbi il dolore di vedere le creature
nella fitta notte dell’umano volere. Oh, in che abisso di tenebre si trova
avvolta la creatura, che si fa dominare dalla sua volontà! Essa è la vera
notte, ma notte senza stelle; al più, qualche lampo fuggitivo, che facilmente
viene seguito da tuoni, che rumoreggiando addensano più fitte le tenebre e
scaricano la tempesta sulla povera creatura: tempeste di paura, di debolezze,
di pericoli, di cadute nel male. Il mio piccolo cuore restò trafitto nel vedere
i miei figli sotto questa orribile tempesta che, nella notte dell’umano volere,
li aveva travolti.
Ora, ascolta la Mammina tua. Sono
nella culla, sono ancora piccina; guarda le lacrime che verso per te. Ogni qual
volta fai la tua volontà è una notte che formi per te. Se tu sapessi quanto
male ti fa questa notte, piangeresti con me. Essa ti fa perdere la luce del
giorno del Volere Santo, ti capovolge, ti paralizza nel bene, ti spezza il vero
amore; e tu resti una povera malata, alla quale mancano le cose necessarie per
guarire. Ah! Figlia mia, figlia cara, ascoltami: non fare mai la tua volontà;
dammi la parola che contenterai la tua piccola Mammina.
L’anima
Mammina Santa, mi sento tremare
nel sentire la brutta notte della mia volontà. Perciò sono qui, presso la tua
culla, per chiederti grazia: per la tua nascita prodigiosa, fammi rinascere
nella Divina Volontà. Io starò sempre vicina a te, celeste bambinella; unirò le
mie preghiere e le mie lacrime alle tue, per impetrare per me e per tutti il
regno della Divina Volontà sulla terra.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte a visitarmi
nella mia culla, dicendomi ogni volta: “Celeste bambinella, fammi rinascere
insieme con te nella vita della Divina Volontà”.
Giaculatoria: Mammina mia, fai sorgere l’alba della Divina Volontà
nell’anima mia.
L’anima alla Reginetta
bambina
Eccomi di nuovo vicino alla tua
culla, Mammina celeste. Il mio piccolo cuore si sente affascinato dalla tua
beltà e non so distaccare lo sguardo da una bellezza sì rara. Il tuo dolce
sguardo e il gestire delle tue manine mi chiamano per abbracciarmi e per
stringermi al tuo cuore, pieno d’amore. Mammina Santa, dammi le tue fiamme,
affinché esse brucino la mia volontà, e così io possa contentarti e vivere
insieme con te nella Volontà Divina.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia, se tu sapessi come il
materno mio cuoricino gioisce, nel vederti vicina alla mia culla, per ascoltarmi!
Mi sento di fatto Regina e Madre, perché avendoti vicina, non sono una madre
sterile, né una regina senza popolo. Ho la cara figlia mia, che mi ama tanto e
che vuole da me l’ufficio di mamma e di regina. Perciò tu sei portatrice di
gioia alla Mamma tua, tanto più che vieni nel mio grembo affinché io ti insegni
come vivere nel regno della Divina Volontà. Avere una figlia che vuole vivere
insieme con me in questo regno sì santo, è per la tua Mamma la gloria, l’onore,
la festa più grande. Quindi, prestami attenzione mia figlia cara, ed io
continuerò a narrarti le meraviglie della mia nascita.
La mia culla era circondata da
angeli che facevano a gara per cantarmi le nenie, come a loro sovrana Regina.
Poiché io ero dotata di ragione e di scienza infusemi dal mio Creatore, feci il
mio primo dovere di adorare, con la mia intelligenza e con la mia vocina di
bimba balbettante, la Santissima Trinità adorabile. Fu tanta la foga del mio
amore verso una Maestà sì santa, che, sentendomi languire, deliravo e volevo
trovarmi fra le braccia della Divinità, per ricevere i suoi amplessi e darle i
miei. Gli angeli, poiché i miei desideri erano per loro comandi, mi presero, e
portandomi sulle loro ali, mi condussero nelle braccia amorose del mio Padre
celeste. Oh, con quanto amore mi aspettava! Io venivo dall’esilio, e le piccole
soste di separazione, tra me e lui, erano causa di nuovi incendi d’amore, erano
doni che mi sarebbero stati dati. Ed io trovavo nuovi espedienti per chiedere
pietà e misericordia per i miei figli, che, vivendo nell’esilio, stavano sotto
la sferza della divina giustizia. E stemperandomi tutta in amore, gli dicevo:
“Trinità adorabile, io mi sento felice, mi sento Regina, né conosco cosa sia
infelicità e schiavitù. Il vostro Volere, che regna in me, mi dona tali e tante
gioie e felicità, che, essendo piccina, non posso abbracciarle tutte. Ma, in
tante felicità, una vena d’amarezza intensa è dentro al mio piccolo cuore,
poiché sento in esso i miei figli infelici, schiavi della loro volontà ribelle.
Pietà, Padre santo, pietà. Rendete completa la mia felicità: rendete felici
questi figli infelici che porto, essendo più che Madre, nel mio materno cuore.
Fate scendere il Verbo eterno sulla terra e tutto sarà accordato. Io non
scenderò dalle vostre ginocchia paterne se non mi accordate il rescritto di
grazia, per cui potrò portare ai miei figli la lieta novella della loro redenzione”.
La Divinità restava commossa alle
mie preghiere, e colmandomi di nuovi doni mi diceva: “Ritorna nell’esilio e
continua le tue preghiere; stendi il regno della nostra Volontà in tutti gli
atti tuoi, e a suo tempo ti contenterò”. Ma non mi diceva né quando, né dove
sarebbe sceso.
Perciò io partii dal cielo solo
per compiere la Divina Volontà. Questo per me è stato il sacrificio più eroico,
ma l’ho fatto volentieri, per ottenere che la Divina Volontà tenesse il pieno
dominio sopra di me.
Ascoltami, figlia mia: l’anima
tua mi costò tanto da amareggiare l’immenso pelago delle mie gioie e delle mie
felicità. Ogni qual volta fai la tua volontà, ti rendi schiava e senti la tua
infelicità, ed io, come Mamma tua, sento nel mio cuore l’infelicità della
figlia mia. Oh, quanto è doloroso avere figli infelici, e quanto ti deve stare
a cuore il fare la Divina Volontà! Io giungevo persino a lasciare il cielo, pur
di ottenere che la mia volontà non avesse vita in me.
Figlia mia, continua ad
ascoltarmi. Il primo dovere, in tutti gli atti tuoi, sia quello di adorare il
tuo Creatore, conoscerlo ed amarlo. Ciò ti mette nell’ordine della creazione, e
ti fa conoscere colui che ti ha creata. Questo è il dovere più santo d’ogni
creatura: riconoscere la propria origine. Tu devi sapere che il mio portarmi al
cielo, poi scendere, pregare, formava l’aurora intorno a me, che, spandendosi
in tutto il mondo, circondava i cuori dei figli miei, facendo sì che all’alba
seguisse l’aurora, per fare spuntare il giorno sereno delle attese del Verbo
Divino sulla terra.
L’anima
Mamma celeste, nel vederti
neonata che mi dai lezioni sì sante, io mi sento rapire e comprendo quanto mi
ami, fino a renderti infelice per causa mia. O Mamma Santa, tu che tanto mi
ami, fa scendere nel mio cuore la potenza, l’amore, le gioie che ti inondano,
affinché, riempita di esse, la mia volontà non trovi spazio per vivere in me, e
liberamente ceda il posto al dominio della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai tre atti di adorazione al
tuo Creatore, recitando tre Gloria Patri,
per ringraziarlo di quante volte ebbi la grazia di essere ammessa alla sua
presenza.
Giaculatoria: Mamma celeste, fa sorgere l’aurora divina della
Divina Volontà nell’anima mia!
L’anima alla celeste
Reginetta
Eccomi di nuovo a te, mia cara
bambinella, nella casa di Nazareth. Voglio essere spettatrice della tua
infantile età, voglio darti la mano mentre fai i primi passi e parli con la tua
santa mamma e col tuo padre Gioacchino.
Piccina qual sei, dopo svezzata,
aiuti sant’Anna nei piccoli servizi. Mammina mia, quanto sei cara e tutta
speciale! Deh, dammi le tue lezioni, affinché segua la tua infanzia ed impari
da te a vivere, anche nelle piccole azioni umane, nel regno della Divina Volontà!
Lezione della piccola
Regina del Cielo
Mia figlia cara, l’unico mio
desiderio è tenerti vicina. Senza di te, mi sento sola e non ho a chi confidare
i miei segreti.
Sono le mie premure materne che
cercano di avere vicina la mia figlia, che tengo nel cuore, per darle le mie
lezioni, e così farle comprendere come si vive nel regno della Divina Volontà.
Ma in Essa non entra l’umano volere. Questo resta schiacciato e subisce
continue morti innanzi alla luce, alla santità ed alla potenza della Divina
Volontà. Ma credi tu che il volere umano resti afflitto, poiché il Divino Volere
lo vuole far morire? Ah, no! Anzi, si sente felice; sulla sua volontà morente,
rinasce e sorge la Volontà Divina, vittoriosa e trionfante, che porta gioia e
felicità senza termine. Basta comprendere, figlia cara, cosa significhi farsi
dominare dalla Volontà Divina, e provarlo, per ottenere che la creatura
aborrisca tanto la sua volontà, da farsi fare a pezzi, piuttosto che uscire
dalla Divina Volontà.
Ora ascoltami: io partii dal
cielo solo per fare la Volontà dell’Eterno; io avevo il cielo in me, che era
la Volontà Divina, ed ero inseparabile dal mio Creatore. Mi piaceva stare nella
patria celeste, tanto più che, stando la Divina Volontà in me, sentivo il
diritto, come figlia, di stare con la Trinità, di farmi cullare, come piccina,
fra le loro braccia paterne, e di partecipare a tutte le gioie, felicità,
ricchezze, santità, che possedevano, per riempirmene tanto da non poterle più
contenere. L’Ente Supremo godeva nel vedere che io, senza timore e con sommo
amore, mi riempivo dei loro beni; né io mi meravigliavo che mi facessero
prendere ciò che volevo, poiché ero la figlia loro. Una era la Volontà che ci animava:
ciò che volevano loro, volevo io. Sentivo che le proprietà del mio Padre
celeste erano le mie, con la sola differenza che io ero piccola e non potevo
abbracciare, né prendere tutti i loro beni. Per quanti ne prendessi, ne
restavano tanti, perché non potevo prenderli tutti, essendo creatura. [Invece,]
la Divinità era grande, immensa, ed in un solo atto abbracciava tutto.
Non appena mi facevano capire di
dovermi privare delle loro gioie celesti e dei casti amplessi che ci davamo, io
partivo dal cielo senza indugio e ritornavo in mezzo ai miei cari genitori.
Loro mi amavano molto, io ero tutta amabile, bella, ilare, pacifica e piena di
grazia infantile, tanto da rapire il loro affetto. Essi erano tutti attenti su
di me. Io ero il loro gioiello; quando mi prendevano nelle loro braccia,
sentivano cose insolite ed una vita divina palpitante in me.
Figlia del mio cuore, tu devi
sapere che da quando cominciò la mia vita quaggiù, la Divina Volontà stese il
suo regno in tutti gli atti miei. Le mie preghiere, le mie parole, i miei
passi, il cibo, il sonno che prendevo, i piccoli servizi con cui aiutavo la
madre mia, erano animati dalla Divina Volontà.
Poiché ti ho portato sempre nel
mio cuore, ti chiamavo, come figlia mia, in tutti gli atti miei. Chiamavo gli
atti tuoi insieme ai miei, affinché anche nei tuoi atti si stendesse il regno
del Volere Divino.
Senti quanto ti ho amata. Se
pregavo, chiamavo la tua preghiera nella mia, affinché la tua e la mia fossero
avvalorate da un sol valore e potere, qual’era il valore d’una Volontà Divina.
Se parlavo, chiamavo la tua parola; se camminavo, chiamavo i tuoi passi; se
facevo le piccole azioni umane indispensabili all’umana natura, qual’erano il
prendere acqua, scopare, aiutare, porgere la legna alla madre mia per accendere
il fuoco, e tante altre cose simili, io chiamavo in questi stessi atti i tuoi,
affinché questi fossero avvalorati dalla Volontà Divina, e affinché nei miei e
nei tuoi atti si stendesse il suo regno. Quando chiamavo te in ogni atto mio,
[insieme] chiamavo il Verbo Divino a scendere sulla terra.
Oh, quanto ti ho amata, figlia
mia! Volevo gli atti tuoi nei miei, per renderti felice e farti regnare insieme
con me. Oh, quante volte io chiamavo te e gli atti tuoi, ma con sommo mio
dolore, i miei restavano isolati, ed i tuoi li vedevo come smarriti nella tua
volontà umana. Orribile a dirsi, essi formavano il regno non divino, ma umano:
il regno delle passioni, il regno del peccato, delle infelicità e delle
sventure. La Mamma tua piangeva sulla tua sventura. Ad ogni atto di volontà
umana che fai, che ti porta nel regno infelice, le mie lacrime si versano per
farti comprendere il gran male che fai.
Perciò ascolta la Mamma tua: se
tu farai la Divina Volontà, di diritto ti saranno date le gioie, le felicità, e
tutto sarà in comune col tuo Creatore. Le debolezze, le miserie, svaniranno da
te, e tu sarai la più cara delle mie figlie. Ti terrò nel mio stesso regno, per
farti vivere sempre di Volontà Divina.
L’anima
Mamma Santa, chi può resistere
nel vederti piangere? Chi può non ascoltare le tue sante lezioni? Io con tutto
il cuore lo prometto, lo giuro di non fare mai, mai più, la mia volontà. Tu,
Mamma divina, non mi lasciare mai sola, affinché l’impero della tua presenza
schiacci la mia volontà, per farmi regnare sempre nella Volontà di Dio.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi dedicherai tutti gli atti
tuoi, per tenere compagnia alla mia età infantile, e dirai tre atti d’amore in
memoria dei tre anni che vissi con mia madre, sant’Anna.
Giaculatoria: Potente Regina, rapisci il mio cuore per chiuderlo
nella Volontà di Dio.
L’anima alla Regina
trionfatrice
Mamma celeste, oggi vengo a
prostrarmi innanzi a te, per chiederti la tua forza invincibile; di tutte le
mie pene è pieno il mio cuore, fino a sentirsi affogato in esse. Deh! Se tu
tanto ami farmi da madre, prendi il mio cuore nelle tue mani e versa in esso
l’amore, la grazia, la forza di trionfare nelle mie pene, e di convertirle
tutte in Volontà Divina.
Lezione della Regina
trionfatrice
Figlia mia coraggio, non temere,
la Mamma tua è tutta per te; oggi ti aspettavo. Il mio eroismo ed il mio
trionfo nel sacrificio ti infondano fortezza e coraggio, affinché io possa
vedere la figlia mia trionfante nelle sue pene, e con l’eroismo di sopportarle
con amore, per compiere la Divina Volontà.
Figlia mia ascoltami, io avevo
appena compiuto tre anni, quando i miei genitori mi fecero sapere che volevano
consacrarmi al Signore, nel tempio.
Il mio cuore gioì nel conoscere
che sarei stata consacrata ed avrei passato molti anni nella casa di Dio;
insieme alla mia gioia c’era un dolore, una privazione di ciò che è più caro
avere sulla terra, cioè i miei cari Genitori. Ero piccina, avevo bisogno delle
cure materne e mi privavo della presenza di due grandi santi; vedevo che si
avvicinava il giorno in cui si sarebbero privati di me, che rendevo la loro
vita piena di gioia e di felicità. Essi sentivano tanta amarezza da sentirsi
morire; anche se soffrivano, erano disposti a compiere l’atto eroico, quello di
condurmi al Signore.
I miei genitori mi amavano
nell’ordine di Dio e mi consideravano un gran dono dato loro dal Signore; ciò
diede loro la forza di compiere il doloroso sacrificio. Figlia mia, se vuoi
avere forza invincibile nel soffrire le pene più dure, fa che tutte le cose tue
siano nell’ordine di Dio, e considerale come doni preziosi datiti dal Signore.
Tu devi sapere che io, con
coraggio, preparavo la mia andata al tempio; infatti, allorché consegnai la mia
volontà all’Ente Divino, ed il Fiat
supremo prese possesso di tutto l’essere mio, io acquistai tutte le virtù in
natura; io ero dominatrice di me stessa, tutte le virtù stavano in me come
tante nobili principesse, e secondo le circostanze della mia vita, prontamente
si esibivano per fare il loro ufficio senza alcuna resistenza. Invano mi avrebbero
chiamata Regina, se non avessi avuto la virtù di essere Regina su me stessa; io
tenevo in mio dominio la carità perfetta, la pazienza invitta, la dolcezza
rapitrice, l’umiltà profonda e tutto il corredo delle altre virtù. La Divina
Volontà rese la piccola terra della mia umanità fortunata, sempre fiorita e
senza le spine dei vizi. Vedi, dunque, cara figlia, cosa significhi vivere di
Volontà Divina! La sua luce, la sua santità e potenza, converte nella natura
umana tutte le virtù, e non si abbassa a regnare in un’anima dove ci sia la
natura ribelle. Essa è santità e vuole la natura ordinata e santa per regnarvi.
Il sacrificio di andare al tempio era una conquista che io facevo; sul
sacrificio veniva formato in me il trionfo d’una Volontà Divina, e questo trionfo
portava in me nuovi mari di grazia, di santità e di luce, che mi facevano
sentire felice nelle pene, per potere conquistare nuovi trionfi.
Figlia mia, metti la mano sul tuo
cuore e dì alla Mamma tua se senti la tua natura cambiata in virtù, oppure se
senti le spine dell’impazienza, le erbe nocive delle agitazioni, i cattivi
umori degli affetti non santi. Senti, lascia fare la Mamma tua, dai la tua
volontà nelle mie mani, decidendo di non volerla più, ed io ti farò possedere
dalla Volontà Divina, la quale tutto allontanerà da te; ciò che non avrai fatto
in tanti anni, lo farai in un giorno, che sarà il principio della vera vita,
della felicità e della vera santità.
L’anima
Mamma Santa, aiuta la figlia tua,
visita l’anima mia e, tutto ciò che trovi che non è Volontà di Dio, con le tue
mani materne, strappalo da me, brucia le spine e le erbe nocive; tu stessa
chiama la Divina Volontà a regnare nell’anima mia.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi chiamerai tre volte a
visitare l’anima tua, e mi darai tutta la libertà di fare ciò che voglio di te.
Giaculatoria: Sovrana Regina, prendi fra le tue mani l’anima mia e
trasformala tutta in Volontà di Dio.
L’anima alla celeste
Regina, modello delle anime
Mamma celeste, la tua povera
figlia sente l’irresistibile bisogno di stare con te, di seguire i tuoi passi,
di vedere le tue azioni, per copiarle e farne il modello che sia guida alla mia
vita. Sento tanto il bisogno d’essere guidata, perché da sola non so fare
alcunché; con la Mamma, che mi ama tanto, saprò fare tutto e saprò fare anche
la Divina Volontà.
Lezione della celeste
Regina, modello delle anime
Figlia mia cara, è mio ardente
desiderio farti essere spettatrice delle mie azioni, affinché tu ti innamori ed
imiti la Mamma tua; metti la tua mano nella mia ed io mi sentirò più felice,
per avere la figlia mia con me. Prestami attenzione ed ascoltami. Io lasciai la
casa di Nazareth, accompagnata dai miei santi genitori; nel lasciarla volli
dare un ultimo sguardo a quella casetta dove ero nata, per ringraziare il mio
Creatore d’avermi dato un luogo dove nascere; la lasciai nella Divina Volontà,
affinché la mia infanzia e tanti cari ricordi, che io essendo piena di ragione
avevo compreso, fossero tutti custoditi nella Divina Volontà e depositati in
Essa, come pegni del mio amore verso colui che mi aveva creata.
Figlia mia, ringraziare il Signore
e deporre i nostri atti nelle sue mani, come pegni del nostro amore, sono nuovi
canali di grazie e comunicazioni che si aprono tra Dio e l’anima. Ciò
rappresenta l’omaggio più bello che si può rendere a chi tanto ci ama. Impara
da me a ringraziare il Signore per tutto ciò che dispone di te; per tutto ciò
che stai per compiere, sia la tua parola: “Grazie, o Signore, pongo tutto
nelle tue mani”.
Tutto lasciai nel Fiat Divino che regnava in me; Esso mai
mi lasciò un istante durante la mia vita, ed io lo portavo come in trionfo
nella piccola anima mia.
Quali prodigi fa il Divino
Volere! Con la sua virtù conservatrice manteneva l’ordine di tutti gli atti
miei, piccoli e grandi; Egli[2],
essendo attivo dentro di me per trionfo suo e mio, non mi fece mai perdere la
memoria d’un solo mio atto; ciascuno mi dava tanta gloria ed amore che mi
faceva sentire Regina, perché ogni mio atto, fatto nella Divina Volontà, era
più che sole, ed io ero tempestata di luce, di felicità e di gioie; Essa mi
portava il suo paradiso. Figlia mia, il vivere di Volontà Divina dovrebbe
essere il desiderio, il sospiro e quasi la passione di tutti, tanta è la
bellezza che si acquista ed il bene che si sente. Tutto l’opposto la volontà umana;
essa ha la capacità d’amareggiare la povera creatura, di opprimerla e di
formare la notte; la creatura cammina a tentoni, va sempre zoppicando nel bene
e molte volte perde la memoria del poco bene che ha fatto.
Figlia mia, io partii dalla casa
paterna con coraggio e distacco, perché guardai solo il Volere Divino, in cui
tenevo fissato il mio cuore, e ciò mi bastò al posto di tutto. Mentre camminavo
per andare al tempio, guardai tutta la creazione, e con meraviglia sentii il
palpito della Divina Volontà nel sole, nel vento, nelle stelle, nel cielo e
sotto ai miei passi; il Fiat Divino,
che regnava in me, comandò alla creazione tutta, che come velo lo nascondeva,
di inchinarsi e di rendermi l’onore di Regina, e tutti s’inchinarono dandomi segni
di sudditanza, persino il piccolo fiorellino del campo non si risparmiò, dandomi
il suo piccolo omaggio.
Io mettevo tutto in festa e,
quando per necessità uscivo dall’abitato, la creazione si metteva in atto di
darmi segni d’amore, ed io ero costretta a comandare che stessero al loro
posto, e che seguissero l’ordine del nostro Creatore. Ascolta la Mamma tua e
dimmi: nel tuo cuore, senti la gioia, la pace, il distacco da tutto e di tutti,
ed il coraggio che tutto puoi fare per compiere la Divina Volontà, in modo da
sentire in te festa continua? Figlia mia, la pace, il distacco, il coraggio,
formano il vuoto nell’anima dove può prendere posto la Divina Volontà, ed
Essa, essendo libera da ogni pena, porta la festa perenne nella creatura.
Perciò coraggio figlia mia, dimmi che vuoi vivere di Volontà Divina e la tua
Mamma penserà a tutto.
Domani ti attendo, per dirti come
mi comportai nel tempio.
L’anima
Mamma mia, le tue lezioni mi
rapiscono e mi scendono fin nel cuore. Deh! Tu che tanto desideri che la figlia
tua viva di Volontà Divina, col tuo impero svuotami di tutto e infondimi il
coraggio necessario, per farmi dar morte alla mia volontà; io, fidando in te,
ti dirò: “Voglio vivere di Volontà Divina”.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi darai tutti gli atti tuoi,
come pegno d’amore per me, ed io li depositerò nella Divina Volontà; mi dirai
ogni volta: “Ti amo Mamma mia”.
Giaculatoria: Mamma celeste, svuotami di tutto per nascondermi
nella Volontà di Dio.
L’anima alla Regina del
Cielo
Mamma Regina, ecco la tua figlia
al tuo fianco, per seguire i tuoi passi nell’entrare nel tempio; vorrei che la
Mamma mia prendesse la piccola anima mia e la chiudesse nel vivo tempio della
Volontà di Dio, che mi isolasse da tutti, all’infuori [che] dal mio Gesù e
dalla sua dolce compagnia.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, come è
dolce il tuo sussurro al mio udito, il sentirti dire che vuoi essere chiusa da
me nel vivo tempio della Divina Volontà e non vuoi altra compagnia, se non
quella del tuo Gesù e della mia. Ah, figlia cara, tu fai sorgere nel mio
materno cuore le gioie di vera Madre! Se ciò mi farai fare, io sono certa che
tu sarai felice e le mie gioie saranno le tue; avere una figlia felice è la più
grande felicità e gloria per un cuore materno.
Ascoltami figlia mia. Io andai al
tempio solo per vivere di Volontà Divina. I miei santi genitori mi consegnarono
ai superiori del tempio, consacrandomi al Signore; mentre ciò facevano, io ero
vestita a festa ed essi cantavano inni e profezie che riguardavano il futuro
Messia. Oh, come gioiva il mio cuore! Dopo, diedi con coraggio l’addio ai miei
cari e santi genitori, baciai la loro destra, li ringraziai della cura ricevuta
nella mia infanzia, e di avermi con tanto amore e sacrificio consacrata al Signore.
Il mio comportamento pacifico, senza pianto e coraggioso, infuse loro tale
coraggio, che ebbero la forza di lasciarmi. La Volontà Divina imperava su di me
e stendeva il suo regno in tutti gli atti miei. Oh, potenza del Fiat! Tu solo potevi darmi l’eroismo, a
me così piccina, di distaccarmi da coloro che tanto mi amavano e che io vedevo
sentirsi spezzare il cuore nel separarsi da me.
Figlia mia ascoltami: io mi
chiusi nel tempio; il Signore volle ciò per fare essere presente nei miei atti
il regno della Divina Volontà, per farmi preparare il terreno con i miei atti
umani, per dare il cielo, che doveva formarsi sopra questo terreno della Divina
Volontà, a tutte le anime consacrate al Signore. Io ero attentissima a tutti i
doveri che si usavano fare in quel luogo santo, ero pacifica con chiunque, né
diedi mai amarezze e disturbo ad alcuno. Mi sottoponevo ai servizi più umili,
non trovavo difficoltà a nulla, né a scopare, né a pulire i piatti, qualunque
sacrificio era per me un onore, un trionfo; vuoi sapere il perché? Io non
guardavo alcunché, tutto per me era Volontà di Dio, sicché il campanello che mi
chiamava era il Fiat; io sentivo il
suono misterioso del Volere Divino che mi chiamava nel suono del campanello, ed
il mio cuore gioiva e correva per andare dove il Fiat mi chiamava. La mia regola era la Divina Volontà; vedevo i
miei superiori come comandanti d’un Volere Santo. Quindi, per me, il
campanello, la regola, i superiori, le mie azioni, anche le più umili, erano
gioie e feste imbandite dal Fiat
Divino, che essendo presente anche fuori di me, mi chiamava ad essere presente
nella sua Volontà, per formare il suo regno nei più piccoli atti miei. Io
facevo come il mare, che nasconde tutto ciò che possiede e non fa vedere altro
che acqua. Così facevo io: nascondevo tutto nel mare immenso del Fiat Divino e non vedevo altro che mare
di Volontà Divina; perciò tutte le cose mi davano gioie e festa. Figlia mia,
nei miei atti scorrevi tu e tutte le anime. Io non sapevo fare alcunché senza
la figlia mia; solo per i figli miei preparavo il regno della Divina Volontà.
Se tutte le anime, consacrate al Signore nei luoghi santi, facessero scomparire
tutto nella Divina Volontà, esse sarebbero felici, convertirebbero le Comunità
in tante famiglie celesti e popolerebbero la terra di tante anime sante. Ahimè,
devo dire loro con dolore di Madre: ci sono tante amarezze, disturbi e discordie,
mentre la santità non sta nell’ufficio loro assegnato. Compiere la Volontà
Divina in qualunque ufficio loro assegnato è pace per le anime, forza e
sostegno nei sacrifici più duri.
L’anima
Oh, Mamma Santa, come sono belle
le tue lezioni, come scendono dolci nel mio cuore! Ti prego, stendi in me il
mare del Fiat Divino, come muro intorno,
affinché la figlia tua non veda e non conosca più nulla altro, che la Volontà
Divina e, camminando sempre in Essa, possa conoscerne i segreti, le gioie e la
felicità.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi dedicherai dodici atti
d’amore per onorare i dodici anni che vissi nel tempio; mi pregherai di
ammetterti nell’unione con gli atti miei.
Giaculatoria: Regina Mamma,
chiudimi nel sacro tempio della Volontà di Dio.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Mamma mia dolcissima, sento che
mi hai rubato il cuore; io corro alla Mamma mia che tiene il mio cuore nel suo
come pegno del mio amore, ed al posto del mio cuore vuole mettere, come pegno
d’amore di Madre, la Divina Volontà; perciò vengo nelle tue braccia, acciocché
come figlia tua mi prepari, mi dia le tue lezioni e faccia ciò che vuoi di me.
Ti prego, non lasciare mai sola la figlia tua, ma tienila sempre insieme con
te.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, io sospiro
di tenerti sempre insieme con me; vorrei essere il tuo palpito, il tuo respiro,
le opere delle tue mani, il passo dei tuoi piedi, per farti sentire, per mezzo
mio, come operava la Divina Volontà in me; vorrei riversare in te la sua vita,
che è dolce, amabile, incantevole e rapitrice. Mi renderesti doppiamente
felice, se avessi te, figlia mia, sotto l’impero totale di quel Fiat Divino che formò tutta la mia
fortuna, la mia felicità e la mia gloria.
Prestami attenzione ed ascolta la
Mamma tua, che vuole dividere insieme con te la sua fortuna. Io continuavo la
mia vita nel tempio, ma il cielo per me non era chiuso, vi potevo andare ogni
qual volta lo avessi voluto.
Avevo il passo libero di salire e
scendere. Nel cielo avevo la mia Famiglia Divina, alla[3]
quale ardevo e con la quale sospiravo trattenermi; la Trinità stessa mi aspettava
con tanto amore, per conversare insieme con me, per felicitarsi e rendermi più
felice, più bella, più cara agli occhi loro; del resto, non mi avevano creata
per tenermi lontana, bensì volevano godermi come figlia. Volevano sentire come
le mie parole, animate dal Fiat,
avessero la potenza di mettere pace tra Dio e le creature. Amavano essere vinti
dalla loro piccola figlia, e sentirsi ripetere: “Scenda, scenda il Verbo sulla
terra”. Posso dire che la stessa Trinità mi chiamava, ed io correvo, volavo in
mezzo a loro; la presenza di me, che non avevo fatto mai la volontà umana, li
ricambiava dell’amore e della gloria per la grande opera della creazione; perciò,
mi affidavano il segreto della storia del genere umano ed io pregavo e ripregavo,
affinché avvenisse la pace tra Dio e l’uomo.
Figlia mia, tu devi sapere che la
sola volontà umana chiuse il cielo; perciò, non era concesso all’uomo di
penetrare in quelle celesti regioni, né di avere commercio famigliare con il
suo Creatore; anzi, l’umana volontà aveva gettato l’uomo lontano da colui che
lo aveva creato. Come l’uomo si sottrasse alla Volontà Divina, divenne pauroso,
timido, perdette il dominio di se stesso e di tutta la creazione. Tutti gli
elementi, poiché dominati dal Fiat,
erano rimasti superiori a lui e gli potevano fare del male. L’uomo aveva paura
di tutto; ti pare poco, figlia mia, che colui che era stato creato re,
dominatore di tutto, giungesse ad avere paura di colui che lo aveva creato?
Strano figlia mia, e direi quasi contro natura, che un figlio abbia paura del
padre; è nella natura che, quando si genera, si genera insieme amore e fiducia
tra padre e figlio; ciò si può chiamare la prima eredità che toccava al figlio
ed il primo diritto che toccava al Padre. Sicché Adamo col fare la sua volontà
perdette l’eredità del Padre suo, perdette il suo regno e si rese lo zimbello
di tutte le cose create. Figlia mia, ascolta la Madre tua e pondera bene il
gran male dell’umana volontà: essa toglie gli occhi all’anima e la fa diventare
cieca, in modo che tutto sia tenebre e paura per la povera creatura. Perciò,
metti la mano sul tuo cuore e giura alla Mamma tua di volere piuttosto morire,
che fare la tua volontà. Io, col non fare mai la mia volontà, non avevo alcuna
paura del mio Creatore; come potevo avere paura, se mi amava tanto? Il regno
era tanto presente in me, che coi miei atti andavo formando il pieno giorno,
per fare sorgere il nuovo sole del Verbo eterno sulla terra; ed io, come vedevo
che si andava formando il giorno, così aumentavo le mie suppliche per ottenere
il sospirato giorno della pace tra il cielo e la terra.
Domani ti aspetto per narrarti
un’altra sorpresa della mia vita quaggiù.
L’anima
Sovrana Mamma mia, come sono
dolci le tue lezioni. Oh, come mi fanno comprendere il grande male della mia
volontà umana! Oh, quante volte anch’io ho sentito paura, timidezza, e di
essere lontana dal mio Creatore! Ahi, era la mia volontà umana che regnava in
me, non la Divina! Perciò io sentivo i suoi tristi effetti. Quindi, se mi ami
come figlia, prendi il mio cuore fra le tue mani e toglimi la paura e la
timidezza che m’impediscono di volare verso il mio Creatore; al posto di esse,
metti quel Fiat che tanto ami e che
vuoi che regni nell’anima mia.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, metterai nelle mie mani tutto
ciò che senti di molestia, di paura e di sfiducia, affinché [io] te lo converta
in Volontà di Dio; dirai tre volte: “Mamma mia, fa che regni la Divina Volontà
nell’anima mia”.
Giaculatoria: Mamma mia, fiducia mia, forma il giorno della
Volontà Divina nell’anima mia.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Mamma Santa, oggi più che mai
sento il bisogno di stare stretta tra le tue braccia, affinché il Divin Volere,
che regna in te, formi il dolce incanto alla mia volontà e la tenga sottomessa,
per non permetterle di fare altro che la Volontà di Dio. Le tue lezioni di ieri
mi hanno fatto comprendere l’ergastolo al quale è condannata la povera creatura
a causa dell’umana volontà; io temo tanto che la mia volontà faccia scappatine
e prenda il suo posto di nuovo in me. Perciò mi affido alla mia Mamma, affinché
mi vigili tanto per farmi stare sicura di vivere sempre di Volontà Divina.
Lezione della Regina del
Cielo
Su figlia mia, coraggio, fiducia
nella Mamma tua e proposito ferreo di non dare mai vita alla tua volontà. Oh,
come amerei sentire sul tuo labbro: “Mamma mia, la mia volontà è finita e tutto
l’impero è tenuto in me dal Fiat
Divino”. Queste sono le armi che fanno morire la volontà umana e convincono il
cuore della Mamma tua ad usare tutte le arti amorose di Madre, per ottenere che
la sua figlia viva nel regno della sua Mamma. Per te sarà dolce morte che ti
darà la vera vita, e per me sarà la più bella delle vittorie che riporterò nel
regno della Divina Volontà. Perciò, fiducia e coraggio in me. La sfiducia è dei
vili e di quelli che non sono veramente decisi ad ottenere vittoria; questi
sono sempre senza armi, e senza non si vince, sono sempre discontinui e
vacillanti nel fare il bene.
Figlia mia, ascoltami. Io
continuavo la mia vita nel tempio e le mie scappatine lassù nella mia patria
celeste. Avevo il diritto, come figlia, di fare le mie visitine alla mia
Famiglia Divina, che più di un padre mi apparteneva. Quale non fu la mia
sorpresa, quando, in una di queste mie visite, mi fecero conoscere che era loro
Volontà che io uscissi dal tempio, per unirmi prima con vincolo di sposalizio,
secondo l’uso esterno di quei tempi, con un uomo santo chiamato Giuseppe, e per
ritirarmi poi, insieme con lui, a vivere nella casa di Nazareth. Figlia mia, in
questo passo della mia vita, apparve che Dio volesse mettermi alla prova. Io
non avevo mai amato alcuno al mondo; poiché la Volontà Divina aveva tenuto la
sua presenza in tutto l’essere mio, la mia volontà umana non aveva mai avuto un
attimo di vita; in me mancava il germe dell’amore umano; come potevo amare un
uomo, per quanto santo fosse, nell’ordine umano? È vero che io amavo tutti; era
tanto l’amore verso tutti, che il mio amore di Madre aveva scritto, con
caratteri di fuoco incancellabili, uno per uno nel mio materno cuore; però, ciò
era tutto nell’ordine divino; l’amore umano, paragonato al divino, è un’ombra,
una sfumatura, un atomo d’amore. Eppure, figlia cara, ciò che apparve prova ed
estraneo alla santità della mia vita, fu usato da Dio mirabilmente per compiere
i suoi disegni e per concedermi la grazia che tanto sospiravo, cioè di ottenere
che scendesse il Verbo sulla terra. Dio mi dava la salvaguardia, la difesa,
l’aiuto, affinché nessuno potesse sparlare sul conto mio e sulla mia onestà.
San Giuseppe doveva essere il cooperatore, il tutore, che doveva prendere cura
di quel poco d’umano che ci bisognava e doveva essere l’ombra della paternità
celeste, in cui doveva essere formata la nostra piccola famiglia celeste sulla
terra.
Nonostante la mia sorpresa, dissi
subito: “Fiat”, sapendo che la Divina
Volontà non mi avrebbe fatto del male, né avrebbe pregiudicato la mia santità.
Se avessi voluto mettere un atto di mia volontà umana, anche sotto il solo
aspetto di non volere conoscere uomo, avrei mandato in rovina i piani della
venuta del Verbo sulla terra. Quindi, non è la diversità dello stato che pregiudica
la santità, ma la mancanza della Divina Volontà ed il non compimento del
proprio dovere nello stato in cui Dio chiama la creatura. Tutti gli stati sono
santi, anche il matrimonio, purché dentro ci sia la Divina Volontà ed il
sacrificio esatto dei propri doveri; la maggior parte delle creature è indolente
e pigra, non solo non si fa santa, ma forma nel proprio stato un purgatorio o
un inferno.
Quando conobbi che dovevo uscire
dal tempio, non feci motto ad alcuno, aspettando che Iddio stesso muovesse le
circostanze esterne, per farmi compiere la sua adorabile Volontà. Così difatti
avvenne. I superiori del tempio mi chiamarono e mi dissero che era loro
volontà, secondo anche l’uso di quei tempi, che io dovessi prepararmi allo
sposalizio; ed io accettai. Miracolosamente, la scelta, fra tanti, cadde sopra
San Giuseppe e così si formò lo sposalizio ed io uscii dal tempio. Ti prego,
figlia del cuore mio, che in tutte le cose ti stia a cuore la sola Divina
Volontà, se vuoi che i disegni divini si compiano sopra di te.
L’anima
Celeste Regina, la tua figlia a
te si affida; con la mia fiducia voglio ferirti il cuore, affinché questa
ferita dica sempre al tuo materno cuore: “Fiat!
Fiat! Fiat!”. Questo ti chiede sempre la piccola figlia tua.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai sulle mie ginocchia e
reciterai quindici Gloria Patri, per
ringraziare il Signore di tutte le grazie che mi concesse fino al quindicesimo
anno della mia vita, specialmente per avermi dato per compagno un uomo sì
santo, quale San Giuseppe.
Giaculatoria: Regina potente, dammi le armi per muovere battaglia
e per farmi vivere la Volontà di Dio.
L’anima alla sua Mamma
Regina
Mia sovrana Mamma, sono ritornata
per seguire i tuoi passi. Il tuo amore mi lega e, come calamita potente, mi
tiene fissa e tutta intenta a sentire le belle lezioni della Mamma mia; ma ciò
non mi basta, se mi ami come figlia, chiudimi dentro il regno della Divina
Volontà, dove vivesti e vivi, e serrami la porta in modo che, se anche lo [io]
volessi, non potrei uscirne più. Così, Madre e figlia, faremo vita comune e
saremo felici.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, se tu
sapessi quanto sospiro per tenerti chiusa nel regno della Divina Volontà! Ogni
lezione che ti do è un cancello che formo per impedirti il passo d’uscita, è
una fortezza per murare la tua volontà, affinché tu comprenda ed ami stare
sotto il dolce impero del Fiat
supremo. Stai attenta ed ascoltami, perché le mie lezioni non sono altro che
opere, fatte dalla Mamma tua, per adescare e rapire la tua volontà, affinché la
Divina Volontà vinca la tua.
Mia cara figlia, ascoltami. Io
partii dal tempio con lo stesso coraggio con cui vi entrai, e ciò per compiere
la Divina Volontà; andavo a Nazareth e non avrei trovato più i miei cari e
santi genitori, mi accompagnava solo San Giuseppe. Io vedevo in lui il mio buon
angelo, che Iddio mi aveva dato per custodia. Sebbene avessi schiere di angeli
che mi accompagnavano durante il viaggio, tutte le cose create mi fecero
inchini d’onore ed io, ringraziandole, diedi a ciascuna di esse il mio bacio ed
il mio saluto di Regina, e così giunsi a Nazareth.
Tu devi sapere che io e San
Giuseppe ci guardavamo con ritegno e ci sentivamo il cuore gonfio: l’uno voleva
fare conoscere all’altro che era legato a Dio con il voto di verginità perenne.
Finalmente, si ruppe il silenzio ed ambedue manifestammo il voto. Oh, come ci
sentimmo felici! Ringraziando il Signore, ci impegnammo a vivere insieme come
fratello e sorella. Io ero attentissima nel servirlo, ci guardavamo con
venerazione e l’aurora della pace regnava in mezzo a noi. Oh, se tutti si specchiassero
in me per imitarmi! Io mi adattavo molto alla vita comune, nulla facevo trasparire
dei grandi mari di grazia che possedevo.
Senti figlia mia: nella casa di
Nazareth io mi sentivo più che mai accesa e pregavo che il Verbo Divino
scendesse sulla terra. La Divina Volontà, che regnava in me, non faceva altro
che investire tutti i miei atti di luce, di bellezza, di santità e di potenza,
e formava in me il regno della luce, che sempre sorge, il regno della bellezza,
della santità e della potenza che sempre cresce. Tutte le qualità divine, che
il Fiat rendeva presenti in me con il
suo regnare, mi portavano la fecondità. La luce che mi invadeva era tanta, che
la stessa mia umanità, restando talmente abbellita ed investita da questo sole
del Volere Divino, non faceva altro che produrre fiori celesti. Io sentivo il
cielo che si abbassava fino a me e la terra della mia umanità che saliva;
cielo e terra si abbracciavano, si riappacificavano per darsi il bacio di pace
e d’amore; la terra si disponeva a produrre il germe, per formare il Giusto, il
Santo, ed il cielo si apriva per fare discendere il Verbo in questo germe. Io
non facevo altro che scendere e salire da e verso la mia patria celeste, e gettarmi
nelle braccia del mio Padre celeste; gli dicevo con il cuore: “Padre Santo, non
ne posso più, mi sento bruciare e, mentre brucio, sento una forza potente in me
che vuole vincermi; con le catene del mio amore voglio legarvi per disarmarvi,
affinché non più indugiate, e sulle ali del mio amore voglio che sia
trasportato il Verbo Divino dal cielo sulla terra”. Pregavo e piangevo affinché
il Padre Santo mi ascoltasse. La Divinità, vinta dalle mie lacrime e preghiere,
mi rassicurò dicendomi: “Figlia, chi ti può resistere? Hai vinto. L’ora divina
è vicina. Tu ritorna alla terra e continua i tuoi atti nella potenza del mio
Volere e, tramite questi, tutti resteranno scossi, e cielo e terra si daranno
il bacio di pace”. Nonostante ciò, io non sapevo ancora che sarei stata la Madre
del Verbo eterno.
Figlia cara, ascoltami e
comprendi bene cosa significhi vivere di Volontà Divina. Io, vivendo di Essa,
formai il cielo ed il regno divino nell’anima mia; se non avessi formato in me
questo regno, mai il Verbo sarebbe sceso dal cielo in terra; se scese, fu
perché scese nel suo regno, che la Divina Volontà aveva formato in me. Il Verbo
trovò in me il suo cielo e le sue gioie divine; mai il Verbo sarebbe sceso
dentro un regno estraneo. Oh, no! Il Verbo volle che prima si formasse il suo
regno in me, per poi scendere da vincitore in esso. Vivendo sempre di Divina
Volontà, io acquistai per grazia ciò che in Dio è per natura; la fecondità
divina, per formare senza opera d’uomo il germe, fece germogliare in me l’umanità
del Verbo eterno. Che cosa può donare la Divina Volontà operante in una creatura?
Tutto e tutti i beni possibili ed immaginabili. Perciò, abbi a cuore che tutto
sia in te Volontà Divina, se vuoi imitare la Mamma tua e rendermi contenta e
felice.
L’anima
Mamma Santa, se tu vuoi, puoi;
come hai avuto il potere di vincere Dio, sino a farlo scendere dal cielo in
terra, non ti mancherà il potere di vincere la mia volontà, affinché essa non
abbia più vita; io in te spero e da te tutto otterrò.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi farai una visitina nella casa
di Nazareth; per omaggio a me, mi darai tutti gli atti tuoi, affinché io li
unisca ai miei, per convertirli in Volontà Divina.
Giaculatoria: Imperatrice celeste, porta il bacio della Volontà
di Dio all’anima mia.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Mamma Santa, eccomi di nuovo
sulle tue ginocchia; sono la tua figlia, che vuole essere imboccata dalla tua
parola dolcissima, che mi porta il balsamo, per sanare le ferite della mia
misera volontà umana. Mamma mia parlami, scendano le tue potenti parole nel mio
cuore ed ivi formino una nuova creazione, per formare il germe della Divina Volontà
nell’anima mia.
Lezione della Sovrana
Regina
Figlia carissima, è proprio
questo lo scopo; io amo tanto farti sentire gli arcani celesti del Fiat Divino ed i portenti che Esso può
operare dove la Divina Volontà regna completamente, ed il gran male del dominio
dell’umano volere, affinché tu possa amare il Fiat Divino, per permettergli di formare il suo trono in te, e tu
possa aborrire l’umano volere, per fare della tua volontà lo sgabello del
Volere Divino, tenendola sacrificata ai piedi del Divino Volere.
Figlia mia, ascoltami: io
continuavo la mia vita in Nazareth, ed il Fiat
Divino continuava ad allargare in me il suo regno, servendosi dei miei più piccoli
atti, anche di quelli più umili, quali il mantenere l’ordine nella piccola
casetta, accendere il fuoco, scopare e tutti quei servizi che sono utili nelle
famiglie, per farmi sentire la sua vita palpitante nel fuoco, nell’acqua, nel cibo,
nell’aria che respiravo, in tutto; il Fiat
Divino formava, sopra i miei piccoli atti, mari di luce, di grazia e di
santità. Dove regna il Divino Volere vi è la potenza di formare, a partire dai
piccoli ‘nulli’, nuovi cieli di bellezza incantevole, perché Esso, essendo
immenso, non sa fare cose piccole e, con la sua potenza, dà valore ai ‘nulli’,
formando le cose più grandi e facendo strabiliare cieli e terra. Tutto è santo,
tutto è sacro per chi vive di Volontà Divina.
Figlia del mio cuore, prestami
attenzione ed ascoltami: molti giorni prima della discesa del Verbo sulla
terra, io vedevo il cielo aperto ed il sole del Verbo Divino alla sua porta,
come se cercasse verso chi dovesse prendere il volo, per rendersi celeste
prigioniero di una creatura. Oh, come era bello vederlo alle porte del cielo,
in vedetta ed a spiare la fortunata creatura che avrebbe dovuto albergare il
suo Creatore! La Trinità Sacrosanta guardavano la terra non più estranea a
loro, perché c’era la piccola Maria, che, possedendo la Divina Volontà, aveva
formato il regno divino, dove il Verbo poteva scendervi sicuro come se fosse
nella sua propria abitazione, nella quale avrebbe trovato il cielo ed i tanti
soli formati dai tanti atti di Volontà Divina fatti nell’anima mia. La Divinità
rigurgitò l’amore e, togliendosi il manto della giustizia che da tanti secoli
aveva tenuto verso la creatura, si coprì del manto della misericordia infinita;
la Trinità decretò la discesa del Verbo, suonando l’ora del compimento. A
questo suono, cieli e terra si stupirono e si misero tutti sull’attenti, per
essere spettatori d’un eccesso d’amore sì grande e d’un prodigio sì inaudito.
La Mamma tua si sentiva incendiata d’amore e, facendo eco all’amore del mio
Creatore, voleva formare un sol mare d’amore, affinché scendesse in esso il
Verbo sulla terra. Le mie preghiere erano incessanti e, mentre pregavo nella
mia stanzetta, un angelo venne spedito dal cielo, come messaggero del gran Re,
mi si presentò ed inchinandosi mi salutò: “Ave o Maria, Regina nostra, il Fiat Divino ti ha riempita di grazia. Il
Fiat ha già pronunciato che vuole
scendere, è già dietro le mie spalle; ma ci vuole il tuo Fiat per formare il compimento del suo Fiat”.
Ad un annuncio sì grande, da me
tanto desiderato, pur non avendo mai pensato di essere io la eletta, restai
stupita ed esitai un istante; l’angelo del Signore mi disse: “Non temere Regina
nostra, tu hai trovato grazia presso Dio. Tu hai vinto il tuo Creatore; per
completare la vittoria, pronuncia il tuo Fiat”.
Io pronunciai il Fiat; oh,
meraviglia! I due Fiat si fusero, ed
il Verbo Divino scese in me. Il mio Fiat,
che era avvalorato dallo stesso valore del Fiat
Divino, formò dal germe della mia umanità, l’umanità piccina che doveva
racchiudere il Verbo, e così si compì il grande prodigio dell’Incarnazione. Oh,
potenza del Fiat supremo! Tu mi
innalzasti tanto, da rendermi potente fino a potere creare in me quell’umanità
che doveva racchiudere il Verbo eterno, che cieli e terra non potevano
contenere. I cieli si scossero e tutta la creazione fece festa, e tripudiarono
di gioia intorno alla casetta di Nazareth, per dare omaggio ed ossequio al
Creatore fatto uomo; con il loro muto linguaggio dissero: “Oh, prodigio dei
prodigi, che solo un Dio poteva fare! L’immensità si è impicciolita, la potenza
si è resa impotente, la sua altezza inarrivabile si è abbassata fino
nell’abisso del seno d’una Vergine, e Dio è stato immenso e piccolo, potente ed
impotente, forte e debole”. Figlia mia cara, tu non puoi comprendere ciò che
provò la Mamma tua nell’atto dell’incarnazione del Verbo; tutti mi lodavano ed
aspettavano il mio Fiat, potrei dire
onnipotente.
Figlia cara, ascoltami: quanto ti
deve stare a cuore il fare ed il vivere la Volontà Divina! La mia potenza
esiste ancora, fammi pronunciare il mio Fiat
nell’anima tua; per fare ciò, voglio il tuo Fiat,
da sola non posso fare un vero bene; sempre in due si fanno le opere più
grandi. Dio stesso volle non fare da solo, ma volle me insieme a lui, per
formare il grande prodigio dell’Incarnazione; nel mio Fiat e nel suo si formò la vita dell’Uomo-Dio e si aggiustarono le
sorti dell’umano genere. Il cielo non fu più chiuso, tutti i beni vennero
racchiusi in mezzo a due Fiat. Perciò
pronunciamoli insieme: “Fiat! Fiat!”, e il mio amore materno chiuderà
in te la vita della Divina Volontà.
Per ora basta, domani ti aspetto
di nuovo per narrarti il seguito dell’incarnazione.
L’anima
Mamma bella, io mi sento stupita
nel sentire le tue belle lezioni. Deh, ti prego, pronuncia il tuo Fiat sopra di me! Ed io pronuncio il
mio, affinché resti concepito in me quel Fiat
che tu tanto sospiri che regni come vita in me.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a dare il primo bacio a
Gesù e gli dirai, per ben nove volte, che vuoi fare la sua Volontà, ed io
ripeterò il prodigio di fare concepire Gesù nell’anima tua.
Giaculatoria: Regina potente pronuncia il tuo Fiat e crea in me la Volontà di Dio.
L’anima alla sua Madre
Regina
Eccomi a te di nuovo mia Mamma
celeste, vengo a rallegrarmi con te e, inchinandomi ai tuoi santi piedi, ti
saluto ‘piena di grazia e Madre di Gesù’. Oh, non troverò più sola la Mamma
mia, ma troverò, insieme con lei, il mio piccolo prigioniero Gesù. Quindi
saremo tre, non più due: la Mamma, Gesù ed io. Quale fortuna per me! Se voglio
trovare il mio piccolo Re Gesù, basta trovare la Mamma sua e mia. Deh, o Mamma
Santa, nell’altezza di Madre di Dio in cui ti trovi, abbi pietà della misera e
piccola figlia tua, e parla per me al piccolo prigioniero Gesù, affinché mi dia
la grande grazia di vivere della sua Volontà Divina.
Lezione della Regina del
Cielo, Madre di Gesù
Mia cara figlia, oggi ti aspetto
più che mai; il mio materno cuore è gonfio, sento il bisogno di sfogare il mio
ardente amore con la figlia mia, voglio dirti che sono Madre di Gesù. Le mie
gioie sono infinite, mari di felicità mi inondano, io posso dire: ‘sono Madre
di Gesù, sono la sua creatura e la sua ancella’; solo al Fiat devo ciò. Esso mi rese piena di grazia e preparò la degna abitazione
al mio Creatore. Gloria, onore e ringraziamento sia sempre al Fiat supremo.
Ascoltami figlia del mio cuore,
appena fu formata, con la potenza del Fiat
supremo, la piccola umanità di Gesù nel mio seno, il sole del Verbo eterno
s’incarnò in essa. Io avevo il mio cielo, formato dal Fiat, tutto tempestato di stelle fulgidissime, che scintillavano
gioie, beatitudini ed armonie di bellezze divine. Il sole del Verbo eterno, sfolgorante
di luce inaccessibile, venne a prendere il suo posto dentro questo cielo,
nascosto nella sua piccola umanità, la quale non poteva contenerlo; il centro
del sole stava nella sua umanità, ma la luce del sole straripava fuori, ed
investendo cielo e terra giungeva ad ogni cuore e, col suo raggio di luce,
irradiava ciascuna creatura, dicendo: “Figli miei apritevi, datemi il posto nel
vostro cuore, sono sceso dal cielo in terra per formare in ciascuno di voi la
mia vita; mia Madre è il centro dove risiedo, e tutti i miei figli sono la
circonferenza dove voglio formare tante mie vite, quanti sono i miei figli”. E
la luce nuovamente irradiava senza mai cessare, e la piccola umanità di Gesù
gemeva, piangeva, spasimava, e dentro quella luce, che giungeva nei cuori,
faceva scorrere le sue lacrime, i suoi gemiti ed i suoi spasimi d’amore e di
dolore. Tu devi sapere che per la tua Mamma cominciò una nuova vita. Io ero a
conoscenza di tutto ciò che faceva il Figlio mio, lo vedevo divorato da mari di
fiamme d’amore; ogni suo palpito, respiro e pena, erano mari d’amore con i
quali egli coinvolgeva tutte le creature per farle sue, a forza d’amore e di
dolore. Tu devi sapere che quando fu concepita la sua piccola umanità, furono
concepite anche tutte le pene che avrebbe dovuto soffrire, fino all’ultima
della sua vita, comprese quelle derivanti da tutte le anime; come Dio, nessuno
gli poteva sfuggire; la sua immensità racchiudeva tutte le creature, la sua
onniveggenza li[4]
rendeva tutti presenti. Il mio Gesù, il Figlio mio, sentiva il peso ed il fardello
di tutti i peccati di ciascuna creatura. Io, la Mamma tua, lo seguivo in tutto
e sentii, nel mio materno cuore, la nuova generazione delle pene del mio Gesù e
la nuova generazione di tutte le anime, che, come Madre, dovevo generare,
insieme con Gesù, alla grazia, alla luce, alla vita novella, che il mio caro Figlio
ha portato sulla terra.
Figlia mia, tu devi sapere che da
quando io fui concepita, ti amai da Madre, ti sentivo nel mio cuore, ardevo
d’amore per te, ma non capivo il perché. Il Fiat
Divino mi faceva operare, ma mi teneva celato il segreto. Appena Esso
s’incarnò, mi svelò il segreto, ed allora compresi la fecondità della mia
Maternità; non solo dovevo essere Madre di Gesù, ma Madre di tutti, e questa
maternità doveva essere formata sul rogo del dolore e dell’amore. Figlia mia,
quanto ti ho amato e ti amo.
Ascoltami figlia cara, si può
giungere molto lontano quando il divino Volere prende vita operante nella creatura
e la volontà umana lo lascia fare senza impedirgli il passo. Questo Fiat, che in natura possiede la virtù
generativa, genera tutti i beni nella creatura, la rende feconda dandole la
maternità su tutti, sopra tutti i beni e sopra colui che l’ha creata. Maternità
significa vero amore, amore eroico, amore che è contento di morire per dare
vita a chi l’ha generata; se non c’è questo, la parola maternità è sterile, è
vuota, si riduce ad una parola e di fatto non esiste. Se vuoi, figlia mia, la
generazione di tutti i beni, fa che il Fiat
prenda in te la vita operante; Esso ti darà la maternità, tu amerai tutto con
amore di madre, ed io, Mamma tua, ti insegnerò il modo come fecondare in te
questa maternità tutta santa e divina.
L’anima
Mamma Santa, mi abbandono nelle
tue braccia. Oh, come vorrei bagnare le tue mani materne con le mie lacrime,
per muoverti a compassione dello stato della povera anima mia! Deh, se mi ami
come mamma, chiudimi nel tuo cuore ed il tuo amore bruci le mie miserie e le
mie debolezze; la potenza del Fiat
Divino che tu possiedi da Regina, formi la sua vita operante in me, in modo che
io possa dire: “La Mamma è tutta per me, ed io sono tutta per lei”.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, ringrazierai il Signore, tre
volte, a nome di tutti, per essersi incarnato e fatto prigioniero nel mio seno,
dandomi il grande onore di eleggermi Madre sua.
Giaculatoria: Mamma di Gesù, fammi da mamma e guidami nella via
della Volontà di Dio.
L’anima alla sua Mamma
Regina
Mamma dolcissima, il mio povero cuore
sente il bisogno estremo di venire sulle tue ginocchia materne, per confidarti
i miei piccoli segreti ed affidarli al tuo cuore materno. O Mamma mia, nel
guardare i grandi prodigi che operò in te il Fiat Divino, sento che non mi è dato d’imitarti, perché sono piccola
e debole; le lotte tremende della mia esistenza mi atterrano e non mi lasciano
che un filo di vita. Mamma mia, oh come vorrei sfogare il mio cuore nel tuo,
per farti sentire le pene che mi amareggiano, ed il timore che mi tortura di
non potere compiere la Divina Volontà! Pietà, o Madre celeste, pietà! Nascondimi
nel tuo cuore ed io perderò la memoria dei miei mali, per ricordarmi solo di
vivere di Volontà Divina.
Lezione della Regina del
Cielo, Madre di Gesù
Figlia carissima non temere, fidati
della Mamma tua, versa tutto nel mio cuore ed io terrò conto di tutto, ti farò
da mamma, cambierò le tue pene in luce e me ne servirò per allargare i confini
del regno della Volontà Divina nell’anima tua.
Metti tutto da parte per ora ed
ascoltami; voglio dirti ciò che operò il piccolo Re Gesù nel mio seno materno e
come la Mamma tua non perdette neppure un respiro del piccolo Gesù.
Figlia mia, mentre la piccola
umanità di Gesù andava crescendo, unita ipostaticamente con la Divinità, il mio
seno materno era strettissimo, oscuro, non c’era spiraglio di luce. Io vedevo
Gesù nel mio seno materno immobile, avvolto da una notte profonda. Sai tu chi
formava questa oscurità sì intensa per l’infante Gesù? La volontà umana, della
quale l’uomo volontariamente si era avvolto; l’uomo, commettendo peccati,
formava tanti abissi di tenebre intorno e dentro di sé, e ciò lo ha reso
immobile a fare il bene; il mio caro Gesù, per mettere in fuga le tenebre di
questa notte sì profonda, nella quale l’uomo si era reso prigioniero della sua
stessa volontà tenebrosa, fino a perdere il moto di fare il bene, scelse la
dolce prigione della Mamma sua, e volontariamente si esibì nell’immobilità di
nove mesi.
Figlia mia, se tu sapessi quanto
il mio materno cuore sia stato martoriato nel vedere il piccolo Gesù immobile
nel mio seno, nel vederlo piangere, sospirare il suo palpito ardente, palpitare
forte e smaniare d’amore, facendo sentire il suo palpito in ogni cuore, per
chiedere per pietà ad ogni anima di farsi chiudere nella luce della sua
Divinità! Lui, per amore, volontariamente aveva scambiato la luce con le
tenebre, affinché tutti potessero ottenere la vera luce, per mettersi in salvo.
Figlia mia carissima, chi può
dirti ciò che soffrì il mio piccolo Gesù nel mio seno? Pene inaudite ed
indescrivibile. Era dotato di piena ragione, era Dio ed uomo, era tanto il suo
amore, che metteva da parte i mari infiniti di gioie, di felicità e di luce, da
tuffare la sua piccina umanità nei mari di tenebre, di amarezza, di infelicità
e di miserie, che le creature avevano preparato; il piccolo Gesù si addossava
tutto ciò sopra le sue spalle, come se fosse stato suo. Figlia mia, il vero
amore non dice mai basta, non guarda le pene, e tramite le pene cerca colui che
ama ed è contento solo quando offre la sua vita, per ridare la vita a colui che
ama.
Figlia mia ascolta la Mamma tua,
vedi che gran male è il fare la tua volontà! Non solo prepari la notte al tuo
Gesù ed a te, ma formi mari di amarezze, di infelicità e di miserie, dai quali
resti travolta e non sai come uscirne. Perciò sii attenta, rendimi felice
dicendo: “Voglio fare sempre la Divina Volontà”.
Senti figlia mia: il piccolo
Gesù, spasimante d’amore, sta per uscire alla luce del giorno; le sue ansie, i
suoi sospiri ardenti e desideri di volere abbracciare la creatura, di farsi
vedere mentre la guarda per rapirla a sé, non gli danno più requie; come un
giorno si mise in vedetta alle porte del cielo per chiudersi nel mio seno, così
sta per mettersi in vedetta alle porte del mio seno, che è più che cielo,
affinché il sole del Verbo eterno sorga in mezzo al mondo e vi formi il suo
pieno meriggio. Così per le povere creature non ci sarà più notte, né alba, né
aurora, ma sempre sole, scintillante più che nella pienezza del mezzogiorno. La
Mamma tua sentiva che non lo poteva più contenere dentro di sé, mari di luce e
di amore m’inondavano; dentro ad un mare di luce lo concepii e dentro ad un
mare di luce egli uscì dal mio seno materno. Figlia cara, per chi vive di
Volontà Divina, tutto è luce e tutto si converte in luce. In questa luce, io
ero rapita mentre aspettavo di stringere fra le mie braccia il mio piccolo
Gesù; quando uscì dal mio seno, sentii i suoi primi vagiti amorosi, e l’angelo
del Signore me lo consegnò fra le braccia; io lo strinsi forte forte al mio
cuore e gli diedi il mio primo bacio, ed il piccolo Gesù mi diede il suo.
Per ora basta, domani ti aspetto
di nuovo per seguire la narrazione della nascita di Gesù.
L’anima
Mamma Santa, come sei fortunata,
sei la vera benedetta fra tutte le donne! Ti prego, per quelle gioie che
provasti quando stringesti Gesù al tuo seno e gli desti il primo bacio, di
cedermi, per pochi istanti, nelle braccia, il piccolo Gesù, affinché gli dia il
contento dicendogli che giuro d’amarlo sempre e che non voglio conoscere altro
che la sua Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a baciare i piedini al
bambinello Gesù e metterai la tua volontà nelle sue manine per farlo giocare e
sorridere.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi nel mio cuore il piccolo Gesù,
affinché lo[5]
trasformi tutto in Volontà di Dio.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Oggi, Mamma Santa, sento con foga
d’amore che non posso resistere a non venire presso le tue ginocchia materne,
per trovare nelle tue braccia il celeste bambinello. La sua bellezza mi
rapisce, i suoi sguardi mi feriscono, le sue labbra, atteggiate per gemere e
per dare singhiozzo di pianto, mi strappano il cuore ad amarlo. Mamma mia
carissima, io so che tu mi ami e perciò ti prego di darmi un posticino nelle
tue braccia, affinché io possa dargli il mio primo bacio, versare il mio cuore
nel piccolo Re Gesù, affidargli i miei segreti, che tanto mi opprimono, e
dirgli per farlo sorridere: “La mia volontà è tua e la tua è mia; perciò, forma
in me il regno del tuo Fiat Divino.
Lezione della Regina del
Cielo alla figlia sua
Figlia mia carissima, quanto
sospiro di averti nelle mie braccia, per avere il gran contento di potere dire
al nostro piccolo Re bambinello: “Non piangere carino mio, vedi, qui con noi
c’è la piccola figlia mia, che vuole riconoscerti Re e darti il dominio
nell’anima sua, per farti distendere il regno della tua Divina Volontà in lei”.
Ora figlia del mio cuore, mentre
stai tutta intenta a vagheggiare il pargoletto Gesù, prestami attenzione ed
ascoltami. Tu devi sapere che era mezzanotte quando il piccolo Re neonato uscì
dal mio seno materno; ma la notte si cambiò in giorno. Colui che era padrone
della luce, metteva in fuga la notte dell’umana volontà, la notte del peccato,
la notte di tutti i mali, e per segno di ciò, che faceva nell’ordine delle
anime con il solito suo Fiat onnipotente,
la mezzanotte si cambiò in giorno fulgidissimo, e tutte le cose create corsero
per inneggiare, in quella piccola umanità, il loro Creatore. Il sole corse per
dare i suoi primi baci di luce al bambinello Gesù e riscaldarlo con il suo
calore. Il vento, imperante con le sue ondate, purificò l’aria di quella stalla
e con il suo dolce gemito disse: “Ti amo”.
I cieli si scuoterono[6]
fin dalle fondamenta, la terra esultò e fremette fin nell’abisso, il mare
tumultuò con le sue onde altissime, insomma tutte le cose create riconobbero
che il loro Creatore stava in mezzo a loro e fecero a gara per inneggiarlo. Gli
stessi angeli, formando luce nell’aria, con voce melodiosa, che poteva essere
sentita da tutti, dissero: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra
agli uomini di buona volontà; è nato il celeste bambino, nella grotta di
Betlemme, avvolto in poveri pannicelli”. I pastori, che stavano in veglia,
ascoltarono le voci angeliche e corsero a visitare il piccolo Re divino.
Figlia mia cara, continua ad
ascoltarmi: appena io lo ricevetti nelle mie braccia, gli diedi il mio primo
bacio e sentii il bisogno d’amore di dare del mio al mio Figlio bambino;
porgendo il mio seno, gli diedi latte abbondante, latte formato dallo stesso Fiat Divino, nella mia persona, per
alimentare il piccolo Re Gesù. Chi può dirti ciò che io provai nel fare ciò? Ed
i mari di grazia, di amore, di santità che, per contraccambiarmi, mi dava il
Figlio mio? Lo avvolsi in poveri, ma nitidi pannicelli, e lo adagiai nella mangiatoia.
Questa era la sua Volontà ed io non potevo fare a meno di eseguirla. Prima di
fare ciò, Lo condivisi con il caro San Giuseppe, dandolo nelle sue braccia; oh,
come gioì! Lo strinse al suo cuore ed il dolce bambinello versò nell’anima sua
torrenti di grazia. Dopo, San Giuseppe aggiustò un po’ di fieno nella mangiatoia
ed io lo posi a giacere dentro di essa. La Mamma tua, rapita dalla beltà
dell’infante divino, stava per la maggior parte del tempo genuflessa innanzi a
lui; mettevo in moto tutti i miei mari di amore, che il Volere Divino aveva
formato in me, per amarlo, adorarlo e ringraziarlo. Ed il celeste pargoletto
che faceva nella mangiatoia? Agiva secondo la Volontà del nostro Padre celeste,
che era anche sua; emettendo gemiti e sospiri, vagiva, piangeva e chiamava tutti,
dicendo nei suoi gemiti amorosi: “Venite tutti figli miei, per amore vostro
sono nato al dolore, alle lacrime; venite tutti a conoscere l’eccesso del mio
amore, datemi un posto nei vostri cuori”. Ci fu un via vai di pastori che vennero
a visitarlo; a tutti dava il suo sguardo dolce ed il suo sorriso d’amore, nelle
sue stesse lacrime.
Figlia mia, una parolina a te: tu
devi sapere che tutta la mia gioia consisteva nel tenere nel mio grembo il mio
caro Figlio Gesù; il Volere Divino mi fece intendere di metterlo nella mangiatoia,
a disposizione di tutti, affinché chiunque volesse, potesse vezzeggiarlo,
baciarlo e prenderlo nelle proprie braccia, come se fosse suo. Era il piccolo
Re di tutti, quindi tutti avevano il diritto di farne un loro dolce pegno
d’amore; io, per compiere il Volere supremo, mi privai delle mie gioie
innocenti e cominciai, con opere e sacrifici, l’ufficio di Madre di dare Gesù a
tutti; figlia mia, la Divina Volontà è esigente e vuole tutto, anche il sacrificio
delle cose più sante e, a seconda delle circostanze, persino il grande
sacrificio di privarsi dello stesso Gesù; ciò, per estendere maggiormente il
suo regno e per moltiplicare la vita dello stesso Gesù. Infatti, quando la
creatura, per amor suo, si priva di lui, è tale e tanto l’eroismo ed il sacrificio,
che questi hanno virtù di produrre una vita novella di Gesù, che forma un’altra
abitazione per Gesù. Perciò, figlia cara, sii attenta e non negare mai alcunché
alla Divina Volontà, qualunque sia la situazione.
L’anima
Mamma Santa, le tue belle lezioni
mi confondono; se vuoi che io le metta in pratica, non mi lasciare sola,
affinché, quando mi vedi soccombere sotto il peso enorme delle privazioni divine,
tu mi stringa al tuo materno cuore; allora io sentirò la forza di non negar mai
alcunché alla Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai per tre volte a visitare
il bambinello Gesù, baciandogli le piccole manine, e gli dirai cinque atti
d’amore, per onorare le sue lacrime e per quietare il suo pianto.
Giaculatoria: Mamma Santa, versa le lacrime di Gesù nel cuore mio,
affinché egli disponga in me il trionfo della Volontà di Dio.
L’anima alla sua Mamma
Regina
Mamma mia dolcissima, eccomi di
nuovo presso le tue ginocchia; questa tua figlia non può stare più senza di te,
Mamma mia; il dolce incanto del celeste bambino, che stringi fra le tue
braccia, e che, genuflessa, adori ed ami nella mangiatoia, mi rapisce; penso
che la tua sorte felice e lo stesso piccolo Re Gesù non siano altro che frutti,
dolci e preziosi pegni di quel Fiat
che ha reso presente in te il regno suo. O Mamma, dammi la parola che farai uso
della tua potenza per formare in me il regno della Divina Volontà.
Lezione della mia Mamma
celeste
Figlia mia carissima, sono
contenta di tenerti vicina, per poterti insegnare come in tutte le cose possa essere
presente il regno della Divina Volontà. Tutte le croci, i dolori, le umiliazioni,
investiti dalla vita del Fiat Divino,
sono come materie prime nelle sue mani, per alimentare il suo regno e renderlo
sempre più presente. Prestami attenzione ed ascolta la Mamma tua. Io continuavo
la mia dimora nella grotta di Betlemme con Gesù e con il caro San Giuseppe;
come eravamo felici! Quella piccola grotta, poiché l’infante divino e la Divina
Volontà operavano in noi, ci sembrava un paradiso. È vero che non ci mancavano
pene e lacrime, ma queste, confrontate con i mari immensi di gioia, di felicità
e di luce, che il Fiat Divino faceva
sorgere in ogni atto nostro, erano solo goccioline gettate in questi mari. La
dolce ed amabile presenza del mio caro Figlio era una delle più grandi
felicità. Figlia cara, tu devi sapere che quando giunse l’ottavo giorno di vita
terrena del celeste bambino il Fiat
Divino suonò l’ora del dolore, comandandoci di circoncidere il vezzoso bambinello.
Era un taglio dolorosissimo quello al quale si doveva sottoporre il piccolo
Gesù; era la legge di quei tempi che imponeva che tutti i primogeniti si dovessero
sottoporre a questo taglio doloroso. Si può chiamarla la legge del peccato, ma
mio Figlio era innocente e la sua legge era la legge dell’amore; tuttavia,
poiché egli venne a trovare non l’uomo re, ma l’uomo degradato, per
affratellarsi a lui ed innalzarlo, si volle degradare e si sottopose alla legge.
Figlia mia, io e San Giuseppe
sentimmo un fremito di dolore, ma impavidi e senza esitare chiamammo il
ministro ed acconsentimmo a fare circoncidere Gesù con un taglio dolorosissimo;
a causa del dolore acerbo, il bimbo Gesù pianse e si slanciò nelle mie braccia,
chiedendomi aiuto. San Giuseppe ed io mescolammo le nostre lacrime con le sue;
fu raccolto il primo sangue sparso da Gesù per amore delle creature; fu imposto
il nome di Gesù, nome potente, che doveva fare tremare cielo e terra, e lo
stesso inferno. Nome che doveva essere balsamo, difesa ed aiuto ad ogni cuore.
Figlia mia, questo taglio era
l’immagine del taglio crudele che l’uomo aveva fatto all’anima sua, facendo la
sua volontà; il mio caro Figlio si faceva fare questo taglio per sanare il duro
taglio delle volontà umane e, con il suo sangue, le ferite dei tanti peccati
che il veleno della volontà umana ha prodotto nelle creature. Ogni atto di
volontà umana è un taglio che si fa, è una piaga che si apre; il celeste
bambino, con il suo taglio doloroso, preparava il rimedio a tutte le ferite
umane.
Figlia mia, un’altra sorpresa:
una stella nuova splende sotto la volta dei cieli e, con la sua luce, va
cercando adoratori, per condurli a riconoscere ed adorare il bambino Gesù. Tre
personaggi, l’uno lontano dall’altro, ne restano colpiti e, investiti da luce
suprema, seguono la stella, la quale li conduce nella grotta di Betlemme ai
piedi del bambino Gesù. Quale fu la meraviglia per questi Re Magi, nel riconoscere
in quell’infante divino il Re del cielo e della terra, colui che veniva ad
amare ed a salvare tutti! Mentre i Magi lo adoravano, rapiti da quella celeste
beltà, il bambino fece trasparire, fuori dalla sua piccola umanità, la sua
Divinità, e la grotta si cambiò in paradiso; i Magi non seppero distaccarsi dai
piedi dell’infante divino fino a quando egli ritirò di nuovo nella sua umanità
la luce della Divinità. Io, mettendo in esercizio l’ufficio di Madre, parlai a
lungo della discesa del Verbo e li fortificai nella fede, speranza e carità,
simbolo dei loro doni offerti a Gesù; i Magi, pieni di gioia, si ritirarono
nelle loro regioni, per essere i primi propagatori.
Figlia mia cara, non ti
allontanare dal mio fianco, seguimi ovunque. Stanno per compiersi quaranta
giorni dalla nascita del piccolo Re Gesù; il Fiat Divino ci chiama al tempio, per adempiere la legge della
presentazione del Figlio mio, e noi andiamo al tempio; era la prima volta che
uscivo insieme con il mio dolce bambino. Una vena di dolore si aprì nel mio
cuore, andavo ad offrirlo vittima per la salvezza di tutti! Entrati nel tempio,
prima adorammo la Divina Maestà, poi chiamai il sacerdote e, messo Gesù nelle
sue braccia, feci l’offerta del celeste bambino all’eterno Padre, offrendolo in
sacrificio per la salvezza di tutti. Il sacerdote era Simeone; appena deposi
Gesù nelle sue braccia, egli riconobbe che era il Verbo Divino, esultò
d’immensa gioia e, dopo l’offerta, atteggiandosi a profeta, profetizzò tutti i
miei dolori. Oh, come il Fiat supremo
suonò a distesa sul mio materno cuore, con suono vibrante, la ferale tragedia
di tutte le pene del mio Figlio bambino! Ciò che più mi trafisse furono le
parole che mi disse il santo profeta:
“Questo caro bambino sarà la
salvezza e la rovina di molti, e sarà il bersaglio delle contraddizioni”.
Se il Volere Divino non mi avesse
sostenuta, sarei morta all’istante di puro dolore. Invece, mi diede vita e se
ne servì per formare in me il regno dei dolori nel regno della sua stessa
Volontà. Al diritto di Madre, che avevo su tutti, aggiunsi il diritto di Madre
e Regina di tutti i dolori. Ah, sì! Con i miei dolori acquistai la monetina per
pagare i debiti dei figli miei, ed anche quelli dei figli ingrati.
Figlia mia, tu devi sapere che,
nella luce della Divina Volontà, io già sapevo tutti i dolori che dovevano
toccarmi ed erano anche più numerosi di quelli che mi profetizzò il santo
profeta, ma in quell’atto sì solenne di offrire il mio Figlio, il sentirmeli
ripetere mi fece sentire talmente trafitta, che mi sanguinò il cuore e si aprirono
squarci profondi nell’anima mia. Ascolta la Mamma tua, nelle tue pene, negli
incontri dolorosi che non ti mancano, non ti abbattere mai, ma con amore eroico,
fa che il Volere Divino prenda il suo regio posto nelle tue pene, affinché te
le converta in monetine d’infinito valore, con le quali potrai pagare i debiti
dei tuoi fratelli, per riscattarli dalla schiavitù dell’umana volontà e per
farli rientrare come figli liberi nel regno del Fiat Divino.
L’anima
Mamma Santa, nel tuo cuore trafitto
metti tutte le mie pene, che tu sai quanto mi trafiggono il cuore. Deh! Fammi
da mamma e versa nel mio cuore il balsamo dei tuoi dolori, affinché io subisca
la tua stessa sorte di servirmi delle mie pene come monetine, per conquistare
il regno della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai nelle mie braccia,
affinché io versi in te il primo sangue che sparse il celeste bambino, per
sanarti le ferite fatte dalla tua volontà umana; reciterai tre atti d’amore per
mitigare lo spasimo della ferita del bambino Gesù.
Giaculatoria: Mamma mia, versa il tuo dolore nell’anima mia e
converti tutte le mie pene in Volontà di Dio.
L’anima alla sua Regina
travolta nel dolore
Mia Mamma Sovrana, la tua piccola
figlia sente il bisogno di venire presso le tue ginocchia, per tenerti un po’
di compagnia. Vedo il tuo volto velato di mestizia e qualche lacrima fuggitiva
scorrere dai tuoi occhi; il dolce bambinello trema e piange. Mamma Santa,
unisco le mie pene alle tue per confortarti e per quietare il pianto del
celeste bambino. Mamma mia, non negarmi la rivelazione del segreto; cosa c’è di
funesto per il mio caro bambinello?
Lezione della Madre
Regina
Figlia mia carissima, il cuore
della Mamma tua oggi è tanto gonfio di amore e di dolore, che non posso
trattenermi dal piangere. Tu conosci la venuta dei Re Magi, i quali fecero
rumore in Gerusalemme facendo domande circa il nuovo Re. L’empio Erode, per
timore d’essere rovesciato dal trono, ha dato il mandato di uccidere il mio
dolce Gesù, la mia cara vita, e tutti gli altri bambini. Figlia mia che dolore!
Colui che è venuto a dare la vita a tutti, a portare nel mondo la nuova era di
pace, di felicità, di grazia, lo vogliono uccidere. Quanta ingratitudine,
quanta perfidia! Ah, figlia mia, vedi dove giunge la cecità della volontà umana!
Essa si rende feroce, lega le mani allo stesso Creatore e si rende padrona di
colui che l’aveva creata. Perciò compatiscimi, figlia mia, e cerca di quietare
il pianto del dolce bambino. Egli piange per l’ingratitudine umana, che, appena
nato, lo vuole morto; per salvarlo, siamo costretti a fuggire. Il caro San
Giuseppe è stato avvisato dall’angelo, di partire presto verso terra straniera.
Tu accompagnaci, figlia cara, non ci lasciare soli, ed io continuerò a darti le
mie lezioni sui gravi mali della volontà umana. Tu devi sapere che l’uomo,
allorché si sottrasse alla Divina Volontà, ruppe il rapporto con il suo
Creatore; tutto era stato fatto da Dio sulla terra, tutto era suo; l’uomo, non
facendo il Volere Divino, perdette tutti i diritti e, si può dire, non ebbe più
dimora. L’uomo divenne il povero esiliato, il pellegrino che non poteva
possedere dimora permanente; ciò fu vero non solo per l’anima, ma anche per il
corpo; tutte le cose si fecero mutevoli per il povero uomo, e se qualche cosa
fuggevole fu duratura, ciò avvenne in virtù dei previsti meriti di questo
celeste bambino. Tutta la magnificenza della creazione fu destinata da Dio a
coloro che avrebbero fatto la Divina Volontà e vissuto nel regno della Divina
Volontà. Tutti gli altri, anche se prendono stentatamente qualche cosa, sono i
veri ladroncelli del loro Creatore e, con la loro ragione, non vogliono fare la
Divina Volontà, anche se vogliono i beni che ad Essa appartengono.
Figlia cara, senti quanto io e
questo caro bambino ti amiamo: ai primi albori della vita, Gesù va in esilio ed
in terra straniera, per liberarti dall’esilio nel quale ti ha messo l’umano
volere e per richiamarti a vivere, non in terra straniera, ma nella tua patria,
che ti fu data da Dio quando fosti creata, cioè nel regno del Fiat supremo. Figlia del mio cuore, abbi
pietà delle lacrime della Madre tua e delle lacrime di questo dolce caro
bambino; piangendo, ti preghiamo di non fare mai la tua volontà; ritorna, ti
preghiamo e ti scongiuriamo, nel grembo del Volere Divino che tanto sospira di
averti.
Figlia cara, tra il dolore
dell’ingratitudine[7]
umana, tra le immense gioie e felicità, che il Fiat Divino ci dava, e tra la festa che tutta la creazione faceva
al dolce bambino, la terra rinverdiva e fioriva sotto i nostri passi, per dare
omaggio al suo Creatore. Il sole lo fissava e, inneggiandolo con la sua luce,
si sentiva onorato di dargli la sua luce e calore; il vento lo accarezzava, gli
uccelli si abbassavano intorno a noi e con i loro trilli e canti facevano le
più belle nenie al caro bambino, per quietare il pianto e riconciliargli il
sonno.
Figlia mia, stando in noi il
Volere Divino, avevamo il potere su tutto. Giungemmo in Egitto e, dopo un lungo
periodo di tempo, l’angelo del Signore avvertì San Giuseppe di tornare nella
casa di Nazareth, dato che l’empio tiranno era morto. E così rimpatriammo nelle
nostre terre natie. L’Egitto simboleggia l’umana volontà, terra piena di idoli;
dovunque passava il pargoletto Gesù, egli atterrava questi idoli e li rinviava
nell’inferno. Quanti idoli possiede l’umano volere, idoli di vanagloria, di propria
stima e di passioni che tiranneggiano la povera creatura! Sii attenta, ascolta
la Mamma tua, che, per non farti fare mai la tua volontà, farebbe qualunque sacrificio
e darebbe anche la vita per darti il gran bene di vivere sempre nel grembo
della Divina Volontà.
L’anima
Mamma dolcissima, ti ringrazio di
farmi comprendere il gran male dell’umano volere; ti prego, per il dolore che
soffristi nell’esilio dell’Egitto, di fare uscire l’anima mia dall’esilio della
mia volontà e di farmi rimpatriare nella cara patria della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, offrirai le tue azioni unite con
le mie, in atto di gratitudine al santo bambino, pregandolo di entrare
nell’Egitto del tuo cuore, per cambiarlo tutto in Volontà di Dio.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi il piccolo Gesù nel cuore mio,
affinché lo riordini tutto in Volontà Divina.
L’anima alla sua sovrana
Regina
Mamma dolcissima, eccomi di nuovo
vicina alle tue ginocchia materne, dove ti trovo insieme con il fanciullino
Gesù; tu, vezzeggiandolo, gli dici la tua storia d’amore e Gesù ti dice la sua.
Come è bello trovare Gesù e la Mamma che si parlano! È tanta la foga del loro
amore, che essi restano muti, rapiti, la Madre nel Figlio, ed il Figlio nella
Madre. Mamma Santa, non mi mettere da parte; tenetemi con voi, affinché,
ascoltando ciò che dite, io impari ad amarvi ed a fare sempre la Santissima Volontà
di Dio.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, ti aspettavo
per continuare la mia lezione sul regno che sempre più rendeva presente in me
il Fiat supremo.
Tu devi sapere che la piccola
casa di Nazareth, per la Mamma tua, per il caro e dolce Gesù e per San
Giuseppe, era un paradiso; il mio caro Figlio, essendo Verbo eterno, possedeva
in se stesso, per virtù propria, la Divina Volontà, ed in quella piccola umanità
risiedevano mari immensi di luce, di santità, di gioie e di bellezze infinite;
io possedevo, per grazia, il Volere Divino; io non potevo abbracciare
l’immensità, come l’amato Gesù poteva, poiché egli era Dio ed uomo, mentre io
ero sempre la sua creatura finita; tuttavia, il Fiat Divino mi riempì tanto, avendo formato in me i suoi mari di luce,
di santità, di amore, di bellezze e di felicità; l’intensità di luce, di amore
e di tutto ciò che possiede un Volere Divino, usciva talmente da noi, che San
Giuseppe restava eclissato, inondato, e viveva dei nostri riflessi.
Figlia cara, in questa casa di
Nazareth, era in pieno vigore il regno della Divina Volontà; ogni piccolo
nostro atto, cioè il lavoro, l’accendere il fuoco, il preparare il cibo, era
animato dal Volere supremo e formato sulla santità del puro amore; dal più
piccolo e dal più grande atto nostro scaturivano gioie, felicità, beatitudini
immense, e noi restavamo talmente inondati, da sentirci come sotto una pioggia
dirotta di nuove gioie e di contenti indescrivibili. Figlia mia, devi sapere
che la Divina Volontà possiede in natura la sorgente delle gioie, e si diletta,
quando regna nella creatura, di dare, in ogni atto della creatura, l’atto nuovo
e continuo delle sue gioie e felicità. Oh, come eravamo felici! Tutto era pace
ed unione somma. L’uno si sentiva onorato di ubbidire all’altro; anche il mio
caro Figlio voleva essere comandato, nei piccoli lavori, da me e dal caro San
Giuseppe. Oh, come era bello vederlo nell’atto di aiutare il suo padre putativo
nei lavori fabbrili, vederlo quando prendeva il cibo; quanti mari di grazia
Gesù faceva scorrere in quegli atti, a pro delle creature!
Ora figlia cara, ascoltami: in
questa casa di Nazareth fu formato, nella Mamma tua e nell’umanità di mio
Figlio, il regno della Divina Volontà, per farne dono all’umana famiglia,
allorché questa si fosse disposta a ricevere il bene di questo regno. Sebbene
mio Figlio fosse Re ed io Regina, eravamo Re e Regina senza popoli; il nostro
regno, sebbene potesse racchiudere tutti e dare vita a tutti, era deserto,
perché ci voleva prima la redenzione, per preparare e disporre l’uomo a venire
in questo regno sì santo. Essendo la Divina Volontà posseduta da me e da mio
Figlio, che appartenevamo, secondo l’ordine umano, all’umana famiglia divina,
le creature ricevevano il diritto d’entrare in questo regno e la Divinità
cedeva il diritto, lasciando le porte aperte a chi volesse entrare. Perciò, la
nostra vita nascosta per così tanti anni servì a preparare il regno della
Divina Volontà per le creature. Voglio farti conoscere ciò che operò in me
questo Fiat supremo, affinché tu
dimentichi la tua volontà e, dando la mano alla Madre tua, ella ti possa condurre
nei beni che, con tanto amore, ha preparato per te. Dimmi figlia del mio cuore,
contenterai me ed il tuo e mio caro Gesù, che con tanto amore ti aspettiamo in
questo regno sì santo, per vivere insieme con noi, per vivere tutta di Volontà
Divina?
Ascolta, figlia cara, un altro
atto d’amore che, in questa casa di Nazareth, fece per me il mio caro Gesù.
Egli mi fece depositaria di tutta la sua vita. Dio quando fa un’opera, non la
lascia in sospeso, né nel vuoto, ma cerca sempre una creatura, nella quale
potere rinchiudere e poggiare tutta l’opera sua; altrimenti, ci sarebbe il pericolo
che Iddio esponesse le sue opere all’inutilità, e ciò non può essere. Quindi,
il mio caro Figlio depose in me le sue opere, le sue parole, le sue pene,
tutto, persino il respiro depositò nella Mamma sua. Quando eravamo ritirati
nella nostra stanzetta, egli prendeva il suo dolce dire e mi narrava tutti i
Vangeli, che doveva predicare al pubblico, ed i sacramenti che doveva
istituire; tutto mi confidò e, deponendo tutto in me, mi costituì canale e
sorgente perenne, poiché da me doveva uscire la sua vita e tutti i suoi beni, a
pro di tutte le creature. Oh, come mi sentivo ricca e felice, nel sentire
deporre in me tutto ciò che faceva il mio caro Figlio Gesù. Il Volere Divino,
che regnava in me, mi dava lo spazio per poter tutto ricevere; Gesù sentiva contraccambiato
l’amore, la gloria della grande opera della redenzione, da parte della Mamma
sua. Che cosa non ricevetti da Dio, poiché non feci mai la mia volontà, ma
sempre la sua! Tutto, anche la stessa vita del mio Figlio era a mia disposizione
e, mentre la vita restava sempre in me, potevo bilocarla, per darla a chi con
amore me la chiedeva.
Ora figlia mia, una parolina a
te: se farai sempre la Divina Volontà e mai la tua, e vivrai in Essa, io, la
Mamma tua, farò il deposito di tutti i beni del mio Figlio nell’anima tua. Oh,
come ti sentirai fortunata! Avrai una vita divina a tua disposizione, che tutto
ti darà; io, facendoti da vera Mamma, mi metterò a guardia, affinché cresca
questa vita in te e formi il regno della Divina Volontà.
L’anima
Mamma Santa, nelle tue braccia mi
abbandono, sono una piccola figlia che sento il bisogno estremo delle tue cure
materne. Deh, ti prego, prendi questa mia volontà, chiudila nel tuo cuore e non
darmela più, affinché io possa essere felice di vivere sempre di Volontà
Divina, così contentando te ed il mio caro Gesù.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a fare tre visitine nella
casa di Nazareth, per onorare la sacra famiglia; recitando tre Pater, Ave e Gloria, pregherai
di essere ammessa a vivere in mezzo a noi.
Giaculatoria: Gesù, Maria e Giuseppe, mettetemi con voi a vivere
nel regno della Volontà di Dio.
L’anima alla sua Madre
celeste
Eccomi a te di nuovo mia Mamma
Regina; oggi, il mio amore di figlia per te mi fa correre, per essere
spettatrice quando il mio dolce Gesù, separandosi da te, prende la via per
formare la sua vita apostolica in mezzo alle creature. Mamma Santa, so che
soffrirai molto; ogni momento di separazione da Gesù ti costerà la vita, ed io,
la figlia tua, non voglio lasciarti sola, voglio asciugarti le lacrime e, con
la mia compagnia, voglio spezzare la tua solitudine; mentre staremo insieme, tu
continuerai a darmi le tue belle lezioni sulla Divina Volontà.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, la tua
compagnia mi sarà molto gradita, perché sentirò in te il primo dono che mi fa
Gesù, dono formato di puro amore, prodotto dal suo e dal mio sacrificio, dono
che mi costò la vita del Figlio mio.
Ora prestami attenzione ed
ascoltami. Senti, figlia mia, per la tua Mamma comincia una vita di dolore, di
solitudine e di lunghe separazioni dal suo sommo bene, Gesù. La vita nascosta è
finita; egli sente l’irresistibile bisogno di amore d’uscire in pubblico, di
farsi conoscere e di andare in cerca dell’uomo smarrito nel labirinto della sua
volontà e, quindi, preda di tutti i mali. Il caro San Giuseppe era già morto.
Gesù partiva ed io restavo sola nella piccola casetta. Quando il mio amato
Gesù, che non faceva mai nulla senza prima dirmelo, mi chiese l’ubbidienza di
partire, io sentii lo schianto nel cuore; ma, conoscendo che quella era la
Volontà suprema, io dissi subito il mio Fiat,
senza esitare un istante, e con il mio ed il Fiat di mio Figlio ci separammo nella foga del nostro amore; Gesù
mi benedisse e mi lasciò. Io lo accompagnai con il mio sguardo finché potei e
poi, ritirandomi, mi abbandonai in quel Volere Divino che era la mia vita. Oh,
potenza del Fiat Divino! Questo
Volere Santo non mi faceva perdere mai di vista mio Figlio, né egli perdeva me,
anzi sentivo il suo palpito nel mio e Gesù sentiva il mio nel suo. Figlia cara,
io avevo ricevuto mio Figlio dal Volere Divino e ciò che questo Volere Santo
dà, non è soggetto né a termine né a separazione; i doni suoi sono permanenti
ed eterni. Mio Figlio era mio, nessuno me lo poteva togliere, né la morte, né
il dolore, né la separazione, perché il Volere Divino me lo aveva donato. La
nostra separazione era apparente: in realtà eravamo fusi insieme, poiché una
era la Volontà che ci animava. Come potevamo separarci?
Tu devi sapere che la luce della
Divina Volontà mi faceva vedere, come malamente e con quanta ingratitudine le
creature trattassero mio Figlio; il suo passo lo rivolse verso Gerusalemme, la
sua prima visita fu nel tempio santo, nel quale cominciò la serie delle sue
predicazioni. Ma, ahi, dolore! La sua parola piena di vita, portatrice di pace,
di amore e di ordine, veniva malamente interpretata ed ascoltata, specie dai
dotti e dai sapienti di quei tempi. Quando mio Figlio diceva di essere il Figlio
di Dio, il Verbo del Padre, colui che era venuto per salvarli, essi l’avevano
tanto a male, che, con i loro sguardi furibondi, lo volevano divorare. Oh, come
soffriva il mio amato bene Gesù! Rigettando la sua parola creatrice, gli
facevano sentire la morte, che essi davano alla sua parola divina; io ero tutta
attenzione, tutt’occhi nel guardare quel cuore divino che sanguinava, ed
offrivo il mio materno cuore per ricevere le stesse ferite, per consolarlo e
per dargli un appoggio nel momento che stava per soccombere. Oh, quante volte,
dopo avere donato la sua parola, lo vidi dimenticato da tutti! Nessuno gli
offriva un ristoro, e lui, solo, solo, fuori dalle mura della città,
all’aperto, sotto la volta del cielo stellato, poggiato ad un albero, piangeva
e pregava per la salvezza di tutti. La tua Mamma, figlia cara, dalla sua
casetta piangeva insieme con lui e, nella luce del Fiat Divino, gli mandava le sue lacrime per ristoro, i suoi casti
amplessi ed i suoi baci per conforto.
Il mio amato Figlio, vedendosi
rigettato dai grandi e dai dotti, non si arrestò, né poteva arrestarsi, poiché
il suo amore correva verso le anime. Allora si circondò di poveri, di afflitti,
d’infermi, di zoppi, di ciechi, di muti e di tanti altri mali che avevano oppresso
le povere creature; queste creature erano l’immagine dei tanti mali, che
l’umana volontà aveva prodotto in esse. Il caro Gesù sanava tutti, consolava ed
istruiva tutti e così divenne l’amico, il padre, il medico, il maestro dei
poveri.
Figlia mia, furono i poveri
pastori che, con le loro visite, lo ricevettero nel nascere, e sono i poveri
che lo seguono negli ultimi anni della sua vita quaggiù, fino al suo morire. I
poveri e gli ignoranti sono più semplici, meno attaccati al loro giudizio e,
quindi, sono i favoriti, i benedetti ed i beniamini del mio caro Figlio;
infatti, egli sceglie poveri pescatori per apostoli e come colonne della Chiesa
futura.
Figlia carissima, se ti dicessi
ciò che operammo e soffrimmo il mio Figlio ed io, in questi tre anni della sua
vita pubblica, dovrei troppo dilungarmi. Ti raccomando che [in] tutto ciò che
puoi fare e soffrire sia il tuo atto
primo e l’ultimo sia il Fiat Divino.
Nel Fiat mi separai da mio Figlio ed
il Fiat mi diede la forza di offrire
il sacrificio. Troverai la forza in tutto, anche nelle pene che ti costano la vita,
se il tutto chiuderai nell’eterno Fiat.
Perciò, dai la parola alla Mamma tua che ti farai trovare sempre nella Divina Volontà.
Così, anche tu sentirai l’inseparabilità da me e dal nostro sommo bene Gesù.
L’anima
Mamma dolcissima, quanto ti
compatisco, vedendoti tanto soffrire. Deh, ti prego, versa le tue lacrime e
quelle di Gesù nell’anima mia, per riordinarla e chiuderla nel Fiat Divino.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi darai tutte le tue pene per
compagnia alla mia solitudine; in ogni pena metterai un ti amo per me e per il tuo Gesù, per riparare per quelli che non
vogliono ascoltare gli insegnamenti di Gesù.
Giaculatoria: Mamma divina, la tua parola e quella di Gesù
scendano nel mio cuore e formino in me il regno della Divina Volontà.
L’anima alla sua Madre
dolente
Mia cara Madre addolorata, oggi
più che mai sento l’irresistibile bisogno di stare a te vicina; no, non mi
sposterò dal tuo fianco, per essere spettatrice dei tuoi acerbi dolori e per chiederti,
come figlia, la grazia che tu deponga in me i tuoi dolori, quelli del tuo
Figlio Gesù ed anche la sua stessa morte, affinché la sua morte ed i tuoi
dolori mi diano la grazia di fare morire continuamente la mia volontà e di
farmi risorgere nella vita della Divina Volontà.
Lezione della Regina dei
dolori
Figlia carissima, non mi negare
la tua compagnia in tanta mia amarezza. La Divinità ha già decretato l’ultimo
giorno del mio Figlio quaggiù. Già un apostolo lo ha tradito, dandolo nelle
mani dei giudei, per farlo morire. Già il mio caro Figlio, in eccesso di amore
e non volendo lasciare i suoi figli, che con tanto amore è venuto a cercare
sulla terra, ha istituito il sacramento dell’Eucaristia, affinché chiunque Lo
voglia, Lo possa possedere. La vita del Figlio mio sta per finire e per
prendere il volo nella sua patria celeste. Ah, figlia cara! Il Fiat Divino me lo diede, io nel Fiat Divino lo ricevetti ed ora nello
stesso Fiat lo consegno. Mi si
strazia il cuore; mari immensi di dolore mi inondano, sento che la vita mi
viene meno per lo spasimo atroce. Nulla potevo negare al Fiat Divino, anzi mi sentivo disposta a sacrificarlo[8]
nel Volere Divino e onnipotente; io sentivo tale forza in virtù di Esso, che
avrei preferito morire anziché negare qualche cosa alla Divina Volontà.
Figlia mia ascoltami: il mio
materno cuore è affogato nelle pene; il solo pensare che deve morire mio
Figlio, mio Dio, la mia vita, è più che morte per la Mamma tua; eppure so che
devo vivere. Che strazio! Squarci profondi si formano nel mio cuore, che da
spade taglienti viene passato da parte a parte. Figlia cara, mi duole dirlo,
ma devo dirtelo: in queste pene e squarci profondi e nelle pene del mio amato Figlio,
c’era l’anima tua, che, poiché la tua volontà umana non si faceva dominare da
quella di Dio, noi coprivamo di pene, imbalsamavamo, fortificavamo con le
nostre pene, affinché essa si disponesse a ricevere la vita della Divina
Volontà. Ah, se il Fiat Divino non mi
avesse sostenuta e non avesse continuato il corso dei mari infiniti di luce, di
gioia, di felicità, a fianco dei mari dei miei acerbi dolori, io sarei morta
tante volte per quante pene soffrì il mio caro Figlio! Oh, come mi sentii straziare,
quando l’ultima volta lo vidi pallido e con una mestizia di morte sul volto!
Con voce tremante, come se
volesse dare in singhiozzo, mi disse: “Mamma, addio. Benedici il tuo Figlio e
dammi l’ubbidienza di morire. Il mio ed il tuo Fiat Divino mi fecero concepire, il mio ed il tuo Fiat Divino mi devono fare morire.
Presto Mamma cara, pronuncia il tuo Fiat
e dimmi ti benedico e ti do l’ubbidienza di morire crocifisso. Così vuole l’eterno Volere,
così voglio anche io”.
Figlia mia, che schianto per il
mio cuore trafitto! Eppure dovetti dirlo, perché in noi non esistevano pene
forzate, ma solo quelle volontarie. Quindi ci benedimmo reciprocamente e ci
guardammo con lo sguardo che non sa distaccarsi più dall’oggetto amato; il caro
mio Figlio, la dolce mia vita, partì, ed io, la tua Mamma dolente, lo lasciai;
ma l’occhio dell’anima mia non lo perdette mai di vista, lo seguì nell’Orto e
nella sua tremenda agonia; oh, come mi sanguinò il cuore nel vederlo abbandonato
da tutti, persino dai suoi più fidi e cari apostoli! Figlia mia, l’essere
abbandonato dalle persone care è uno dei dolori più grandi per un cuore umano,
nelle ore tempestose della vita; ciò fu tanto più vero per il mio Figlio, che
tanto aveva amato e beneficiato[9]
i suoi apostoli e che stava per dare la vita per coloro che lo abbandonarono
nell’ora estrema della sua vita, per coloro che erano fuggiti. Che dolore! Io,
nel vederlo agonizzare sudando sangue, agonizzavo insieme con lui e lo sostenevo
nelle mie braccia materne. Io ero inseparabile dal Figlio mio, le sue pene si
riflettevano nel mio cuore liquefatto dal dolore e dall’amore, ed io le sentivo
più di quanto non fossero state mie. Così lo seguii tutta la notte; non ci fu
pena né accusa che gli fecero, che non risuonò nel mio cuore. All’alba del
mattino, non potendone più, accompagnata dal discepolo Giovanni, dalla Maddalena
e da altre pie donne, lo volli seguire passo passo da un tribunale all’altro,
anche corporalmente.
Figlia mia carissima, io sentii
lo scroscio delle battiture che piovvero sul corpo nudo di mio Figlio, sentii
le burla, le risa sataniche ed i colpi che gli dettero sulla testa quando lo
coronarono di spine. Lo vidi quando Pilato lo mostrò al popolo, sfigurato ed
irriconoscibile; le mie orecchie furono assordate dal crocifiggilo, crocifiggilo. Lo vidi addossarsi la croce sulle
spalle, sfinito, affannato; io, non potendo resistere, affrettai il passo per
dargli l’ultimo abbraccio ed asciugargli il volto tutto bagnato di sangue. Per
noi non ci fu pietà. I soldati crudeli lo strattonano con le funi e lo fanno
cadere.
Figlia cara, che pena straziante
non potere soccorrere in tante pene il mio caro Figlio! Ogni pena apriva un mare
di dolore nel mio trafitto cuore.
Finalmente lo seguii al Calvario,
dove, in mezzo a pene inaudite ed a contorcimenti orribili, fu crocifisso ed
innalzato in croce; solo allora mi fu concesso di stare ai piedi della croce,
per ricevere dalle sue labbra morenti il dono di tutti i miei figli ed il
diritto e suggello della mia maternità su tutte le creature; dopo poco, fra
spasimi inauditi, spirò. Tutta la natura si vestì a lutto e pianse la morte del
suo Creatore. Pianse il sole, oscurandosi e ritirandosi inorridito dalla faccia
della terra. Pianse la terra con un forte tremito, squarciandosi in vari punti,
per il dolore della morte del suo Creatore. Tutti piangono: le sepolture con
l’aprirsi, i morti col risorgere, ed anche il velo del tempio piange di dolore,
squarciandosi. Tutti perdono il brio e sentono terrore e spavento. Figlia mia,
la tua Mamma sta impietrita dal dolore, aspettandolo[10]
nelle sue braccia, per chiuderlo nel sepolcro. Ascoltami nel mio intenso
dolore; voglio parlarti, con le pene del mio Figlio, dei gravi mali della tua
volontà umana; guardalo nelle mie braccia dolenti, vedi come è sfigurato, è il
vero ritratto dei mali che il volere umano fa alle povere creature; il mio caro
Figlio volle soffrire tante pene, per rialzare questa volontà caduta nel basso
di tutte le miserie; ogni pena di Gesù ed ogni mio dolore chiamavano il volere
umano a risorgere nella Volontà Divina. Fu tanto il nostro amore, che per
mettere al sicuro questa volontà umana, la riempimmo delle nostre pene fino ad
affogarla ed a chiuderla dentro i mari immensi dei miei dolori e di quelli del
mio amato Figlio. Questo giorno di dolori per la tua Madre dolente è tutto per
te; dai, in contraccambio, nelle mie mani, la tua volontà, affinché io la
chiuda nelle piaghe sanguinanti di Gesù; ciò sia la più bella vittoria della
sua passione e morte ed il trionfo dei miei acerbissimi dolori.
L’anima
Mamma dolente, le tue parole mi
feriscono il cuore e mi sento morire, sapendo che è stata la mia volontà
ribelle che ti ha fatto tanto soffrire. Perciò ti prego di chiudere la mia
volontà nelle piaghe di Gesù, affinché io viva delle sue pene e dei tuoi acerbi
dolori.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, bacerai le piaghe di Gesù dicendo
cinque atti d’amore; pregherai che i miei dolori suggellino la tua volontà
all’apertura del suo sacro costato.
Giaculatoria: Le piaghe di Gesù ed i dolori della Mamma mia mi
diano la grazia di fare risorgere la volontà mia nella Volontà di Dio.
L’anima alla sua Madre
Regina
Mamma trafitta, la tua piccola
figlia, sapendoti sola, senza l’amato bene Gesù, vuole tenersi stretta a te,
per farti compagnia nella tua amarissima desolazione. Senza Gesù, tutte le cose
si cambiano in dolore per te. Il ricordo delle sue pene strazianti, il dolce
suono della sua voce, che ancora risuona al tuo udito, l’affascinante sguardo
del caro Gesù, ora dolce, ora mesto, ora gonfio di lacrime, che sempre rapiva
il tuo materno cuore, il non averli più con te è come avere spade taglienti che
passano da parte a parte il tuo trafitto cuore. Mamma desolata, la tua cara
figlia vuole ad ogni pena darti un sollievo ed un compatimento. Vorrei essere
Gesù, per poterti dare tutto l’amore, tutti i conforti, sollievi e compatimenti
che ti avrebbe dato lui, in questo tuo stato d’amara desolazione. Il dolce Gesù
mi ha dato a te come figlia, perciò mettimi al suo posto nel tuo materno
cuore, ed io sarò tutta della Mamma mia, ti asciugherò le lacrime e ti farò
sempre compagnia.
Lezione della Regina e
Madre desolata
Figlia carissima, grazie della
tua compagnia; se vuoi che la tua compagnia mi sia dolce, cara e portatrice di
sollievo al mio trafitto cuore, voglio trovare in te la Volontà Divina
operante, dominante, e che non ceda alla tua volontà neppure un respiro di
vita. Allora sì, ti scambierò con il mio Figlio Gesù, perché stando la sua Volontà
in te, in Essa sentirò Gesù nel tuo cuore; oh, come sarò felice di trovare in
te il primo frutto delle sue pene e della sua morte! Trovando nella figlia mia
il mio amato Gesù, le mie pene si cambieranno in gioie ed i miei dolori in conquiste.
Ascoltami figlia dei miei dolori:
appena il mio caro Figlio spirò, scese nel limbo, come trionfatore ed
apportatore di gloria e di felicità; in quel carcere si trovavano tutti i
patriarchi e profeti, il primo padre Adamo, il caro San Giuseppe, i miei santi
genitori e tutti quelli che, in virtù dei meriti del futuro Redentore, si erano
salvati. Io ero inseparabile dal Figlio mio e neppure la morte me lo poteva
togliere. Nella foga dei miei dolori, lo seguii nel limbo e fui spettatrice
della festa e dei ringraziamenti, che tutta quella grande turba di gente diede
a lui, che aveva tanto sofferto e che aveva fatto il primo suo passo verso di
loro, per beatificarli e per portarli con sé nella celeste gloria.
Appena morì, cominciarono le
conquiste e la gloria per Gesù e per tutti quelli che l’hanno amato. Questo
evento, figlia cara, è il simbolo della creatura che, facendo morire la propria
volontà unendosi con la Volontà Divina, comincia le conquiste, nell’ordine
divino, della gloria e della gioia, anche in mezzo ai più grandi dolori. Nonostante
che gli occhi dell’anima mia seguissero mio Figlio e mai lo perdessero di
vista, in quei tre giorni che stette sepolto, io sentii tale ansia di vederlo
risorto, che andavo ripetendo nella mia foga d’amore: “Sorgi gloria mia, sorgi
vita mia!”. I miei desideri erano ardenti, i miei sospiri di fuoco, fino a
sentirmi consumare. In queste ansie, vidi che il mio caro Figlio, accompagnato
da quella grande turba di gente, uscì dal limbo, in atto di trionfo, e si portò
al sepolcro. Era l’alba del terzo giorno; come tutta la natura lo aveva pianto,
così ora gioiva, tanto che il sole anticipò il suo corso, per essere presente
nel momento in cui mio Figlio risuscitava. O, meraviglia! Prima di risorgere,
egli fece vedere a quella turba di gente la sua santissima umanità sanguinante,
piagata, sfigurata, così come era stata ridotta per amore loro e di tutti.
Tutti furono commossi ed ammirarono gli eccessi di amore ed il grande portento
della redenzione.
Figlia mia, ti avrei voluta
presente nel momento in cui risuscitò mio Figlio. Egli era tutto maestà; la sua
Divinità, unita alla sua anima, emanava mari di luce e di bellezza incantevole,
che riempivano cielo e terra; come trionfatore, facendo uso del suo potere,
comandò alla sua morta umanità di ricevere di nuovo la sua anima e di risorgere
trionfante e gloriosa nella vita immortale. Che atto solenne! Il mio caro Gesù
trionfava sulla morte, dicendo: “Morte, tu non sarai più morte, ma vita”.
Con quest’atto di trionfo, mise
il suggello che [egli] era uomo e Dio; con la sua risurrezione confermava non
solo la sua dottrina, i miracoli, la vita dei sacramenti e tutta la vita della
Chiesa, ma trionfava sulle volontà umane affievolite e quasi spente nel vero
bene, per fare trionfare sopra di esse la vita di quel Volere Divino, che doveva
portare alle creature la pienezza della santità e di tutti i beni. Nel medesimo
tempo, gettava, in virtù della sua risurrezione, il germe nei corpi per risorgere
alla gloria imperitura. Figlia mia, la risurrezione di mio Figlio racchiude
tutto, dice tutto, conferma tutto ed è l’atto più solenne che egli fece per
amore delle creature.
Ascoltami figlia mia, ti voglio
parlare da Mamma, che ama tanto la figlia sua. Voglio dirti cosa significhi
fare la Volontà Divina e vivere di Essa; l’esempio te lo danno mio Figlio ed
io. La nostra vita fu cosparsa di pene, di povertà, di umiliazioni, persino
della morte di pene del mio amato Figlio, ma in tutto ciò correva la Volontà
Divina. Essa era la vita delle nostre pene e noi ci sentivamo trionfanti e
conquistatori, tanto da cambiare la stessa morte in vita. Nel vedere il gran
bene che produce il patire volontariamente, ci esponevamo al patire, poiché
stando in noi la Divina Volontà, nessuno si poteva imporre su di Essa, né su di
noi. Il patire stava in nostro potere e lo chiamavamo, come alimento e trionfo
della redenzione, per potere portare il bene a tutto il mondo intero.
Figlia cara, se la tua vita e le
tue pene avranno per centro di vita la Divina Volontà, sii certa che il dolce
Gesù si servirà di te e delle tue pene per dare aiuto, luce e grazia a tutto
l’universo. Perciò fatti coraggio, la Divina Volontà sa fare cose grandi dove
Essa regna; in tutte le circostanze, specchiati in me e nel tuo dolce Gesù e
cammina avanti.
L’anima
Mamma Santa, se tu mi aiuti, mi terrai
difesa sotto il tuo manto, facendomi da celeste sentinella, io sono certa che
tutte le mie pene le convertirò in Volontà di Dio e ti seguirò passo passo
nelle vie interminabili del Fiat supremo.
So che il tuo amore affascinante di Madre e la tua potenza vinceranno la mia
volontà e la terranno in tuo potere, e tu me la cambierai con la Divina
Volontà. Mamma mia, a te mi affido e nelle tue braccia mi abbandono.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, dirai sette volte: “Non la mia
volontà, ma la tua sia fatta”; mi offrirai i miei dolori per chiedermi la
grazia che tu faccia sempre la Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma mia, per la risurrezione di tuo Figlio, fammi
risorgere nella Volontà di Dio.
L’anima alla sua Madre
Regina
Madre ammirabile, eccomi di nuovo
a te, sulle tue ginocchia materne, per unirmi con te nella festa e nel trionfo
della risurrezione del nostro caro Gesù. Come è bello oggi il tuo aspetto,
tutto amabile, tutto dolcezza, tutto gioia; mi sembra di vederti risorta insieme
con Gesù. O Mamma Santa, in tanta gioia e trionfo, non ti dimenticare della
figlia tua, anzi chiudi nell’anima mia il germe della risurrezione di Gesù,
affinché, in virtù di essa, l’anima mia risorga pienamente nella Divina Volontà
e viva sempre unita con te e con il mio dolce Gesù.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia benedetta del mio materno
cuore, grande fu la mia gioia ed il mio trionfo nella risurrezione del Figlio
mio; io mi sentii rinata e risorta in lui. Tutti i miei dolori si cambiarono in
gioie ed in mari di grazie, di luce, di amore, di perdono per le creature; tali
mari stendevano la mia maternità sopra tutti i figli miei, datimi da Gesù, con
il suggello dei miei dolori.
Ascoltami figlia cara: tu devi
sapere che, dopo la morte di mio Figlio, mi ritirai nel cenacolo, insieme con
l’amato Giovanni e con Maddalena. Ma il mio cuore restava trafitto poiché solo
Giovanni mi era vicino; nel mio dolore dicevo: “E gli altri apostoli, dove
sono?”. Appena i fuggiti sentirono che Gesù era morto, toccati da grazie
speciali, tutti commossi e piangenti, ad uno ad uno tornarono intorno a me,
facendomi corona; con lacrime e sospiri mi chiesero perdono, per avere così vilmente
abbandonato il loro Maestro. Io li accolsi maternamente nell’arca di rifugio e
di salvezza del mio cuore, assicurai a tutti il perdono del Figlio mio, li incoraggiai
a non temere, dissi loro che la sorte loro stava nelle mie mani, perché tutti
Gesù me li aveva dati per figli, ed io come tali li riconoscevo.
Figlia benedetta, tu sai che io
fui presente alla risurrezione del figlio mio. Non ne feci motto ad alcuno,
aspettando che Gesù stesso si manifestasse risorto, glorioso e trionfante. La
prima che lo vide risorto fu la fortunata Maddalena, poi le pie donne, e tutte
vennero a me dicendomi di avere visto Gesù risorto ed il sepolcro vuoto; io
ascoltavo tutti e, con aria di trionfo, confermavo tutti nella fede della
risurrezione. Entro sera, quasi tutti gli apostoli lo videro, e tutti si
sentirono trionfanti d’essere stati apostoli di Gesù. Che cambiamento di scena!
Figlia cara, il simbolo di chi si è fatto dominare dalla volontà umana è
rappresentato dagli apostoli che fuggono e che abbandonano il loro Maestro; è
tanto il loro timore e tanta la loro paura, che si nascondono, e Pietro giunge
persino a negarlo. Oh, se fossero stati dominati dalla Divina Volontà, mai
sarebbero fuggiti dal loro Maestro! Coraggiosi e trionfanti non si sarebbero
mai staccati dal suo fianco, e si sarebbero sentiti onorati di offrire la loro
vita per difenderlo.
Figlia cara, il mio amato Figlio
Gesù restò risuscitato sulla terra quaranta giorni; spesso compariva agli
apostoli ed ai discepoli per confermarli nella fede e nella certezza della sua
risurrezione; quando non stava con gli apostoli, stava insieme con la Mamma sua
nel cenacolo, circondato dalle anime uscite dal limbo. Al termine dei quaranta
giorni, l’amato Gesù ammaestrò gli apostoli e, lasciando la sua Mamma come
guida e maestra, promise la discesa dello Spirito Santo; benedicendo tutti, partì,
prendendo il volo per la volta dei cieli, insieme con quella grande turba di gente
uscita dal limbo. Tutti quelli che erano presenti, ed erano in gran numero, lo
videro salire; quando arrivò in alto, una nube di luce lo tolse dalla loro
vista.
Figlia mia, la tua Mamma lo seguì
nel cielo ed assistette alla grande festa dell’ascensione. A me non era
estranea la patria celeste; senza di me non sarebbe stata completa la festa del
Figlio mio asceso al cielo.
Una parolina a te figlia
carissima: tutto ciò che hai ascoltato ed ammirato non è stato altro che il
potere del Volere Divino, operante in me e nel Figlio mio. Amo tanto chiudere
in te la vita della Divina Volontà: è vita operante, che tutti dovrebbero
avere, anche se la maggior parte delle creature la tengono soffocata per farsi
servire. Tale vita, che potrebbe operare prodigi di santità e di grazia ed
opere degne della sua potenza, è costretta dalle creature a stare con le mani
piegate, senza potere svolgere il suo potere. Sii attenta; fa che la Divina
Volontà si stenda in te ed operi, con il suo potere, ciò che vuole e come lo
vuole.
L’anima
Mamma santissima, le tue belle
lezioni mi rapiscono; oh, quanto desidero la vita operante della Divina Volontà
nell’anima mia! Voglio essere anche io l’inseparabile dal mio Gesù e da te,
Mamma mia. Per essere certa di ciò, tu devi prendere l’impegno di tenere la mia
volontà, chiusa nel tuo materno cuore; anche se vedi che ciò mi costa molto,
non me la devi restituire mai; così potrò essere sicura, altrimenti saranno
parole senza fatti. La tua figlia a te si raccomanda e da te tutto spera.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai tre genuflessioni per mio
Figlio che ascese al cielo; lo pregherai di farti ascendere nella Divina
Volontà.
Giaculatoria: Mamma mia, con il tuo potere trionfa nell’anima mia
e fammi rimanere nella Volontà di Dio.
L’anima alla sua Madre
celeste
Eccomi a te di nuovo Sovrana del
cielo; mi sento verso di te talmente attirata, che conto i minuti, aspettando
che la tua altezza suprema mi chiami, per darmi le belle sorprese delle tue
lezioni materne. Il tuo amore di Madre mi rapisce e, sapendo che tu mi ami, il
mio cuore gioisce; ho tutta la fiducia che la Mamma mia mi darà tanto amore e
tanta grazia, da formare il dolce incanto alla mia volontà umana, affinché il
Volere Divino stenda i suoi mari di luce nell’anima mia e metta il suggello del
suo Fiat in tutti gli atti miei. Deh,
o Mamma Santa, non mi lasciare più sola e fa che scenda in me lo Spirito Santo,
affinché bruci in me ciò che alla Divina Volontà non appartiene!
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia benedetta, le tue
parole fanno eco nel mio cuore e, sentendomi ferire, mi riverso in te con i miei
mari di grazie, che corrono verso la figlia mia, per darle la vita della Divina
Volontà. Se tu mi sarai fedele, io non ti lascerò più. Starò sempre con te per
darti in ogni tuo atto, parola e palpito, il cibo della Divina Volontà. Ascoltami
figlia mia, il nostro sommo bene Gesù è partito per il cielo e sta innanzi al
suo celeste Padre a perorare per i suoi figli e fratelli, lasciati sulla terra.
Egli dalla patria celeste guarda tutti, non gli sfugge nessuno; è tanto il suo
amore, che lascia la sua Mamma ancora sulla terra, per conforto, aiuto,
ammaestramento e compagnia ai suoi e miei figli.
Devi sapere che, dopo che mio
Figlio partì al cielo, io continuai a stare insieme con gli apostoli nel
cenacolo, aspettando lo Spirito Santo. Tutti erano stretti intorno a me, si
pregava insieme, non facevano alcunché senza il mio consiglio. Quando io
prendevo la parola per istruirli o per dire qualche aneddoto su mio Figlio, che
loro non conoscevano, come per esempio: le particolarità della sua nascita, le
sue lacrime infantili, i suoi tratti amorosi, gli incidenti successi in Egitto,
le tante meraviglie della vita nascosta in Nazareth, essi erano attenti ad
ascoltarmi, restavano rapiti nel sentire tante sorprese, tanti insegnamenti che
avevo ricevuto, affinché servissero a loro; mio Figlio, poco o nulla parlò di
se stesso agli apostoli, riserbò a me il compito di fare loro conoscere quanto
li avesse amati e le particolarità che solo la sua Mamma conosceva. Figlia mia,
io ero in mezzo ai miei apostoli più che il sole nel giorno; fui l’ancora, il
timone, la barca, dove trovarono rifugio per stare sicuri e difesi da ogni
pericolo. Posso dire che partorii la Chiesa nascente sulle mie ginocchia
materne; le mie braccia furono la barca che li guidò a porto sicuro, come guido
la Chiesa tutt’ora.
Giunse il tempo che scese lo
Spirito Santo, promesso dal Figlio mio, nel cenacolo. Che trasformazione,
figlia mia! Appena furono investiti, essi acquistarono nuova scienza, fortezza
invincibile, amore ardente; una nuova vita scorse in loro, che li rese impavidi
e coraggiosi, tanto che si divisero tra loro il mondo per fare conoscere la
redenzione ed offrire la loro vita per il Maestro; io restai con l’amato
Giovanni e fui costretta ad uscire da Gerusalemme, perché cominciò la tempesta
della persecuzione.
Figlia mia carissima, tu devi
sapere che io continuai il mio magistero nella Chiesa, e non vi è cosa in essa
che da me non discenda; posso dire che dono le mie viscere per amore dei figli
miei e li nutrisco con il mio latte materno. In questi tempi voglio mostrare
un amore speciale, facendo conoscere come tutta la mia vita sia stata formata
nel regno della Divina Volontà. Perciò, ti chiamo sulle mie ginocchia, fra le
mie braccia materne, che, facendoti da barca, ti permettano di essere sicura di
vivere nel mare della Divina Volontà. Grazia più grande non potrei farti. Ti
prego, contenta la Mamma tua! Vieni a vivere in questo regno sì santo; quando
vedi che la tua volontà vorrebbe avere qualche atto di vita, vieni a rifugiarti
nella sicura barca delle mie braccia, dicendomi: “Mamma mia, la mia volontà mi
vuole tradire ed io la consegno a te, affinché tu metta al suo posto la Divina
Volontà”. Oh, come sarò felice se potrò dire: “La figlia mia è tutta mia,
perché vive di Volontà Divina”; io farò scendere lo Spirito Santo nell’anima
tua, affinché bruci in te ciò che è umano e, con il suo soffio refrigerante,
imperi sopra di te e ti confermi nella Divina Volontà.
L’anima
Maestra divina, oggi la tua
piccola figlia si sente il cuore tanto gonfio, da sfogarsi in pianto e bagnare,
con le sue lacrime, le tue mani materne; un velo di mestizia mi invade e temo
di non trarre profitto dai tanti tuoi insegnamenti e dalle tante tue, più che
materne, premure. Mamma mia, aiutami, fortifica la mia debolezza e metti in
fuga i miei timori; io, abbandonandomi nelle tue braccia, sarò certa di vivere
tutta di Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai sette Gloria in onore dello Spirito Santo,
pregandomi che si rinnovino i suoi prodigi in tutta la Santa Chiesa.
Giaculatoria: Mamma celeste, fuoco e fiamme versa nel cuore mio,
affinché si consumi e bruci tutto ciò che non è Volontà di Dio.
L’anima alla sua gloriosa
Regina
Mia cara Mamma celeste, sono di
ritorno tra le tue braccia materne; nel guardarti, vedo che un dolce sorriso
sfiora le tue labbra purissime; il tuo atteggiamento, oggi, è tutto a festa; mi
sembra che, qualche cosa che debba sorprendermi, tu voglia narrare e confidare
alla figlia tua. Mamma Santa, ti prego, con le tue mani materne, di toccare la
mia mente e di svuotare il mio cuore, affinché io possa comprendere i tuoi santi
insegnamenti e metterli in pratica.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, oggi la tua
Mamma è in festa; voglio parlarti della mia dipartita dalla terra al cielo, del
giorno in cui finii di compiere la Divina Volontà sulla terra; non ci fu in me
né un respiro, né un palpito, né un passo, in cui il Fiat Divino non avesse il suo atto completo; ciò mi abbelliva, mi arricchiva,
mi santificava tanto, che gli stessi angeli ne restavano rapiti. Tu devi sapere
che, prima di partire per la patria celeste, io con il mio amato Giovanni ritornai
a Gerusalemme; fu l’ultima volta che in carne mortale camminai sulla terra. La
creazione tutta, come se l’avesse intuito, si prostrò a me d’intorno; dai pesci
che stavano nel mare, che io attraversai, al più piccolo uccellino, vollero
essere benedetti dalla loro Regina ed io tutti benedissi e detti loro l’ultimo
addio. Giunta a Gerusalemme e ritiratami presso un appartamento, dove mi aveva
condotta Giovanni, mi chiusi per non uscirne più.
Figlia benedetta, tu devi sapere
che cominciai a sentire un tale martirio d’amore, unito ad ansie ardenti di
raggiungere mio Figlio nel cielo, da sentirmi consumare; mi sentii inferma
d’amore ed ebbi dei forti deliri e deliqui d’amore.
Io non conobbi mai malattia, né
alcuna indisposizione leggera; alla mia natura, concepita senza peccato e
vissuta tutta di Volontà Divina, mancava il germe dei mali naturali; se le pene
mi corteggiarono tanto, esse furono tutte di ordine soprannaturale; queste pene
furono per la tua Mamma celeste trionfi ed onori, e mi permisero di ottenere
che la mia maternità non fosse sterile, ma conquistatrice di molti figli. Vedi,
dunque, figlia cara, cosa significhi vivere di Volontà Divina? Annullare il
germe dei mali naturali, che non producono onori e trionfi, ma debolezze,
miserie e sconfitte.
Figlia carissima, ascolta
l’ultima parola della tua Mamma, che sta per partire per il cielo: non partirei
contenta, se non lasciassi la figlia mia al sicuro; prima di partire, voglio
fare testamento, lasciandoti per dote quella stessa Volontà Divina, che
possiede la Mamma tua e che tante grazie mi ha dato fino a rendermi Madre del
Verbo, Signora e Regina del cuore di Gesù, Madre e Regina di tutti.
Senti figlia cara, è l’ultimo
giorno del mese a me consacrato; io ti ho parlato, con tanto amore, di ciò che
ha operato la Divina Volontà in me, del gran bene che Essa sa fare e di cosa
significhi farsi dominare da Essa; ti ho parlato anche dei gravi mali
dell’umano volere. Ma credi tu che tutto ciò sia avvenuto solo per farti una narrazione?
No, la tua Mamma, quando parla, vuole dare; io nella foga del mio amore, in
ogni parola che ti ho detto, legavo l’anima tua al Fiat Divino, e ti preparavo la dote in cui tu potessi vivere ricca,
felice, dotata di forza divina. Ora che sto per partire, accetta il mio testamento;
l’anima tua sia la carta in cui io scrivo, con la penna d’oro del Volere Divino
e con l’inchiostro del mio ardente amore che mi consuma, la testimonianza della
dote che ti faccio. Figlia benedetta, assicurami che non farai mai più la tua
volontà; metti la mano sul mio cuore materno e giurami di chiudere la tua
volontà nel mio cuore, cosicché, non sentendola, non avrai occasione di farla,
ed io porterò la tua volontà in cielo, come trionfo e vincita della figlia mia.
Deh, figlia cara! Ascolta l’ultima parola della tua Mamma morente di puro
amore; ricevi l’ultima mia benedizione, come suggello della vita della Divina
Volontà, che lascio in te e che formerà il tuo cielo, il tuo sole, il tuo mare
d’amore e di grazia.
In questi ultimi momenti, la tua
Mamma celeste vuole affogarti d’amore e soffrire in te, per ottenere di sentire
l’ultima tua parola che dica che ti contenti di morire e di fare qualunque
sacrificio, pur di non dare un atto di vita alla tua volontà; dimmela, figlia
mia, dimmela!
L’anima
Mamma Santa, nella foga del mio
dolore, ti dico piangendo: “Se tu vedi che sto per fare un atto solo della mia
volontà, fammi morire; vieni tu stessa a prendere l’anima mia nelle tue braccia
e portala lassù. Io, di cuore, prometto e giuro di non fare mai la mia
volontà”.
La Regina d’amore
Figlia benedetta, come sono
contenta; non avrei potuto narrarti la mia dipartita al cielo, se non fossi
stata rassicurata dalla figlia mia sulla terra di volersi dotare di Volontà
Divina. Sappi che dal cielo non ti lascerò, non rimarrai orfana e ti guiderò in
tutto. Nel più piccolo tuo bisogno, come nel più grande, chiamami ed io verrò
subito a farti da mamma.
Figlia cara ascoltami: io ero
inferma di amore; il Fiat Divino, per
consolare gli apostoli ed anche me, permise, quasi in modo prodigioso, che
tutti gli apostoli, eccetto uno, mi facessero corona nel momento che stavo per
partire al cielo; tutti sentivano lo schianto nel loro cuore e piangevano amaramente;
io consolai tutti, raccomandai, in modo speciale, la Santa Chiesa nascente ed
impartii a tutti la materna benedizione, lasciando nei loro cuori, in virtù di
tale benedizione, la paternità di amore verso le anime. Il mio caro Figlio non
faceva altro che andare e venire dal cielo, poiché non poteva più stare senza
la sua Mamma; Gesù, dopo avere [io] dato l’ultimo anelito di puro amore
nell’infinità del Volere Divino, mi ricevette tra le sue braccia e mi condusse
al cielo, in mezzo alle schiere angeliche, che inneggiavano alla loro Regina.
Posso dire che il cielo si svuotò per venirmi incontro; tutti mi festeggiarono
e, nel mirarmi, restarono rapiti, ed in coro dissero:
“Chi è costei che viene
dall’esilio tenuta nelle braccia del suo Signore? Tutta bella, tutta santa, con
lo scettro di Regina, ed è tanta la sua grandezza che i cieli si sono abbassati
per riceverla; nessun’altra creatura è entrata in queste regioni celesti, così
ornata e bella, così potente, da avere la supremazia su tutto”.
Figlia mia, vuoi tu sapere chi è
costei alla quale tutto il cielo inneggia e per la quale tutti restano rapiti?
Sono io, colei che non fece mai la sua volontà; il Volere Divino abbondò tanto
in me, che distese cieli così belli, soli così fulgidi, mari di tanta bellezza,
di tanto amore, di tanta santità, che potevano dare luce a tutti, amore a
tutti, santità a tutti, e potevano racchiudere dentro il mio cielo tutto e
tutti; l’operato della Divina Volontà, operante in me, aveva operato un così
grande prodigio; ero l’unica creatura che entrava in cielo e che aveva fatto la
Divina Volontà sulla terra come la si fa in cielo, e nella quale la Divina
Volontà aveva formato il suo regno. Tutta la corte celeste guardandomi restava
meravigliata, poiché guardandomi mi trovava cielo e, guardandomi di nuovo, mi
trovava sole e, non potendo distaccare da me lo sguardo, guardandomi più
profondamente, mi vedeva mare e, infine, trovava in me anche la terra
tersissima della mia umanità, con le più belle fioriture; la corte celeste,
rapita, esclamava:
“Come è bella, tutto è accentrato
in lei; nulla le manca di tutte le opere del suo Creatore; lei è la sola opera
compiuta di tutta la creazione”.
Figlia benedetta, tu devi sapere
che fu la prima festa che si fece in cielo alla Divina Volontà, che tanti
prodigi aveva operato nella sua creatura. La mia entrata in cielo fu
festeggiata da tutta la corte celeste, poiché io ero testimonianza di ciò che
può operare di bello e di grande nella creatura il Fiat Divino. Poiché d’allora in poi non si sono più ripetute queste
feste, la Mamma tua ama tanto che la Divina Volontà regni in modo assoluto
nelle anime, per permetterle di farle
ripetere i suoi grandi prodigi e le sue feste meravigliose.
L’anima
Mamma di amore, Imperatrice
Sovrana, dal cielo, ove gloriosamente regni, volgi lo sguardo pietoso sulla
terra ed abbi pietà di me. Oh, come sento bisogno della mia cara Mamma! Sento
che mi manca la vita senza di te, tutto vacilla senza la Mamma mia, perciò non
lasciarmi a metà del cammino, ma continua a guidarmi fino a tanto che tutte le
mie cose non si convertano in Volontà di Dio, affinché Essa formi in me la sua
vita ed il suo regno.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai tre Gloria alla Santissima Trinità, per
ringraziarla a nome mio della grande gloria che mi diede quando fui assunta in
cielo; mi pregherai di venirti ad assistere nel momento della tua morte.
Giaculatoria: Mamma celeste, chiudi la mia volontà nel cuore tuo e
lascia il sole della Divina Volontà nell’anima mia.
Offerta della volontà umana
alla Regina celeste
Mamma dolcissima, eccomi
prostrata ai piedi del tuo trono. Sono la tua piccola figlia, che vuole darti
tutto il suo amore filiale; come figlia tua, voglio intrecciare tutti i
fioretti, le giaculatorie e le promesse che tante volte ho fatto, in questo
mese di grazie, di non fare mai la mia volontà, e formando una corona, voglio
metterla nel tuo grembo, come attestato di amore e di ringraziamenti alla Mamma
mia.
Ciò non basta; voglio che prendi
questa corona fra le tue mani, come segno di accettazione del mio dono, e con
il tocco delle tue dita materne la converti in tanti soli, almeno quante sono
state le volte che ho cercato di fare la Volontà Divina nei piccoli miei atti.
Ah sì, Madre Regina, la tua
figlia vuole darti omaggi di luce e di soli fulgidissimi; so che tu hai tanti soli,
ma non sono i soli della figlia tua, invece io voglio darti i miei, per dirti
che ti amo e per impegnarti ad amarmi. Mamma Santa, tu mi sorridi e, con tutta
bontà, accetti il mio dono, ed io ti ringrazio di cuore. Voglio dirti tante
cose, voglio chiudere nel tuo cuore materno le mie pene, i miei timori, le mie
debolezze e tutto l’essere mio, come in un luogo di rifugio; voglio consacrarti
la mia volontà. Deh, o Mamma mia, accettala! Fanne un trionfo della grazia ed
un luogo dove la Divina Volontà stenda il suo regno. Questa mia volontà, a te
consacrata, ci renderà inseparabili e ci terrà in continuo rapporto; le porte
del cielo non si chiuderanno per me, perché avendoti consacrato la mia volontà,
in cambio mi darai la tua. Perciò, o la Mamma verrà a stare con la sua figlia
sulla terra, o la figlia andrà a vivere con la sua Mamma in cielo. Oh, come sarò
felice!
Senti Mamma carissima: per
rendere più solenne la consacrazione della mia volontà a te, chiama la Trinità
Sacrosanta, tutti gli angeli e tutti i santi; innanzi a tutti professerò, con
giuramento, di fare solenne consacrazione della mia volontà alla mia Mamma
celeste.
Sovrana Regina, in conclusione,
chiedo la vostra santissima benedizione per me e per tutti. La vostra
benedizione sia la celeste rugiada che scende sui peccatori e li converte,
sugli afflitti e li consola, sul mondo intero e lo trasforma nel bene, sulle
anime purganti e smorza il fuoco che le brucia. La tua benedizione materna sia
pegno di salvezza per tutte le anime.
MEDITAZIONI[11]
L’anima alla sua Madre
celeste
Mamma Santa, eccomi con te e con
il dolce Gesù ad assistere ad uno sposalizio, per vedere i prodigi, per
comprendere il grande mistero e per comprendere dove giunge, per me e per
tutti, il tuo amore materno. Deh, Madre mia, prendi la mia mano nella tua,
mettimi sulle tue ginocchia, investimi con il tuo amore, purifica la mia
intelligenza e dimmi perché volesti assistere a questo sposalizio.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, il mio
cuore è gonfio d’amore e sento il bisogno di dirti il motivo per il quale,
insieme con il Figlio mio Gesù, volli assistere alle nozze di Cana. Tu credi
che sia stata una cerimonia qualsiasi? No figlia, ci sono stati profondi
misteri. Prestami attenzione e ti dirò cose nuove; il mio amore di Madre si manifestò
in modo incredibile e l’amore di mio Figlio diede veri segni di paternità e di
regalità per le creature.
Ascoltami: mio Figlio era tornato
dal deserto e si preparava alla vita pubblica; prima di cominciarla, volle
assistere a questo sposalizio e, perciò, permise che fosse invitato. Ci
andammo, non per festeggiare, ma per operare cose grandi a favore delle umane
generazioni; mio Figlio prendeva il posto di Padre e di Re nelle famiglie, io
prendevo il posto di Madre e di Regina. Con la nostra presenza rinnovammo la
santità, la bellezza e l’ordine dello sposalizio, formato da Dio nell’Eden,
cioè lo sposalizio di Adamo ed Eva, sposati dall’Ente Supremo, per popolare la
terra e per moltiplicare le future generazioni; il matrimonio è la sostanza
dove sorge la vita delle generazioni; esso si può chiamare il tronco dal quale
viene popolata la terra. I sacerdoti ed i religiosi sono rami; se non fosse per
il tronco, neppure i rami avrebbero vita. Avvenne il peccato; Adamo ed Eva,
sottraendosi alla Divina Volontà, fecero perdere la santità, la bellezza e
l’ordine alla famiglia; io, la Mamma tua, la novella Eva innocente, insieme con
mio Figlio, andammo per riordinare ciò che Dio fece nell’Eden; Dio mi
costituiva Regina delle famiglie ed io impetravo grazie, affinché il Fiat Divino regnasse in esse, per avere
le famiglie che mi appartenevano e per tenere il posto di Regina in mezzo ad esse.
Ma non è tutto figlia mia. Il
nostro amore ardeva; volevamo fare conoscere quanto amavamo la famiglia e
volevamo darle la più sublime delle lezioni, ed ecco quale: nel più bello del
pranzo mancò il vino ed il mio cuore di Madre si sentì consumare d’amore e
volle prestare aiuto; sapendo che mio Figlio tutto poteva, con accenti
supplichevoli e certa di essere ascoltata, gli dissi: “Figlio mio, gli sposi
non hanno più vino”. Lui mi rispose: “Non è giunta l’ora mia di fare
miracoli”. Io, sapendo con certezza che non mi avrebbe negato ciò che gli
chiedevo, dissi a coloro che servivano a tavola: “Fate ciò che vi dice mio
Figlio ed avrete ciò che volete, anzi avrete il di più ed il sovrabbondante”.
Figlia mia, in queste poche parole io detti la lezione più utile, necessaria e
sublime, alle creature. Io parlavo con il cuore di Madre e dicevo: “Figli miei,
se volete essere santi, fate la Volontà di mio Figlio; se non vi spostate da
ciò che lui dice, avrete la sua somiglianza e la sua santità in vostro potere.
Se volete che tutti i mali cessino, fate ciò che dice mio Figlio. Se volete
qualunque grazia, anche difficile, fate ciò che dice e vuole. Se volete anche
le cose necessarie per la vita naturale, fate ciò che dice mio Figlio”. Perché
nelle sue parole, in ciò che dice e vuole, vi è racchiusa tale potenza e tutto
ciò che chiedete, da fare sorgere nelle anime vostre le grazie che volete. Si
vedono tanti, pieni di passioni, deboli, afflitti, sventurati, miserabili, che
pur pregando non fanno ciò che dice mio Figlio; nulla ottengono, il cielo pare
chiuso per loro; questo è un dolore per la tua Mamma, perché ella vede che,
mentre pregano, queste creature si allontanano dalla fonte dove risiede ogni
bene, quale la Volontà di mio Figlio. I servienti fecero esattamente ciò che
disse loro mio Figlio, cioè riempirono i vasi d’acqua e li portarono a tavola.
Il mio caro Gesù benedisse quell’acqua, che si convertì in vino squisito. Oh,
mille volte beati coloro che fanno ciò che lui dice e vuole! Con questo
miracolo, mio Figlio mi dette l’onore più grande, mi costituì Regina dei
miracoli; per questo motivo, egli volle la mia unione e preghiera nel fare il
primo miracolo. Lui mi amava tanto, ma tanto che volle darmi il primo posto di
Regina anche nei miracoli; con i fatti diceva, non con le parole: “Se volete
grazie, miracoli, venite a mia Madre, io non le negherò mai alcunché di ciò che
ella vuole”.
Oltre ciò figlia mia, assistendo
a questo sposalizio, io guardavo i secoli futuri, vedevo il regno della Divina
Volontà sulla terra, guardavo le famiglie ed impetravo che s’imbellissero
dell’amore della Trinità Sacrosanta, per ottenere che il suo regno fosse in
pieno vigore. Con i miei diritti di Madre e Regina, prendevo a cura il realizzarsi
del regno della Divina Volontà e, possedendone la fonte, mettevo a disposizione
delle creature tutte le grazie, gli aiuti, la santità, che sono necessari per
vivere in un regno sì santo. Perciò vado ripetendo: “Fate ciò che dice mio Figlio”.
Figlia mia, ascoltami, non
cercare altro, se vuoi tutto in tuo potere e darmi il contento di fare di te
la vera figlia mia e della Divina Volontà. Allora io prenderò l’impegno di
formare lo sposalizio tra te ed il Fiat
e, facendoti da vera Madre, vincolerò lo sposalizio, dandoti, per dote, la
stessa vita di mio Figlio e, per dono, la mia maternità e tutte le mie virtù.
L’anima
Mamma celeste, quanto vi devo
ringraziare per il grande amore che mi portate! In tutto ciò che fate, avete sempre
un pensiero per me, mi preparate e mi date tali grazie che, insieme a me, cieli
e terra restano commossi e rapiti, e tutti vi diciamo: “Grazie, grazie”. Deh,
Mamma Santa scolpite nel mio cuore le vostre sante parole: “Fa ciò che ti dice
mio Figlio”, affinché queste generino in me la vita della Divina Volontà, che
tanto sospiro e voglio; tu suggella la mia volontà, affinché sia sempre
sottoposta alla Volontà Divina.
Fioretto: In tutte le nostre azioni, tendiamo le orecchie per
ascoltare la nostra Mamma celeste che ci dice: “Fa ciò che ti dice mio Figlio”,
affinché tutto facciamo per compiere la Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa, vieni nell’anima mia e fai il miracolo
di farmi possedere la Divina Volontà.
L’anima alla sua Madre
celeste
Mamma Divina, il tuo amore mi
chiama potentemente presso di te, perché vuoi farmi partecipe delle tue gioie e
dei tuoi dolori, per chiuderli nel mio cuore, come pegno del tuo amore e di
quello del bambinello Gesù, affinché io comprenda quanto mi avete amato e
quanto sono obbligata ad imitarvi, secondo il modello della vostra vita, per
farne una copia perfetta. Tu, Mamma Santa, aiutami, affinché io possa imitarvi.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, come sospiro la
tua compagnia, per dirti la nostra storia di amore e di dolore; la compagnia
rende più dolci, più soavi e più care le gioie, ed il dolore resta mitigato e
contraccambiato dalla dolce compagnia di chi ci ama.
Tu devi sapere che, quando erano
trascorsi otto giorni dalla nascita dell’infante divino, tutto era festa e
felicità; la stessa creazione, atteggiandosi a festa, festeggiava il Creatore
bambino. Ma il dovere interruppe le nostre gioie, perché in quei tempi c’era
una legge che ordinava che tutti i figli primogeniti dovessero sottoporsi al
duro taglio della circoncisione; il mio cuore di Madre sanguinava dal dolore,
nel dovere sottoporre il mio caro Figlio, la mia vita, il mio stesso Creatore,
ad un dolore sì acerbo; avrei voluto evitarglielo, subendo io analogo dolore;
il Volere Supremo s’impose sul mio amore e, dandomi l’eroismo, mi comandò di
circoncidere il Dio bambino. Figlia mia, tu non puoi comprendere quanto mi
costò, ma vinse il Fiat Divino ed io
ubbidii insieme con San Giuseppe; ambedue d’accordo, si circoncise il mio caro
Figlio. Al taglio doloroso, io mi sentii strappare il cuore e piansi; San
Giuseppe pianse ed il mio caro bambino singhiozzò. Era tanto il dolore, che il
caro bambino tremava e, guardandomi, cercava in me aiuto; fu ora di dolore e di
spasimo per tutti e tre; il dolore fu tanto che, più di un mare, travolse tutte
le creature, per portare loro il primo pegno e la stessa vita di mio Figlio per
metterle in salvo.
Figlia mia benedetta, tu devi
sapere che questo taglio racchiudeva profondi misteri: primo fra tutti era il
suggello che imprimeva nella piccola umanità del celeste bambino la fratellanza
con tutta l’umana famiglia; il sangue che versò era il primo esborso verso la
divina giustizia, per riscattare tutte le umane generazioni. Il caro bambino
era innocente e non era obbligato alla legge, ma volle sottoporvisi, per dare
esempio, per dare fiducia e coraggio, e per dire a tutti: “Non temete, sono un
vostro fratellino, simile a voi, amiamoci e vi metterò tutti in salvo, vi
porterò tutti al mio Padre celeste, come miei cari fratelli”. Figlia mia, quale
esempio dà il celeste bambino! Lui, che è autore della legge, ubbidisce alla
legge; è nato da appena otto giorni e già sente il dovere di sottoporsi al duro
taglio della circoncisione, taglio incancellabile, come incancellabile è
l’unione, per la quale è venuto, con l’umanità degradata. Ciò dice che la santità
sta nel proprio dovere, nell’osservanza delle leggi e nel compiere la Divina
Volontà; santità senza dovere non esiste.
È il dovere che mette l’ordine,
l’armonia ed il suggello alla santità. Oltre ciò, figlia mia, tu devi sapere
che Adamo, dopo la sua breve vita d’innocenza, sottrasse alla Volontà Divina la
sua volontà umana, che restò più ferita di quanto non avrebbe fatto un coltello
micidiale; da questa ferita entrarono la colpa e le passioni, e Adamo perdette
così il bel giorno della Volontà Divina e si degradò tanto da fare pietà. Il
mio caro Figlio, dopo le gioie della nascita, volle essere circonciso, affinché
la sua ferita sanasse la ferita che si fece Adamo, facendo la propria volontà,
e con il suo sangue gli preparò il bagno per lavarlo da tutte le sue colpe, per
fortificarlo e per abbellirlo in modo da renderlo degno di ricevere di nuovo
quella Volontà Divina che aveva respinto e che aveva formato la sua santità e
la sua felicità.
Figlia, non ci fu opera o pena
che lui soffrì, che non cercasse di riordinare la Divina Volontà nelle
creature. Perciò ti stia a cuore in tutte le circostanze, anche dolorose ed
umilianti, di fare completamente la Divina Volontà, perché esse sono le materie
prime, in cui Gesù si nasconde, per operare nella creatura e per farle acquistare
la Sua vita praticante.
Figlia carissima, in tanto dolore
sorse la più bella gioia che fece arrestare le nostre lacrime; dopo la
circoncisione gli imponemmo il nome santissimo di Gesù, voluto dall’angelo; nel
pronunciare questo nome santissimo fu tale la gioia ed il contento, che si
addolcì il nostro dolore, anche perché in questo nome, colui che vuole trova
il balsamo per i suoi dolori, la difesa nei pericoli, la vittoria nelle
tentazioni, la mano per non cadere in peccato, la medicina per tutti i suoi
mali. Questo nome santissimo di Gesù fa tremare l’inferno, è riverito dagli
angeli, suona dolce all’orecchio del Padre celeste; dinanzi a questo nome tutti
si inchinano ed adorano. Nome potente, nome santo, nome grande; chi lo invoca
con fede sentirà le meraviglie ed il segreto miracoloso delle virtù di questo
nome santissimo.
Figlia mia, ti raccomando,
pronuncialo sempre questo nome, Gesù, quando vedi che la tua volontà umana,
debole e vacillante, tentenna nel fare la Divina Volontà; il nome Gesù te la
farà risorgere nel Fiat Divino; se
sei oppressa chiama Gesù, se lavori chiama Gesù, se dormi chiama Gesù, e se ti
svegli, la prima parola sia Gesù, chiamalo sempre; è un nome che contiene mari
di grazia, che vengono dati soltanto a chi lo chiama e lo ama.
L’anima
Mamma celeste, quanto debbo
ringraziarvi per le tante belle lezioni che mi avete dato! Vi prego di
scriverle nel mio cuore, affinché io non le dimentichi mai; vi prego di dare il
bagno del sangue del celeste bambino all’anima mia, affinché egli sani le
ferite della mia volontà umana, chiuda dentro le ferite la Divina Volontà e,
come custodia, scriva sopra ogni ferita il nome santissimo di Gesù.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai cinque atti di amore al
nome santissimo di Gesù, e mi compatirai per il dolore che soffrii per la
circoncisione del mio Figlio Gesù.
Giaculatoria: Mamma mia scrivi nel mio cuore: Gesù, affinché egli mi dia la grazia di vivere di Volontà Divina.
L’anima alla sua Madre
celeste
Eccomi di nuovo Mamma Santa sulle
tue ginocchia materne; il dolce bambino che stringi al seno e la tua beltà
rapitrice mi incatenano in modo tale che non posso allontanarmi da te; oggi il
tuo aspetto è più bello ancora, mi sembra che il dolore della circoncisione ti
abbia resa più bella; il tuo dolce sguardo guarda lontano, per vedere se
giungono persone a te care, in quanto senti il desiderio di fare conoscere
Gesù; io non mi distaccherò dalle tue ginocchia, per ascoltare le tue belle
lezioni, affinché possa conoscere ed amare di più Gesù.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, tu hai ragione
nel vedermi più bella; tu devi sapere che quando vidi circonciso mio Figlio e
vidi sgorgare sangue dalla ferita, io amai quel sangue e quella ferita e restai
doppiamente Madre: Madre del Figlio mio e Madre del suo sangue e del suo crudo
dolore; così acquistai, innanzi alla Divinità, doppio diritto di Maternità,
doppio diritto di grazie per me e per tutto il genere umano. Ecco perché mi
vedi più bella. Figlia mia, com’è bello fare il bene, soffrire in pace per amore
di colui che ci ha creati; ciò lega la Divinità alla creatura, e Dio dà tanto
alla creatura, fino ad affogarla di grazie e di amore; questo amore e queste
grazie non sanno stare oziose, ma vogliono correre e darsi a tutti, per fare
conoscere colui che tanto ha dato. Ecco perché sentivo il bisogno di fare
conoscere mio Figlio.
Figlia mia benedetta, la
Divinità, che non sa negare alcunché a chi lo[12]
ama, fa sorgere una nuova stella più bella e luminosa sotto l’azzurro cielo,
che, con la sua luce, va in cerca di adoratori, per dire, con il suo muto scintillio,
a tutto il mondo: “È nato colui che è venuto a salvarvi, venite ad adorarlo ed
a conoscerlo come vostro Salvatore”.
Quale ingratitudine umana! Fra
tanti, solo tre persone vi fecero attenzione e, senza badare a sacrifici, si
misero in via per seguire la stella; come la stella guidava nel cammino le tre
persone, così le mie preghiere, il mio amore, i miei sospiri, le mie grazie,
che volevano fare conoscere il celeste bambino, l’atteso di tutti i secoli,
come tante stelle scendevano nei loro cuori, illuminavano le loro menti,
guidavano il loro interno, in modo che sentissero, senza conoscerlo ancora, di
amare colui che cercavano; ed affrettavano il passo, per raggiungere e vedere
colui che tanto amavano. Figlia mia carissima, il mio cuore di Madre gioiva,
per la fedeltà, corrispondenza e sacrificio di questi Re Magi, che venivano a
conoscere e ad adorare mio Figlio. Non ti posso nascondere un mio segreto
dolore: fra tanti, tre appena, e nella storia dei secoli quante volte si sono
ripetuti questo mio dolore e questa ingratitudine umana! Io e mio Figlio non
facciamo altro che fare sorgere stelle, una più bella dell’altra, per
chiamare, chi a conoscere il suo Creatore, chi alla santità, chi a risorgere
dal peccato, chi all’eroismo d’un sacrificio. Vuoi sapere tu quali sono queste
stelle? Un incontro doloroso è una stella, una verità che si conosce è una
stella, un amore non corrisposto da altre creature è una stella, un rovescio,
una pena, un disinganno, una fortuna inaspettata, sono tante stelle, che fanno
luce nelle menti delle creature e, carezzandole, vogliono fare trovare loro il
celeste infante, che spasima di amore e, intirizzito dal freddo, vuole un
rifugio nei loro cuori, per farsi conoscere ed amare. Ahimè, io, che lo tengo
nelle mie braccia, aspetto invano che le stelle mi portino le creature per
deporlo nei loro cuori, e la mia Maternità viene ristretta ed inceppata; mentre
sono Madre di Gesù, mi viene impedito di fare da Madre a tutti, perché le
creature non sono intorno a me e non cercano Gesù e, quando le stelle si
nascondono, loro restano nelle Gerusalemme del mondo, senza Gesù. Quale dolore
figlia mia, quale dolore! Ci vuole corrispondenza, fedeltà, sacrificio, per
seguire le stelle; se sorge il sole della Divina Volontà nell’anima, ci vuole
molta attenzione, altrimenti si resta nel buco dell’umano volere.
Figlia mia, i santi Re Magi,
allorché entrarono in Gerusalemme, perdettero la stella, ma nonostante ciò non
cessarono di cercare Gesù; quando giunsero fuori dalla città, la stella
ricomparve e li condusse festosi nella grotta di Betlemme. Io li ricevetti con
amore di Madre, ed il caro bambino li guardò con tanto amore e maestà, facendo
trasparire dalla sua piccola umanità, la sua Divinità; essi si inginocchiarono
ai suoi piedi, adorando e contemplando quella celeste beltà, lo riconobbero per
vero Dio e rimasero rapiti ed estasiati a goderselo, tanto che il celeste
bambino dovette ritirare la sua Divinità dalla sua umanità, altrimenti essi
sarebbero restati lì, senza potersi spostare dai suoi piedi divini. Appena si
riebbero dal rapimento, essi offrirono l’oro delle loro anime, l’incenso della
loro credenza e della loro adorazione, la mirra di tutto il loro essere, per qualunque
sacrifizio egli avesse voluto; essi aggiunsero offerte e doni esterni che erano
simbolo dei loro atti interni: oro, incenso e mirra. Il mio amore di Madre, che
non era ancora contento, volle dare nelle loro braccia il dolce bambino; con
quanto amore lo baciarono e lo strinsero al loro petto! Sentirono in loro il
paradiso anticipato. Con ciò, mio Figlio legava tutte le nazioni gentili alla
conoscenza del vero Dio e metteva a tutti in comune i beni della redenzione ed
il ritorno della fede in tutti i popoli; si costituiva Re dei dominanti e, con
le armi del suo amore, delle sue pene e delle sue lacrime, imperando su tutto,
richiamava il regno della sua Volontà sulla terra. Io, la tua Mamma, volli
essere la loro prima apostola; li istruii, dissi loro la storia di mio Figlio,
il suo amore ardente, raccomandai loro che lo facessero conoscere a tutti e,
preso il primo posto di Madre e Regina di tutti gli apostoli, li benedissi e li
feci benedire dal caro bambino; essi, felici e con lacrime, ripartirono per le
loro regioni. Io non li lasciai; con affetto materno li accompagnai e, per
contraccambiarli, feci sentire Gesù nei loro cuori, che furono molto contenti.
Tu devi sapere che mi sento vera Madre, quando vedo che mio Figlio tiene il
dominio, il possesso, e forma la sua perenne dimora nei cuori che lo cercano e
lo amano.
Ora una parolina a te figlia mia;
se vuoi che ti faccia da vera Madre, fammi deporre Gesù nel tuo cuore; lo
feliciterai con il tuo amore, lo alimenterai con il cibo della sua Volontà,
perché lui non prende altro cibo; lo vestirai con la santità delle tue opere.
Io verrò nel tuo cuore ed accudirò di nuovo, insieme con te, il mio caro
Figlio; farò a te ed a lui l’ufficio di Madre, così sentirò le pure gioie della
mia fecondità materna. Tu devi sapere che ciò che non comincia da Gesù, che sta
dentro il cuore, anche fosse[ro] le opere più belle esterne, non può mai
piacermi, perché è vuoto della vita del mio caro Figlio.
L’anima
Mamma Santa devo ringraziarti
molto, poiché vuoi deporre il celeste bambino nel mio cuore; come sono
contenta! Deh! Ti prego, nascondimi sotto il tuo manto, affinché non veda altro
che il bambino che sta nel cuore mio; formando di tutto il mio essere un solo
atto d’amore di Volontà Divina, fa che questo cresca tanto sino a riempirmi
tutta di Gesù, sicché resti di me solo il velo che lo nasconde.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte a baciare il
celeste piccino e gli darai l’oro della tua volontà, l’incenso delle tue
adorazioni, la mirra delle tue pene, e mi pregherai di chiuderlo nel tuo cuore.
Giaculatoria: Mamma celeste, chiudimi nelle mura della Divina
Volontà, per alimentare il mio caro Gesù.
L’anima alla sua Madre
celeste
Mamma Santa eccomi vicino a te,
per accompagnarti al tempio dove vai a compiere il più grande dei sacrifici,
cioè dare la vita del celeste infante in balia di tutte le creature, affinché
queste se ne servano per mettersi in salvo e per santificarsi; ma molte
creature se ne serviranno per offenderlo ed anche per perdersi. Deh! Mamma mia,
deponi il piccolo Gesù nel cuore mio ed io ti prometto e ti giuro di amarlo
sempre, e di tenerlo come vita del povero mio cuore.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, come sono
contenta di tenerti vicina, il mio materno cuore sente il bisogno di sfogare il
mio amore e di confidarti i miei segreti. Stai attenta alle mie lezioni ed
ascoltami; tu devi sapere che da quaranta giorni ci troviamo in questa grotta
di Betlemme, la prima dimora di mio Figlio quaggiù; ma quante meraviglie in
questa grotta! Il celeste infante in una foga d’amore scese dal cielo in terra,
concepì, nacque e sentì il bisogno di sfogare quest’amore. Sicché ogni respiro,
palpito e moto, era uno sfogo d’amore che faceva; ogni lacrima, vagito e
gemito, era uno sfogo d’amore; anche il sentirsi intirizzito dal freddo, le sue
labbrucce livide e tremanti, erano tutti sfoghi d’amore che faceva; cercava la
sua Mamma dove deporre questo amore, che non poteva contenere, ed io ero preda
del suo amore. Io mi sentivo ferire continuamente e sentivo il mio caro piccino
palpitare, respirare, muoversi, nel mio materno cuore; lo sentivo piangere,
gemere e vagire, e restavo inondata dalle fiamme del suo amore. Già la
circoncisione gli aveva aperto squarci profondi, da dove aveva versato in me
tanto amore che mi sentii Regina e Madre d’amore. Io mi sentivo rapita nel
vedere che, in ogni pena, lacrima e moto del mio dolce Gesù, egli cercava e chiamava
la sua Mamma, come caro rifugio degli atti suoi e della sua vita. Chi può
dirti, figlia mia, ciò che passò tra me ed il celeste bambino in questi
quaranta giorni? Nei suoi atti, nelle sue lacrime, nelle sue pene, nel suo
amore, eravamo trasfusi insieme, e ciò che faceva lui facevo io.
Essendo passati quaranta giorni,
il caro bambino, più che mai affogato nel suo amore, volle ubbidire alla legge
e presentarsi al tempio, per offrirsi per la salvezza di tutti. Era la Divina
Volontà che ci chiamava al grande sacrificio, e noi pronti ubbidimmo. Figlia
mia, questo Fiat Divino, quando trova
nella creatura la prontezza di fare ciò che lui vuole, mette a disposizione della
creatura la sua forza divina, la sua santità, la sua potenza creatrice, per
moltiplicare quell’atto, quel sacrificio, per tutti; mette in quel sacrificio
la monetina di valore infinito, che può pagare e soddisfare tutti. Era la prima
volta che la tua Mamma e San Giuseppe uscivano insieme con il pargoletto Gesù;
tutta la creazione riconobbe il suo Creatore, si sentì onorata di averlo
presente e, atteggiandosi a festa, ci accompagnò lungo la via. Giunti al tempio
ci prostrammo ed adorammo la Maestà Suprema; poi deponemmo il bambino nelle
braccia del sacerdote Simeone, il quale lo offrì all’eterno Padre per la
salvezza di tutti; il sacerdote, mentre l’offriva, ispirato da Dio, riconobbe
il Verbo Divino e, esultando d’immensa gioia, adorò e ringraziò il caro bambino;
dopo l’offerta si atteggiò a profeta e predisse tutti i miei dolori. Oh! Come
il Fiat supremo, dolorosamente, fece
sentire al mio materno cuore, con suono vibrante, la ferale tragedia di tutte
le pene che avrebbe sofferto il mio Figlio Divino; ogni parola fu una spada
tagliente che mi trafisse. Ma quel che più mi trafisse il cuore fu il sentire
che questo celeste infante sarebbe stato non solo la salvezza, ma anche la
rovina di molti ed il bersaglio delle contraddizioni. Che pena, che dolore! Se
il Voler Divino non mi avesse sostenuta, sarei morta all’istante di puro
dolore; invece mi diede vita, per cominciare a formare in me il regno dei
dolori nel regno della sua stessa Divine Volontà.
Così, oltre al diritto di Madre
che avevo su tutti, acquistai anche il diritto di Madre e Regina di tutti i
dolori. Oh, si! Con i miei dolori acquistai la monetina per pagare i debiti dei
figli miei ed anche dei figli ingrati. Figlia mia, tu devi sapere che, per la
luce della Divina Volontà che in me regnava, già conoscevo tutti i dolori che
mi sarebbero toccati, che erano più di quelli che mi disse il santo profeta;
posso dire che il sacerdote mi profetizzò i dolori che sarebbero venuti a me da
parte esterna; dei dolori interni, che più mi avrebbero trafitta, delle pene
interne tra me e mio Figlio, non fece parola; nonostante ciò, in quel momento
sì solenne dell’offerta di mio Figlio, sentendomeli ripetere, mi sentii
talmente trafitta, che mi sanguinò il cuore e si aprirono nuove vene di dolori
e squarci profondi nell’anima mia.
Ascolta la Mamma tua; nelle tue
pene, negli incontri dolorosi che anche a te non mancano, quando conosci che il
Volere Divino vuole qualche sacrificio da te, sii pronta, non ti abbattere,
anzi ripeti subito il caro e dolce Fiat:
“Quello che vuoi tu, voglio io”. Con amore eroico, fa che il Volere Divino
prenda il suo regio posto nelle tue pene, affinché le converta in monetina
d’infinito valore, con la quale potrai pagare i tuoi debiti ed anche quelli
dei tuoi fratelli, per riscattarli dalla schiavitù dell’umana volontà e per
farli entrare come figli liberi nel regno del Fiat Divino.
Tu devi sapere che il Volere
Divino gradisce tanto il sacrificio della creatura voluto da lui, che le cede i
Suoi diritti divini e la costituisce regina del sacrificio e del bene che
sorgeranno in mezzo alle creature.
L’anima
Mamma Santa, nel tuo cuore trafitto
metti tutte le mie pene, che tu sai quanto mi affliggono. Deh! Fammi da Mamma e
versa nel mio cuore il balsamo dei tuoi dolori, affinché abbia la tua stessa
sorte di servirmi delle mie pene, per corteggiare Gesù e per tenerlo difeso e
riparato da tutte le offese e, come mezzo sicuro, per conquistare il regno
della Divina Volontà e farlo venire a regnare sulla terra.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai nelle mie braccia,
affinché ti offra, insieme con mio Figlio, al celeste Padre, per ottenere il regno
della Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa, versa il tuo dolore nell’anima mia e
converti tutte le mie pene in Volontà di Dio.
INDICE
[1]
gli uomini
[2]
Divino Volere
[3]
per la
[4]
gli uomini
[5]
il mio cuore
[6]
scossero
[7]
per l’ingratitudine
[8]
sacrificare Gesù
[9]
beneficato
[10]
aspettando Gesù
[11]
Tali meditazioni furono scritte da Luisa e, pur non facendo parte delle trentuno
meditazioni, furono pubblicate a suo tempo nel libro “La Regina del Cielo nel
Regno della Divina Volontà”.
[12]
Dio
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